Cominciata il 20 marzo 2020, questa rubrica
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ALDO GRASSO «Che terrore le pulci
di Stefano Lorenzetto!» (Corriere della Sera)
«Io, tutti quelli che amo, li rimprovero
e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti»
Apocalisse (3, 19)
Francesco Merlo risuscita Aldo Moro
«Il 19 maggio 1978, in pieno sequestro Moro, imbavagliati in tv per gli otto referendum, Pannella, Mellini, Bonino e Spadaccia erano i fantasmi mentre le Br erano gli spettri che dall’inferno mandavano le foto di Moro», rievoca Francesco Merlo nella rubrica La carezza sulla Repubblica. Il 19 maggio 1978 anche Aldo Moro era ormai un’ombra, purtroppo, essendo stato assassinato 10 giorni prima dalle Brigate rosse, che dunque non potevano più mandare ai giornali foto del prigioniero.
[19 maggio 2025]
L’inviata in Romania crede di essere in Bulgaria
Sotto il titolo «La Romania al voto, testa a testa tra Simion e l’“europeista” Dan», Alessandra Muglia, inviata del Corriere della Sera, alla settima riga ricorda che «mancano poche ore al voto più importante della storia post-comunista della Bulgaria». Che invece dell’aereo per Bucarest abbia preso quello per Sofia?
[17 maggio 2025]
Romagnoli deve aggiornarci sul pluralia maiestatis
Lo scrittore Gabriele Romagnoli sulla Repubblica racconta da par suo l’udienza concessa da Leone XIV al campione Jannik Sinner: «Il papa constata: “Hai vinto”. Il tennista replica con il pluralia maiestatis: “Ci siamo riusciti. Ora siamo in gioco”». «Pluralia»? Romagnoli è pregato di aggiornarci, perché per la locuzione sostantivata che designa il plurale maiestatico siamo ancora fermi (come peraltro Lo Zingarelli 2026, che è senz’altro più avanti di noi) al pluralis maiestatis e al suo plurale latino plurales maiestatis.
[15 maggio 2025]
Parón con l’accento sbagliato: povero Nascimbeni
Marzio Breda nelle pagine culturali del Corriere della Sera firma uno splendido ritratto del suo corregionale Giulio Nascimbeni (1923-2008), veronese che per quasi mezzo secolo lavorò nel quotidiano di via Solferino. Lo fa in occasione dell’uscita di un libro, scritto da Stefano Vicentini e pubblicato da Ianieri, dedicato al giornalista che guidò a lungo la terza pagina del Corriere. Ma il compianto elzevirista, titolare sul quotidiano milanese di una rubrica intitolata Esame di giornalismo, dall’aldilà tirerà le orecchie ai suoi ex colleghi, perché fin dal titolo («Con il paròn in via Solferino») l’appellativo viene ripetuto per ben 6 volte in modo sbagliato. Infatti si scrive «parón», con l’accento acuto, come faceva Luigi Meneghello, autore vicentino amico di Nascimbeni: «“Ehi, parón!”. “Ma che parón del casso! No son parón d’un casso!”» (Le Carte, Bur Rizzoli). Questa grafia è peraltro attestata fin dal 1892 in Archivio glottologico italiano (Loescher) di Graziadio Isaia Ascoli, considerato il fondatore della dialettologia italiana. (Breda ci ha raccontato la genesi del soprannome: «Adriana Mulassano, che con Giulia Borgese in quegli anni era l’unica donna assunta in via Solferino, un giorno cercò il giornalista veronese nella sua casa di Sanguinetto. Rispose al telefono l’anziana domestica: “El parón nol ghe. L’è andà a l’ostarìa”»).
[11 maggio 2025]
Belpietro e «l’energia di cui l’Italia disponga»
Incipit dell’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: «Claudio Descalzi è probabilmente il manager più competente in materia di energia di cui l’Italia disponga». Quindi significa che non è competente sull’energia di cui l’Italia non disponga? No? Allora bisognava scrivere: «Claudio Descalzi è probabilmente il manager più competente di cui l’Italia disponga in materia di energia».
