È un intervistatore straordinario

È un intervistatore straordinario. Uno dei migliori giornalisti italiani. Ho amato tutti i suoi libri, a cominciare da Cuor di veneto, che rende giustizia alla regione più maltrattata e sottovalutata d’Italia; ma i migliori sono quelli in cui dà la parola a chi non l’ha mai avuta.

ALDO CAZZULLO giornalista e scrittore (recensione di Giganti su Sette)

 

Un giornalista che mi piace. Molto

Mi sono trovato ad ascoltare Stefano Lorenzetto nella riedizione notturna di Mix 24, intervistato da Giovanni Minoli. Mi è piaciuto immensamente quello che ha detto, come lo ha detto, in totale controtendenza con ciò che siamo costretti a sentire quotidianamente. I giornalisti non mi piacciono, o, meglio, in genere mi piacciono poco. Lorenzetto è un giornalista (non lo sto offendendo) che mi piace. Molto. Quindi grazie, sto andandomene a letto meno rassegnato al peggio.

PUPI AVATI regista

 

Non fatevi intervistare da Lorenzetto

Non fatevi intervistare da Lorenzetto: scopre tutti i vostri peccati.
Essere giganti è un vizio, in un Paese di pigmei.

GIAMPAOLO PANSA giornalista e scrittore, già vicedirettore della Repubblica e dell’Espresso (parlando del libro Giganti)

 

Quelle sono interviste vere

Il libro di Lorenzetto ha secondo me un grande pregio e spero che questo premio, e il fatto che da questo premio quel libro sia ancora di più valorizzato, dia un contributo importante alla storia dell’intervista. Perché quelle sono interviste. Quelle sono interviste vere. Perché sono ritratti, non sono contro ma sono per cercare di far capire. Credo che possano dare molto al giornalismo italiano: lo dico da fruitore. Oggi apriamo i giornali, ormai sono pieni di interviste su qualunque argomento. Purtroppo c’è questo maledetto telefonino che ha cambiato tutte le cose, per cui oggi grazie al telefonino si pesca chiunque dovunque, bastano tre minuti e tre minuti valgono un’intera paginata di giornale, quindi è molto più facile, si fa tutto più rapidamente. Ma cosa si può dire in tre minuti di intelligente, a un telefonino, stando chissà dove?

ENRICO LETTA già presidente del Consiglio (intervenendo da ministro dell’Industria alla cerimonia di consegna del premio Estense per il libro Dimenticati, Teatro Comunale di Ferrara, 23 settembre 2000)

 

Un grande intervistatore

Qui ho ritrovato degli amici, dei colleghi, delle persone che hanno titolo per ricevere questo premio. Penso alle interviste di Lorenzetto. Lorenzetto è stato veramente un grande intervistatore. E lo dico con una particolare persuasione perché a mia volta ho fatto la scelta dell’intervista come genere di comunicazione che pensavo si adattasse in modo particolare non so se alle mie qualità ma certamente ai miei desideri di comunicare con gli altri in un certo modo. Cioè io non mi sono mai lusingato di fare degli scoop, come del resto è capitato a Lorenzetto, che vi ha spiegato come sia andato in cerca del poco che diventa così esemplare, importante, sintomatico. È quasi da prendere come esempio, nella vita di un Paese che ha un po’ dimenticato, non sempre per sua colpa, quella dimensione della vita che si chiama normalità. Aragon, un grande poeta francese, diceva che solo il normale è poetico. (...) Ebbene Lorenzetto è andato a cercare l’umanità della gente. (...) L’intervistato come cittadino qualunque, un po’ segreto, un po’ sconosciuto, quasi in una sorta di irrilevanza sociale che però nella pagina di Lorenzetto diventava subito qualche cosa da dovere quasi invidiare. Per quel tanto di consapevolezza che lo metteva al riparo da un sentimento che sta invadendo il nostro Paese e che io vedo come la più insidiosa delle cose che possono capitare a un Paese in pericolo, com’è stato il nostro e in qualche misura continua a essere, ed è la tentazione del disincanto, della rassegnazione e persino della resa.