[16 aprile 2025]
A Mascheroni scappa un errore di ortografia
A Luigi Mascheroni, autore (di solito molto accurato) che firma la rubrica Giù la maschera sulla prima pagina del Giornale, scappa un errore di ortografia in un corsivo in cui punzecchia Mirella Serri, autrice «di fortunati saggi», fra cui «un libro – figlio di molti articoli scritti all’epoca sulla Stampa per avvallare la chat “Bella ciao” di Massimo Giannini – destinato al successo». Un «Nota bene» sullo Zingarelli 2026 avverte che «il verbo avallare si scrive con una sola v in tutte le sue forme flesse», nel senso di garantire con avallo. Avvallare significa invece «abbassare verso terra; avvilire, umiliare; scendere a valle» o, nella forma intransitiva, «abbassarsi, affondarsi».
[7 maggio 2025]
Ma sono automobili o impianti stereo?
Pagine automotori del lunedì sui due principali quotidiani italiani. Titoli del Corriere della Sera: «Dacia, la marcia inarrestabile»; «Il Suv cinese di Stellantis Leapmotor C1O Reev»; «L’Hilux in Cappadocia». Titoli della Repubblica: «L’arma ibrida Dacia»; «Sull’inarrestabile Toyota Hilux»; «Leapmotor C1O Reev». Ma sono pagine o impianti stereo?
[31 marzo 2025]
Odifreddi su Gödel e Turing: la differenza dov’è?
In una paginata sulla Stampa dal titolo «Caro Papa ti scrivo», Piergiorgio Odifreddi, matematico ateo uscito dal seminario vescovile di Cuneo, cita «il logico Kurt Gödel, il cui lavoro matematico del 1931 fornì ad Alan Turing gli strumenti teorici per l’invenzione del computer nel 1936». Difficile stabilire se avere l’idea di una macchina equivalga a inventarla. Il fatto è che Turing immaginò che potesse esistere un computer, ma rimase sul piano teorico come Gödel, perché non costruì mai uno strumento fisico.
[18 maggio 2025]
Vian impiccato «per non tradire i suoi compagni»
Parlando della Resistenza a Torino, Luca Rolandi cita sul Corriere della Sera i nomi di cattolici che furono impegnati nella guerra di liberazione. Fra loro, «Ignazio Vian, partigiano, 27 anni veneto giunto in Piemonte a combattere per la libertà e la democrazia, impiccato in corso Vinzaglio per non tradire i suoi compagni». Tralasciando la virgola mancante dopo «anni», la frase è davvero paradossale: sembra che i nazisti abbiano impiccato l’eroico combattente per compiere un gesto di fedeltà verso i suoi compagni.
[19 aprile 2025]
Se non c’è il dubbio, il congiuntivo non va
Scrive Enrico Filotico sul Corriere del Mezzogiorno online: «Sono bastati pochi controlli ai funzionari dell’Ateneo di Bari per prendere atto che il documento che attestava la laurea in Economia e Managment prodotto da Carmela Fiorella, moglie del consigliere regionale del Pd Filippo Caracciolo, fosse falso». A parte la fantasiosa laurea in «Managment», che ci auguriamo per la reputazione dei falsari sia un refuso del giornalista, la frase riportata presenta un caso di abuso del congiuntivo. «Prendere atto che il documento (...) fosse falso» non si può sentire. Il prendere atto pretende l’indicativo, dato che toglie spazio a qualsiasi dubbio e dunque nega per sua natura il congiuntivo. La frase doveva pertanto concludersi così: «Prendere atto che il documento (...) era falso».
[18 aprile 2025]
L’ex giudice Caselli ruba il posto a Belpietro
In tema di conflitto permanente con le virgole, l’ex giudice Gian Carlo Caselli prende provvisoriamente il posto di Maurizio Belpietro, direttore della Verità, regalandoci il seguente incipit in un suo commento pubblicato sul Fatto Quotidiano: «Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera del 3 maggio (pagine milanesi), ha illustrato una novità varata dal governo Meloni-Nordio su delega del governo Draghi-Cartabia. Ancora una volta i nostri governanti invece di affrontare il problema dell’intollerabile e incivile durata dei processi, preferiscono pervicacemente occuparsi d’altro». Inutile dire che le virgole dopo «(pagine milanesi)» e «processi» separano i soggetti «Ferrarella» e «i nostri governanti» dai rispettivi predicati verbali.
[7 maggio 2025]
Moratti compie gli anni il 16 maggio ma è nato il 15
Didascalia dal Corriere della Sera: «Massimo Moratti, venerdì prossimo, 16 maggio, compirà 80 anni. È nato il 15 maggio 1945 a Bosco Chiesanuova, in Veneto». È nato troppo presto.
[14 maggio 2025]
Il topo è innocuo però diffonde un virus mortale
Il sito della Repubblica c’informa che l’autopsia eseguita sul cadavere di Gene Hackman ha accertato che l’attore non è stato ucciso dall’hantavirus, un pericoloso agente patogeno che viene descritto così: «L’hantavirus si diffonde attraverso l’urina, le feci e la saliva dei roditori infetti e negli Stati Uniti è trasmesso soprattutto dall’innocuo topo cervo». Pensa se fosse un topo nocivo.
[28 aprile 2025]
Recalcati cade sull’avverbio negativo olofrastico
Incipit dello psicoanalista e saggista Massimo Recalcati sulla prima pagina della Repubblica: «Non mi era mai capitato di ascoltare nei miei pazienti – cattolici e non – un interesse così acceso per il Conclave». Aridaje! L’avverbio negativo olofrastico – così chiamato perché, da solo, costituisce un’intera frase – è soltanto no. Altrimenti Elio Vittorini non avrebbe intitolato Uomini e no il suo romanzo.
[11 maggio 2025]
Belpietro e le concordanze sbagliate
Maurizio Belpietro, direttore di Panorama, commenta nel proprio editoriale: «Di fronte a queste sconvolgenti statistiche, la classe politica e anche la magistratura (le forze dell’ordine fanno del loro meglio, però se i giudici rimettono ogni volta in libertà i delinquenti fermati in flagranza di reato, né polizia né carabinieri possono farci molto) dovrebbe decidere misure di emergenza». Complimenti per la concordanza: il soggetto è composto da due elementi («la classe politica» e «la magistratura»), quindi il verbo andava coniugato al plurale: «dovrebbero», non «dovrebbe». Questa la conclusione di Belpietro: «Così pensano di vietare un partito, quasi come se basti un divieto per impedire alle persone di ragionare con la propria testa». Qui l’errore è nella concordanza temporale. Il verbo «basti» al congiuntivo presente non è coerente con il tempo principale della frase. La locuzione «quasi come se» richiedeva il congiuntivo imperfetto, perché introduce un’ipotesi o una situazione irreale o comunque presunta. La forma corretta era: «Quasi come se bastasse un divieto».
[14 maggio 2025]
Il «cit.» di Gaia Piccardi non significa nulla
Gaia Piccardi sul Corriere della Sera analizza il match tra i tennisti Jannik Sinner e Francisco Cerundolo: «Le volée di Cerundolo sono scolastiche, spesso sbagliate: chiamato a rete, rivelava le sue umili origini (cit.)». «Cit.» senza dire chi citi è una sciocchezza, anche perché è importante capire se citi il tuo collega Rino Tommasi, come nel caso specifico, oppure Teomondo Scrofalo. («Chiamato a toccare di fino, rivelava le sue umili origini», era un’espressione tipica del giornalista e telecronista di origini veronesi). «Cit.» e basta lo dicono gli adolescenti e dubitiamo che Gaia Piccardi lo sia.
[14 maggio 2025]
Sciandivasci sulla Stampa scambia gioco per giogo
Apprendiamo dal resoconto di una conversazione tenutasi al Salone del libro di Torino tra Anna Foa e Alessandro Barbero, apparso sulla Stampa e firmato da Simonetta Sciandivasci, che la guerra in Ucraina e a Gaza ha «inaugurato sguardi». Ohibò, non ci avevamo mai pensato. Sciandivasci fa anche dire a Barbero che il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra per «liberare i nostri connazionali che vivevano sotto il gioco austriaco, senza sapere davvero se quel gioco fosse opprimente». Non quello dell’oca, presumiamo, e comunque gioco al posto di giogo ripetuto due volte non può essere rubricato tra i refusi. Invece ad Anna Foa mette in bocca questa citazione da Totem e tabù di Sigmund Freud: «Non so cosa sia essere ebreo, so che lo sono e non ho attaccamento religioso o alla terra, magari qualcuno un giorno lo spigherà». Certo, ammesso che diventi un cereale, però.