SERGIO ZAVOLI (alla cerimonia di consegna della prima edizione del premio di giornalismo “La solidarietà e le grandi firme”, organizzato dal Lions club international Multidistretto 108 Italy, Riccione, 5 maggio 2012)

 

Credo che siano grandi ritratti

La più grande intervista degli ultimi cinquant’anni è quella che André Malraux fece a De Gaulle negli ultimi mesi prima della morte di De Gaulle. È uno splendido libro, una magnifica intervista. E quando la presentò al pubblico, Malraux, che non era modesto, disse: «Questa non è una fotografia, è un ritratto del Greco». Ora Malraux forse esagerava un po’, ma è vero: era un grande ritratto. E credo che quelli che Lorenzetto ha fatto siano dei grandi ritratti. Dei ritratti costruiti con la collaborazione del ritrattato, ma ritratti d’autore.

SERGIO ROMANO (alla cerimonia di consegna del premio Estense per il libro Dimenticati, Teatro Comunale di Ferrara, 23 settembre 2000)

 

È della categoria di giornalisti che più rispetto

Stefano Lorenzetto appartiene alla categoria dei giornalisti che più rispetto: quelli che con dabbenaggine vengono definiti «tuttologi», ma hanno l’umiltà di salire, a richiesta, sul Concorde o sull’autobus, perché conta quello che accade e come tu lo sai riferire. Al servizio della gente, alla quale appartieni e per la quale stai lavorando. Lorenzetto si fa leggere, come ha scritto un critico, ed evita quello che, secondo un maestro del mestiere, Giulio De Benedetti, è il più grande difetto della nostra categoria: annoiare.

ENZO BIAGI (prefazione a Dimenticati)

 

Avrei portato queste pagine a Montanelli

Consiglio le pagine di Lorenzetto ai pessimisti, agli sfiduciati, agli italiani che dubitano del loro Paese (mi metto nel numero, e metto nel numero anche Indro Montanelli, cui avrei portato di corsa queste pagine, se la sorte ce l’avesse lasciato ancora per qualche tempo).

MARIO CERVI (prefazione a Italiani per bene)

 

Offre divertimento, informazioni, sorprese

Ogni lettera di questo itinerario, apparentemente svagato e in verità molto oculato, offre divertimento, informazioni, sorprese.

MARIO CERVI (recensione di Dizionario del buon senso)

 

Come il filosofo conservatore inglese Scruton

Stefano è degno di molti premi superiori, per come guarda la morte dalla parte della vita e la vita dalla parte della morte, ma tra quelli inferiori merita il premio ironico di cui vagheggiamo noi del Foglio nelle riunioni di redazione: “non è giornalismo”, un riconoscimento ricco, danaroso, protettivo e ferocemente spirituale per tutti coloro che tradiscono le regole ottuse della professione che più di ogni altra nasconde oggi la realtà, e si fanno santissimi adulteri di un noioso e barbaro matrimonio con l’ego collettivo a mezzo stampa, scoprendola, la realtà, e scoprendosi in simpatia con la verità. (...) Ha, come il filosofo conservatore inglese Roger Scruton, una capacità di pensare la vita alla luce di quanto la precede, nell’intuizione che soltanto così qualcosa la seguirà, e la memoria di una società umana attraverso le generazioni è la forma più laica di resurrezione che io conosca.

GIULIANO FERRARA (prefazione a Vita morte miracoli)

 

Il “numero uno” nel suo genere in Italia

Ricordo la precisione, la meticolosità e la cura che Stefano Lorenzetto mette nello scrivere le sue interviste. Inferiore solo alla precisione, alla meticolosità e alla cura con cui le prepara. È facile, a quel punto, essere il “numero uno” nel suo genere in Italia.