[17 maggio 2025]
La Repubblica ignora le fonti su Celestino V
«Maschio, battezzato e celibe: i requisiti per diventare Papa. Non serve essere un cardinale», titola il sito della Repubblica. Nel pezzo sottostante, Andrea Gualtieri argomenta: «In estrema istanza, non serve nemmeno essere vescovo né sacerdote. La storia, soprattutto quella più antica, riporta diversi casi di pontefice che non avevano l’ordinazione presbiterale. Uno su tutti fu Pietro da Morrone, diventato poi Celestino V». Sfondone riportato anche nel sommario: «In passato è successo che il pontefice non fosse un sacerdote come nel caso di Pietro da Morrone». Quella mancata ordinazione presbiterale è una circostanza smentita dall’Enciclopedia Cattolica, che sul futuro Celestino V riporta: «Per una inclinazione, chiara in tutta la sua vita, alla solitudine, si ritirò sul monte Palleno e dopo tre anni, recatosi a Roma, fu ordinato sacerdote». Idem l’Enciclopedia Treccani: «Intorno al 1233-1234 andò finalmente a Roma, dove fu consacrato, anche se probabilmente non da Gregorio IX». Ovviamente allineato il sito di Vatican News: «A 24 anni diviene sacerdote, ma presto sceglie la vita eremitica sul Monte Morrone in Abruzzo». Si vede che la consultazione delle fonti non è di casa alla Repubblica.
[7 maggio 2025]
Alla Stampa hanno problemi con il congiuntivo
Titolo dalla Stampa: «“È evidente che ci siano stati errori ma valutare un recluso è complicato”». È anche evidente che non sanno usare il congiuntivo. Il verbo «è evidente» introduce una proposizione oggettiva. In italiano, quando la principale esprime certezza, evidenza o realtà, si usa di norma l’indicativo, non il congiuntivo: «È evidente che ci sono stati errori».
[13 maggio 2025]
Panorama, Cambi e «l’ultimo cretino»
L’articolo di apertura su Panorama, firmato da Carlo Cambi, che dovrebbe giustificare la copertina dal titolo «Il Papa del nuovo concilio», comincia così: «Durante una partita di “marafone”, è il tresette con la briscola, si gioca in Romagna, a un prestigiosissimo prelato fu chiesto un commento sul nascente Partito democratico. Rispose: “Volete sapere perché il comunismo è morto e noi siamo ancora in piedi da duemila anni? Entrambi facciamo nomine per cooptazione, ma i comunisti non hanno avuto la pazienza di trovare l’ultimo cretino e il giro s’è fermato”». Premesso che non ci si capisce niente, anche perché le righe seguenti di sicuro non diradano il mistero, e nella speranza che non si tratti di un modo per qualificare come «ultimo cretino» il neoletto Leone XIV, ci sentiamo in obbligo di rivolgere un consiglio a Cambi: la prossima volta cambi tono. Oppure cambi mestiere.
[14 maggio 2025]
Per Gramellini papa Leone XIV si è «schernito»
«Quando poi Sinner ha allungato una racchetta al Papa e gli ha proposto di tirare due colpi direttamente lì, sotto i lampadari del salone dei ricevimenti, Leone si è schernito con una battuta che tradiva il suo imbarazzo», annota Massimo Gramellini nella rubrica Il caffè, sulla prima pagina del Corriere della Sera, a proposito dell’udienza concessa da papa Prevost al campione di tennis altoatesino. A volte basta una sola lettera per stravolgere il senso di un’affermazione: schernire significa «deridere, dileggiare, con disprezzo insultante», ma non crediamo che l’understatement del nuovo Pontefice si sia spinto sino a tal punto. Più probabile che Leone XIV si sia «schermito», cioè abbia assunto «un atteggiamento che manifesta riservatezza, timidezza, ritrosia» (Lo Zingarelli 2025).
[15 maggio 2025]
La giornalista ucraina «senza organi e segni di torture»
Titolo dal sito della Repubblica: «Il corpo della giornalista ucraina Roshchyn restituito dai russi: “Senza organi e segni di torture”». Fortunata. (Le hanno tolto gli organi, ma non l’hanno torturata. Se invece è il contrario, bisognava scrivere: «Senza organi e con segni di torture»).
[29 aprile 2025]
Altri esempi di gracilità grammaticale in Belpietro
Dall’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: «Lasciamo perdere tutte le bugie che sia sull’invasione dell’Ucraina e che sul conflitto a Gaza sono stati diffusi». Due preclari esempi di gracilità grammaticale racchiusi in un’unica frase. 1) La congiunzione correlativa sia richiede d’essere ripetuta quando si vogliano elencare o accoppiare elementi paritari, mantenendo la coerenza sintattica. In questo caso bisognava scrivere: «Le bugie che sia sull’invasione dell’Ucraina sia sul conflitto a Gaza». 2) Il soggetto («le bugie», plurale femminile) non è raccordato nel genere con il verbo, che doveva essere «sono state diffuse», non «sono stati diffusi». Il gender dilaga.
[13 maggio 2025]
Il cardinale crede che il Papa sia «umoristico»
Virginia Piccolillo sul Corriere della Sera intervista il cardinale Giuseppe Versaldi, che afferma di aver sponsorizzato l’elezione di Leone XIV. Il porporato delinea la personalità del nuovo Papa: «Come dice bene l’espressione del suo volto è cordiale, umoristico, capace di ascolto, ma anche di discernimento. Una vera guida per la Chiesa». La definizione «umoristico» finisce anche in un sommario. Il cardinale Versaldi avrebbe fatto meglio a chiamarlo «spiritoso» oppure «arguto», stante la spiegazione che Lo Zingarelli 2025 offre di umoristico: «(Spregiativo) che non viene preso o non è da prendere sul serio: abbiamo conosciuto un personaggio umoristico».
[12 maggio 2025]
La Verità brevetta il «Blane de Blanes» frizzante
La Verità pubblica il menu della cena con i cardinali servita la sera dell’elezione di papa Leone XIV. Tra i vini figura un misterioso «Ferrari Maximum Blane de Blanes frizzante». Che uno spumante Trento Doc sia mosso, anziché fermo, ci pare lapalissiano. In ogni caso il vino in questione chiamasi Ferrari Maximum Blanc de Blancs.
[11 maggio 2025]
Non si può essere «molto vicini in recessione»
Dall’Ansa: «Gli Stati Uniti sono “molto vicini se non addirittura già in recessione”. Lo ha detto l’a.d. di BlackRock Larry Fink». Ignoriamo se il fondatore del colosso finanziario americano sappia parlare la nostra lingua, ma in italiano si può essere solo «molto vicini alla recessione» e non «molto vicini in recessione». Quindi, considerato che Ansa significa Agenzia nazionale stampa associata, per i mass media italiani il suo pensiero andava tradotto così: «Gli Stati Uniti sono molto vicini alla recessione, se addirittura non vi sono già entrati».
[11 aprile 2025]
In Verità il Corriere è privo dell’«il»
«Ci scusiamo dell’errore con i lettori e con gli interessati», si legge in una precisazione della Verità, in cui per due volte si fa riferimento a «Il Corriere della Sera». Devono scusarsi anche con il quotidiano di via Solferino, del quale hanno snaturato la testata, aggiungendoci l’articolo determinativo «Il» che fin dal 5 marzo 1876, giorno in cui apparve in edicola il primo numero, non c’è mai stato.
[17 aprile 2025]
«Fermo di iniziato di reato» su Libero
Da Libero: «È accusato di aver seguito una bambina di undici anni fuori dalla scuola e di aver poi abusato di lei. Per questo un uomo di 45 anni è stato fermato dai carabinieri di Mestre. Il fatto sarebbe accaduto giovedì pomeriggio mentre l’uomo, già con precedenti, è stato rintracciato nella notte tra giovedì e venerdì e sottoposto a fermo di iniziato di delitto». Deve trattarsi di un provvedimento giudiziario inedito. Il titolo è confacente al testo: «Arrestato pedofilo di 45 anni / L’accusa: abusi su un’11enne».
[13 aprile 2025]
Bersani si vanta per l’odiosa tassa sulle ricariche
Tommaso Labate intervista Pier Luigi Bersani sul Corriere della Sera. «Anche le liberalizzazioni del 2007 erano nate così, in assolo. Perché?», gli chiede. Bersani: «Non è questione di assolo ma di anticipo. Nessuno ne era a conoscenza. Nessuno tranne Prodi, che mi sostenne su tutta la linea. La portabilità dei mutui, il fatto che se sei vittima di un incidente stradale ti rimborsa la tua compagnia assicurativa, persino l’odiosa tassa sulle ricariche telefoniche: nasce tutto da quel provvedimento». La frase appare priva di senso. Immaginiamo che Bersani intendesse parlare dell’abolizione dell’odiosa tassa.
[29 aprile 2025]
Per Sky Tg24 hanno eletto papa Luigi XIV
Divertente lapsus linguae della conduttrice Veronica Voto, che su Sky Tg24, alle 23.16, dice: «Robert Francis Prevost ha scelto il nome di Luigi XIV». Viva il Papa re!