PIETRO CALABRESE già direttore del Messaggero, di Capital, della Gazzetta dello Sport e di Panorama

 

Ho un debito di riconoscenza nei suoi confronti

Sono un suo fedele lettore da anni lontani, quando ancora vivevo a Venezia e mi occupavo della Biennale. Credo di aver letto, non dico tutte, ma certamente moltissime sue interviste e ho, dunque, un debito di riconoscenza nei suoi confronti per la qualità della scrittura, degli approfondimenti sui fatti e della scelta dei suoi interlocutori.

CARLO RIPA DI MEANA già parlamentare europeo, commissario europeo e ministro dell’Ambiente

 

Le interviste più belle

Le interviste più belle? «Quelle di Stefano Lorenzetto».

GIOVANNI MINOLI già direttore di Rai Educational e Rai Storia (intervistato da Romana Liuzzo su Panorama, 19 agosto 2010)

 

Confina a Nord con Soldati e a Sud con Sciascia

Da collega a collega: il sentimento più forte che provo per Stefano Lorenzetto è l’invidia. Una invidia rotonda, profonda, etica ed estetica. Rotonda e profonda perché tutto quello che fa lui, che lui scrive e indaga e cerca e trova, vorrei come i bambini averlo cercato e scritto io. Etica, perché Lorenzetto è di quelli che ti fanno sentire in colpa: è un pittore ritrattista psicologo esperto svagato e preciso, che produce arte sotto forma di giornalismo, il quale giornalismo arte non è. (...) Il suo è un giornalismo da bottega rinascimentale, un giornalismo che va per cascine, che scende dirupi e che scrive stretto, perfetto, molato. (...) Siamo abituati a leggere certi racconti dell’America profonda, la trilogia di Philip Roth che modula i suoi «tipi americani», ma i ritratti di quel che è vivo e antico e permanente di una nazione attraverso le storie di uomini non illustri, sono un’altra cosa e sono esattamente quel che fa di Stefano Lorenzetto il tipo italiano di scrittore che confina a Nord con Soldati e a Sud con Sciascia, ma sempre da giornalista, da esperto del giornale, con questa fantastica arroganza di aver preteso, ottenuto, coltivato, disegnato, decorato, una pagina, anzi una paginata, uno spazio spropositato e però perfettamente a misura.

PAOLO GUZZANTI (recensione di Tipi Italiani sul Giornale)

 

Bravo, bravo, bravo

Ha fatto un articolo bellissimo. Bello come piace a me: veloce, intelligente, allegro. Bravo, bravo, bravo.

DINO RISI regista (dopo essere stato intervistato da Lorenzetto su Panorama nel 2006, alla vigilia del 90° compleanno)

 

Sposta lo sguardo di chi legge

I suoi racconti mi incantano. «Toute vue de choses qui n’est pas étrange est fausse», scriveva Valéry e lei sposta lo sguardo di chi legge. Grazie!

MONICA GUERRITORE attrice

 

Ho letto questa intervista e...

Vorrei condividere con voi questa riflessione. Un amico mi ha suggerito di leggere questa intervista (il link è qui sotto): io l’ho fatto e vi racconto quello che ho provato. A volte ti senti piccolo di fronte a persone che sono in grado di migliorare il mondo, migliorando la vita di una persona, e poi di un’altra, e un’altra ancora...

ALESSANDRO DEL PIERO calciatore (post su Facebook dopo aver letto questa intervista)

 