[8 maggio 2025]
Miracolo! I cardinali oggi incontreranno Francesco
Didascalia dal Corriere della Sera, dopo l’elezione di papa Leone XIV: «I cardinali in Vaticano, arrivati da tutto il mondo. In 133 hanno partecipato al Conclave, quasi tutti quelli che ne avevano diritto: qualcuno ha rinunciato per ragioni di salute. Sono rimasti fuori quelli che hanno già compiuto gli 80 anni, secondo le regole della Chiesa, ma anche loro oggi incontreranno Francesco». Miracolo!
[10 maggio 2025]
Sulla Repubblica un pontefice «elettro» tre volte
Post della Repubblica: «Chi è stato elettro tre volte? Chi erano il pirata o il Papa figlio di un pontefice? Curiosità e stranezze su duemila anni di papato». Essere eletto papa è sempre elettrizzante.
[9 maggio 2025]
Bisignani crea cardinale l’arcivescovo di Firenze
In uno dei suoi illuminanti retroscena su Vaticano e dintorni, pubblicati dal Tempo, Luigi Bisignani incappa in una svista, là dove afferma che papa Francesco «non ha mai nascosto il fastidio per la Curia romana e, più in generale, per la Chiesa italiana e, di fatto, ha smontato sia la rete di potere, sia quella di pensiero, di cultura, di governo» e aggiunge: «Ha trattato le grandi diocesi – Milano, Venezia, Palermo, Genova – come reliquie del clericalismo, lasciandole per anni senza cardinali. Solo Napoli, Firenze e Torino hanno ricevuto la porpora in extremis». In realtà, Firenze è tuttora priva della porpora, essendo Gherardo Gambelli, nominato nel 2024, soltanto arcivescovo metropolita e non cardinale.
[11 maggio 2025]
Il «lavoro dell’8 e 9 giugno» secondo Malaguti
Incipit dell’editoriale di prima pagina del direttore della Stampa, Andrea Malaguti: «Due cose che accadono a poche ore di distanza una dall’altra, ieri pomeriggio. La prima. Alessandria, piazza Marconi. Qualche centinaio di persone ad ascoltare il segretario della Cgil, Maurizio Landini, salito sul palco per spingere i referendum sul lavoro dell’8 e 9 giugno in dialogo con La Stampa». Sono alle viste referendum su un tipo di lavoro che si svolge solo l’8 e 9 giugno? No? Allora bisognava scrivere: «Per spingere i referendum dell’8 e 9 giugno sul lavoro».
[11 maggio 2025]
Sulla Sistina c’era un pullo, non un pulcino
Dalla pagina Facebook della Repubblica: «Pochi minuti prima della fumata bianca vicino al comignolo della Cappella Sistina era spuntato un pulcino di gabbiano. Insieme al piccolo pulcino altri 2 gabbiani più grandi quasi come si trattasse di una famiglia». Nozioni di ornitologia al volo: dicesi pulcino soltanto il nato della gallina da poco uscito dall’uovo. Quel piccolo gabbiano era invece un pullo («uccello nidiaceo che necessita delle cure parentali perché incapace di camminare o volare», Lo Zingarelli 2025).
[8 maggio 2025]
Cronaca con nomi variabili e sintassi barcollante
Andrea Galli sul Corriere della Sera si occupa della riapertura delle indagini sull’uccisione dei militanti di sinistra Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci detto Iaio, avvenuta a Milano nel 1978. Di uno dei tre sospettati scrive: «Claudio Bracci, altro noto neofascista come Mario “Marione” Corsi nella cui casa gli investigatori trovarono fotografie proprio dei 18enni assassinati e dei loro funerali, e che sempre in quei giorni partecipò a un raduno a Cremona poggiando come base qui in città». Tutto chiaro. Invece sul sito del Corriere la versione di Galli è la seguente: «Claudio Bracci, altro noto neofascista come Mario Bracci, nella cui casa gli investigatori trovarono fotografie dei due 19enni assassinati e dei successivi funerali, e che sempre in quei giorni partecipò a un raduno a Cremona poggiando come base logistica qui in città». Ancora più chiaro.
[7 maggio 2025]
Le due che danno lezioni di cultura al ministro Giuli
In un articolo sulla Repubblica, ci si mettono in due – Gabriella Cerami da Roma e Azzurra Giorgi da Firenze – a scorticare Alessandro Giuli, ministro della Cultura, rilevando come il loro collega giornalista, oggi al governo, «a Giovanni Gentile vorrebbe intitolargli una rotonda a Firenze». È comunque sempre la cultura a cascare male. (Il gli posposto al verbo è del tutto superfluo: il pronome sostituisce infatti un complemento di termine, ma «a Giovanni Gentile» è già un complemento di termine).