Una serietà che mi ricorda Guareschi

C’è in Lorenzetto una curiosità di approfondire, di controllare, di parlare solo su dati e fatti precisi che dovrebbe essere di ogni gazzettiere e che gli dà una serietà che manca ai tanti colleghi che si misurano con quel nulla che è, troppo spesso, la “critica di costume”. (...) Forse, l’impressione è solo personale: ma mi è sembrato di auscultare qualcosa che ho amato, in certi accenti dove lo stilettare di Lorenzetto non riesce a nascondere la bonarietà di fondo, in certo suo gusto di un umorismo salace e al contempo comprensivo, non maligno. Quel “qualcosa” è il ricordo di letture che furono tra quelle che segnarono la mia adolescenza: sono lo Zibaldino, innanzitutto; e, poi, Il destino si chiama Clotilde, La scoperta di Milano. Oltre, naturalmente, alla saga di Mondo piccolo. Ma sì, Giovannino Guareschi, quel grande parmigiano che so essere caro anche a questo veronese, pronto egli pure a fuggire da Milano per guardare il mondo dal nido caldo del suo paese. Guareschiane mi sembrano anche certe idiosincrasie curiose, certi rifiuti umorali, come l’avversione per gli anelli in dita maschili o per determinati tic ed espressioni linguistiche.

VITTORIO MESSORI (prefazione a Dizionario del buon senso)

 

Ha una dote rara: usa le parole con discrezione

Stefano Lorenzetto ha una dote rara nella sua scrittura: usa le parole con discrezione. (...) È uno di quei rari giornalisti che vanno a cercare e raccontano storie positive. Danza con la sua penna intorno alla morte. Dice di frequentare abitualmente i cimiteri, entra negli ospedali, nei ricoveri per vecchi abbandonati e negli obitori, ma riesce a parlare di vita.

GIORGIO DE RIENZO (recensione di Vita morte miracoli sul Corriere della Sera)

 

Grande pezzo, grande compagnia

In volo da Atene a Roma (questo per dire come mi è capitato fra le mani Il Giornale) ho letto l’intervista di Stefano Lorenzetto. Grande pezzo, grande compagnia; erano secoli che non leggevo un’intervista così narrativamente ben strutturata e ben scritta, così avvincente e coraggiosa innanzitutto nella forma (la sostanza è di tale presa che chiunque, oggi, l’avrebbe fatta franca con qualsiasi sciattezza o fretta stilistica). E ottima impaginazione, neppure un refuso, punteggiatura accurata (il problema della citazione all’interno del racconto in prima persona: non ne tiene più conto nessuno di questi caotici scribacchini dell’Ordine): un vero regalo di accuratezza storica, di passione piegata alla disciplina del rispetto verso il lettore, una lingua viva.

ALDO BUSI scrittore

 

Un formidabile inchiestista attorno all’uomo

Stefano Lorenzetto è un formidabile inchiestista attorno all’uomo. Prende un tizio qualunque, che prima di questa intervista non aveva mai fatto parlare di sé, e su questo Carneade scrive una pagina intera che si legge di un fiato.

PIERLUIGI MAGNASCHI già direttore dell’Ansa

 

È nella Nazionale dei giornalisti

Panorama: «Lei legge tutti, da un angolo neutro, super partes. Provi a comporre una Nazionale di giornalisti».
Paolo Mieli, Paolo Panerai, Ferruccio De Bortoli, Vittorio Zucconi, Vera Montanari, Aldo Forbice, Enrico Mentana, Bruno Vespa, Maria Luisa Agnese, Stefano Lorenzetto, Giovanni Valentini. In panchina Claudio Mori, Patrizia Caglioni, Fabiana Giacomotti, Mattia Feltri.

PIERLUIGI MAGNASCHI già direttore dell’Ansa (intervistato da Panorama, 16 maggio 2001)

 

Il vero bene esiste e ci conquista

Tutti noi, che lavoriamo nei giornali, ci siamo sentiti dire (e forse abbiamo anche detto) che il bene non fa notizia... Poi arriva uno come Lorenzetto, arrivano le sue interviste e ci accorgiamo che il bene, il vero bene, esiste e ci conquista. Ma bisogna cercare come fa lui, seguire lo spiraglio d’un chiarore nel buio o nel grigiore che ci stanno intorno.

GIULIO NASCIMBENI (recensione di Italiani per bene sul Corriere della Sera)

 

Uno scrupolo maniacale

Qualche parola su Lorenzetto. Chiunque legga queste pagine e abbia di mira scrivere, proverà invidia. Che bravo. Se uno vuole imparare l’arte dell’intervista e poi metterla su un foglio, passi da queste pagine. C’è dietro uno scrupolo maniacale, una documentazione strabiliante.

RENATO FARINA (recensione di Italiani per bene su Libero)

 

Allarga il cuore per la bellezza della prosa

Questo libro di Stefano Lorenzetto, intitolato Dizionario del buon senso, è un testo scientifico. Allarga il cuore per la bellezza della prosa e l’acutezza della testa che ha scritto queste 245 pagine. Ma fa spavento perché annuncia la fine della più preziosa e insieme svilita delle qualità umane: il buon senso.
RENATO FARINA (recensione di Dizionario del buon senso su Libero)

 

Sopra tutti, e sempre, Lorenzetto

I migliori intervistatori? «Sopra tutti, e sempre, Stefano Lorenzetto: è più bravo di me, anche se lui dice il contrario».

CLAUDIO SABELLI FIORETTI giornalista e scrittore (intervistato da Roberto Gobbi su Sette, agosto 2017)

 

Un intervistatore principe

Stefano Lorenzetto è un bravissimo giornalista, un intervistatore principe.

CLAUDIO SABELLI FIORETTI giornalista e scrittore (a Prima pagina, Radio 3)

 

Il più bravo intervistatore d’Italia

Moltissimi personaggi hanno fatto la fila per farsi intervistare da lei. C’è qualcuno dal quale le piacerebbe essere intervistato? «Il più bravo intervistatore d’Italia secondo me è Stefano Lorenzetto, del Giornale. Da lui sarebbe bello farsi intervistare».

CLAUDIO SABELLI FIORETTI giornalista e scrittore (intervistato da Alessandra Del Re per Libero.it, gennaio 2007)

 

Il mio intervistatore preferito è Lorenzetto

Ma chi sono i più bravi intervistatori in Italia? «Il mio preferito è Stefano Lorenzetto de Il Giornale. È più bravo di me, perché io intervisto personaggi conosciuti, lui scopre i più curiosi che ci sono in giro per il Paese».

CLAUDIO SABELLI FIORETTI giornalista e scrittore (intervistato da Samuele Amadori per Quattrocolonne, webmagazine della Scuola di giornalismo di Perugia)

 

Tira fuori quello che non diresti al confessore

Un’intervista sta tutta nelle domande: se chi le fa è bravo, allora esce il capolavoro. Ma per essere bravi a far domande bisogna avere doti naturali, e queste non si imparano. Bisogna essere acuti e arguti, pronti di cervello e preparati, impavidi e un po’ cattivelli, cosa che non guasta. Dovrebbe essere ovvio che, se si vuole intervistare un personaggio, prima si debba raccogliere quante più informazioni possibile sul suo conto. Ma non vi enumero le volte che, intervistato al telefono, ho dovuto io spiegare tutto all’intervistatore, il quale, comandato dal suo direttore di intervistarmi su un certo argomento, aveva semplicemente alzato il ricevitore senza neanche preoccuparsi di sapere chi diavolo io fossi. Ebbene, Lorenzetto è il contrario di tutto ciò: quando ti intervista, attenzione perché è capace di tirarti fuori anche quello che non diresti al tuo confessore.

RINO CAMMILLERI scrittore

 

Un implacabile caporedattore-tagliatore

Ho imparato tutto grazie a un implacabile caporedattore-tagliatore, Stefano Lorenzetto.

PIERA DETASSIS direttore di Ciak e critico cinematografico di Panorama

 

Chissà come fa a trovare certi tipi

«Leggo sempre il suo giornale. Anche quello Stefano Lorenzetto, chissà come fa a trovare certi tipi».