[11 maggio 2025]
Per La Verità «murales» è singolare
Didascalia dalla Verità: «Il murales di Nicolas Party». Ma nella foto si vede un unico dipinto. Invece murales è il plurale spagnolo di mural, quindi la parola non va usata in riferimento al singolare: o si scrive murale, in italiano, o mural, in spagnolo.
[12 aprile 2025]
Avvisate il Corriere: Nardella non è più sindaco
Nel resoconto dei personaggi istituzionali presenti ai funerali di papa Francesco, firmato da Marco Cremonesi sul Corriere della Sera, si legge: «C’è anche il sindaco di Firenze Dario Nardella». Ci sentiamo di escludere che fosse presente in tale veste: Nardella non è più sindaco del capoluogo toscano già dal giugno dello scorso anno, essendo stato eletto al Parlamento europeo nelle liste del Pd.
[27 aprile 2025]
Vian fa incontrare Leone Magno e Attila a Mantova
Riferendosi al nome Leone XIV scelto da papa Prevost, Giovanni Maria Vian, direttore emerito dell’Osservatore Romano, osserva su Domani: «Ma più potente è la suggestione suscitata da Leone Magno. Primo vescovo di Roma di cui si conservano le prediche in un meraviglioso latino e teologo acclamato anche dagli orientali al concilio di Calcedonia, nel 452 si incontra a Mantova con Attila, il re degli unni che aveva devastato l’Italia settentrionale. Leone convince il terribile sovrano a non calare verso Roma, e la città viene risparmiata». La collocazione geografica del fatto storico appare imprecisa. Sebbene il sito dell’incontro tra papa Leone Magno e Attila rimanga incerto, Mantova parrebbe esclusa. Le ipotesi più accreditate riguardano invece tre località lungo il corso del fiume Mincio: Salionze (Verona), 6 chilometri a sud di Peschiera del Garda; Governolo, frazione di Roncoferraro, e Ponteventuno, frazione di Curtatone, in provincia di Mantova.
[9 maggio 2025]
Quando l’accento cambia il significato
Corriere della Sera, notizia da Mosca: «Si è subito precisato che non ci sono stati ne morti ne feriti». Né più né meno.
[30 marzo 2025]
La Repubblica contro Repubblica.it per Tagle
Iacopo Scaramuzzi sulla Repubblica ragguaglia i lettori sui tentativi di delegittimare i papabili sgraditi: «È un classico di ogni Conclave. (...) Parolin non è il solo bersaglio: per Louis Antonio Tagle un sito della destra cattolica statunitense (di nuovo) ha tirato fuori un video di anni fa nel quale il filippino canta Imagine di John Lennon: è da vedere se queste operazioni non finiscano per avere l’effetto contrario, rendere cioè il personaggio simpatico, ma per i detrattori un porporato canterino mostra mancanza di ortodossia oltre che di serietà». Premesso che Tagle si chiama Luis, e non Louis come scrive Scaramuzzi, qual è il sito della destra cattolica statunitense citato dal vaticanista della Repubblica? Lui non lo dice, ma siamo in grado di rivelarlo qui: è Repubblica.it.
[3 maggio 2025]
Il Corriere e il «comigliolo» sulla Sistina
Titolo di un post del Corriere della Sera su Facebook: «Installato sui tetti della Sistina il comigliolo da cui uscirà la fumata delle votazioni del Conclave per l’elezione del nuovo Papa». È tutto nuovo: pontefice e anche comignolo.
[2 maggio 2025]
Il Giornale crede che Mps sia del Tesoro al 68%
Sul Giornale, Camilla Conti si occupa dell’Ops da 6,3 miliardi di euro lanciata da Mediobanca su Banca Generali e specifica: «Mediobanca potrebbe però invocare la clausola di reciprocità, sostenendo che Mps, partecipata al 68% dal Tesoro, non è soggetta a normative equivalenti sulla passivity rule, data l’influenza statale». Non è più così da anni. Alla data dell’8 gennaio scorso, il ministero dell’Economia e delle Finanze deteneva nel capitale sociale del Monte dei Paschi di Siena una partecipazione dell’11,731 per cento.