WILLER BORDON già ministro e presidente dei senatori della Margherita (intervistato da Giancarlo Perna per Il Giornale, 24 novembre 2003)

 

Una straordinaria sequenza di vite

Il talent scout è un giornalista e scrittore, Stefano Lorenzetto, che da anni va scovando quelli che lui chiama i “tipi italiani”. Fraizzoli è il 218° dei personaggi da lui trovati e ritratti in altrettante interviste, che compongono ormai una straordinaria sequenza di vite, una più sorprendente dell’altra.

SANDRO MAGISTER vaticanista de L’Espresso

 

Un giornalista di coraggio e di talento

Un giornalista di coraggio e di talento.

ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI scrittrice

 

Lo stimo enormemente

Ringrazio Stefano e per l’ennesima volta dichiaro che lo stimo enormemente. Trent’anni fa, quando era un giovanotto, Stefano mi scrisse una lettera: sulla base del contenuto e dello stile della missiva, gli proposi, senza conoscerlo, di assumerlo. Lui rifiutò, non voleva lasciare il suo adorato Veneto. Avevo intuito, tra le righe, un formidabile talento, che Lorenzetto a poco a poco è riuscito ad affermare, diventando uno dei pochi, indiscutibilmente autorevoli giornalisti italiani (si contano sulle dita di una mano). Lorenzetto, incredibilmente, mi è rimasto sempre grato per il mio spontaneo apprezzamento di tanti lustri fa. A me è rimasto il rimpianto di non averlo avuto nelle mie redazioni, quando di mestiere facevo il direttore.

CESARE LANZA editorialista di Libero, già autore di Domenica in

 

Pieno di curiosità, anche scomode

Gran merito di Lorenzetto è non solo quello di scovare personaggi spesso inverosimili e incredibili - inventori e innovatori, o protagonisti di scelte di vita che anticonformista è dir poco - o rintracciati chissà come e dove (il cameriere di Hitler, la bambinaia di Fermi...), ma anche, e soprattutto, di tirarne fuori avvicenti ritratti. Con uno stile di intervistatore che apprezzo molto: pieno di curiosità, anche scomode, con insistenza inesauribile per particolari e retroscena, ma educato e rispettoso, comunque, degli interlocutori. Mai volgare, mai scontato, mai aggressivo.

CESARE LANZA editorialista di Libero, già autore di Domenica in

 

Una formidabile lezione di giornalismo

Ho invidiato e, nello stesso tempo, ammirato Stefano Lorenzetto che in una pagina sul Giornale ha fornito una formidabile lezione di giornalismo, quello che io continuo a definire “giornalismo di una volta”, quando quotidiani e settimanali erano una cosa seria, e non ridotti a contenitori di Cd, Dvd, libri e varie altre orrende merci. Bravo, bravo, bravo.

MARCELLO BARAGHINI editore di Stampalternativa

 

Se non lo conoscessi, direi che inventa

Le sue non sono interviste ma racconti di vita straordinari. Se non lo conoscessi, direi che i personaggi li inventa lui!

JADER JACOBELLI  già coordinatore della Consulta qualità della Rai

 

Avrà dei negri? Userà delle droghe?

Stefano Lorenzetto è un veneto operoso. Scrive sul Giornale, su Panorama, su Anna, su Monsieur, su Roger (rivista della Lauda Air), ogni tanto su Gente e su Ulisse. «Ho appena rifiutato per mancanza di tempo una lusinghiera offerta di collaborazione di Carlo Verdelli che voleva affidarmi qualche intervista di copertina per Vanity Fair». Sul Giornale ha due rubriche, entrambe settimanali, per un totale di una pagina e una colonna. La rubrica da una pagina è arrivata alla puntata 293. «Quando gli chiedevano come facesse a comporre tanti Lieder, Franz Schubert, allievo di Antonio Salieri mio conterraneo, rispondeva: “Appena ne ho finito uno ne comincio un altro”». Secondo me Lorenzetto scrive non meno di 200.000 battute al mese, secondo lui sono soltanto 140-150.000, ma dice così per non umiliarmi. Abita fuori Verona, all’inizio della Valpantena. «Non potrei mai essere felice a Milano, dove ho vissuto per tre anni, né altrove. Diffido degli uomini privi di radici. I veneti le hanno ancora, molto forti. Io le ho». Seguo da tempo i suoi movimenti, analizzo i suoi articoli, interpello i suoi amici. Avrà dei negri? Userà delle droghe? E se sì, quali? Gli amici giurano che no, che scrive tutto da solo e senza additivi.

CAMILLO LANGONE (Il Foglio, 17 luglio 2004)

 

Se bevesse, diventerebbe il nuovo Saviane

Stefano Lorenzetto ha un problema. Forse non è elegante rivelarlo ma credo che nascondere la testa sotto la sabbia, come fanno gli struzzi, serva soltanto a incancrenire le situazioni. Insomma lo dico: purtroppo Lorenzetto ha il problema del non bere. Lui magari negherà, come le anoressiche negano di non mangiare. Ma secondo me, mi dispiace dirlo di una persona che stimo moltissimo, non beve, o almeno non beve seriamente. (...) Io mi domando che cosa potrebbe diventare Lorenzetto se riuscisse a uscire dal tunnel della sobrietà ed è una domanda retorica perché la risposta ce l’ho qui pronta: diventerebbe il nuovo Sergio Saviane.

CAMILLO LANGONE (Il Foglio, 24 settembre 2004)

 

Ho sempre invidiato chi lavora con Stefano

Io ho sempre invidiato chi lavora con Stefano perché non solo ha a disposizione uno straordinario professionista ma anche un uomo di cultura e una personalità che sviluppa, meglio di molti altri, meglio di quanto abbia fatto io, uno straordinario senso critico, anche contro corrente. Ha la capacità di risalire la corrente in un Paese dove tutti vanno in soccorso al vincitore, tanto per citare una frase dell’ottimo Flaiano.

FERRUCCIO DE BORTOLI direttore del Corriere della Sera (28 ottobre 2005)

 

Grazie a lui, ho ripreso a esporre

Dal 1990 ho continuato a disegnare e dipingere senza esporre, fino a quando il giornalista Stefano Lorenzetto mi ha proposto una nuova uscita come pittore. Grazie al suo incoraggiamento, ho ripreso a esporre.

DARIO BALLANTINI inviato-imitatore di Striscia la notizia

 

Non è governabile, deve andare per conto suo

Lorenzetto non è governabile, deve andare per conto suo. Lorenzetto è una testata. Sai già che pagina farà, è una garanzia. Prendere o lasciare.

GIORGIO DELL’ARTI giornalista e scrittore, fondatore del Venerdì di Repubblica, curatore del Foglio dei Fogli e autore del Catalogo dei viventi (Marsilio)

 

Sembra un giornalista americano

Non ci conosciamo, ma io lo leggo sempre con gusto e qualche stupore per la sua vena di ricercatore della realtà. Sembra un giornalista americano.

MARIA GIOVANNA MAGLIE editorialista del Foglio e di Libero, già corrispondente da New York del Tg2

 

Diventerò una sua assidua lettrice

D’ora in poi diventerò una sua assidua lettrice, perché è troppo bravo. Anche ieri sera ho spento la luce col suo libro. Ho deciso che regalerò il suo libro a un sacco di gente.

MARINA ORLANDI BIAGI vedova del professor Marco Biagi, assassinato dalle Nuove Br

 

Un vero maestro dell’intervista

Daria Bignardi: «Vittorio, non ti viene mai voglia d’intervistare anche persone comuni?».
Magari. Non è facilissimo... Il genio di queste interviste scritte è Stefano Lorenzetto, che non so se conosci. Scrive sul Giornale. Fa “Tipi italiani”, è un vero maestro dell’intervista. Ne ha scritte più di 400, e lui va a capare queste persone incredibili in giro per l’Italia.

VITTORIO ZINCONE giornalista di Sette (intervistato da Daria Bignardi a Le invasioni barbariche su La7, 12 dicembre 2008)


 

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