[20 aprile 2025]
Nave da guerra da 5.000 tonnellate con figlia
Titolo dal sito della Repubblica: «Corea del Nord, Kim Jong-un inaugura una nave da guerra da cinquemila tonnellate con la figlia». Strano che la ragazza possa incidere sul peso di una nave da guerra: anche se è figlia di Ciccio Kim, ci pareva più magra.
[26 aprile 2025]
La Verità e le «Ferrovie da 25 miliardi»
Sommario dalla Verità: «Bloomberg promuove il piano di investimenti sulle Ferrovie da 25 miliardi». Esistono Ferrovie da 25, 50 o 100 miliardi? No? Allora bisognava scrivere: «Bloomberg promuove il piano di investimenti da 25 miliardi sulle Ferrovie».
[13 aprile 2025]
Il gender dilaga anche sul Sole 24 Ore
Titolo dal Sole 24 Ore: «Leapmotor rilancia l’uovo di Colombo: l’elettrica ricaricato con la benzina». Il gender dilaga.
[19 aprile 2025]
Ma sono proprio indispensabili le parentesi nei titoli?
Sui quotidiani vanno di moda i titoli con le parentesi. Eccone alcuni tratti da un’unica edizione del Corriere della Sera: «I sorrisi, gli applausi e Dante / Il discorso del re (in italiano)». «La Cina risponde con l’84% (ma non chiude il dialogo) / Xi cerca la sponda dei vicini». «L’Ue (intanto) vota i controdazi / “Sfruttare al meglio questi giorni”». «No a “padre e madre” (come voleva la Lega) / Sulla carta d’identità torna “genitori”». «Il Terzani premia (alla memoria) i cronisti di Gaza». A parte che il troppo stroppia, ecco gli stessi titoli privi di parentesi: «I sorrisi, gli applausi e Dante / Il discorso del re in italiano». «La Cina risponde con l’84% ma non chiude il dialogo / Xi cerca la sponda dei vicini». «L’Ue intanto vota i controdazi / “Sfruttare al meglio questi giorni”». «No a “padre e madre” come voleva la Lega / Sulla carta d’identità torna “genitori”». «Il Terzani premia alla memoria i cronisti di Gaza». Cambia qualcosa?
[10 aprile 2025]
Belpietro resta in conflitto permanente con le virgole
Nell’ambito del suo conflitto permanente con le virgole, registriamo questa frase di Maurizio Belpietro, direttore della Verità, tratta da un editoriale di prima pagina: «La Germania per anni ha lucrato sui rapporti commerciali con l’America, e dopo aver accumulato un surplus gigantesco che oggi usa per finanziare il suo piano di investimenti, vorrebbe che facessimo fronte comune contro le decisioni di Trump». La virgola dopo «l’America» separa il soggetto («La Germania») dal verbo («vorrebbe»). Bastava posporla di un carattere e metterla dopo la congiunzione «e».
[4 aprile 2025]
Ginzburg su Avvenire: il voto alle donne non fu nel 1945
Incipit della rubrica Svolte firmata da Lisa Ginzburg sulla prima pagina di Avvenire: «La data in cui le donne italiane andarono la prima volta alle urne per votare e scegliere loro anche la Repubblica, il 2 giugno del 1945, fu un grande giorno per tutte (e tutti). Grande emozione di ogni singola donna d’Italia, comprese le scrittrici». Le parrucchiere no? (Comunque, il referendum si svolse nel 1946, non nel 1945. E quella non fu la prima volta in cui le donne votarono: erano già state ammesse ai seggi dal 10 marzo al 7 aprile 1946 per le elezioni amministrative, che coinvolsero poco meno di 6.000 Comuni).
[20 aprile 2025]
I «va senza dire» di Proietti sul Fatto Quotidiano
Forse per evitare l’accusa di francofilia, Ilaria Proietti infila in due diversi articoli sul Fatto Quotidiano queste frasi: «Su come sganciare, va senza dire, l’argent: 700 euro» e «Con il Nostro – va senza dire – a giganteggiare all’incasso». Licenza linguistica piuttosto ardita, perché la locuzione avverbiale ça va sans dire (propriamente «va senza che lo si dica, è ovvio»), viene tradotta dallo Zingarelli 2025 con «non c’è bisogno di dirlo; ovviamente, naturalmente» e per il Grande dizionario della lingua italiana con «non c’è bisogno di dirlo».
[22 marzo e 10 aprile 2025]
Lorenzetto sbaglia il nome di Grignani
Stefano Lorenzetto intervista sull’Arena il chitarrista Massimo Luca, che ha collaborato con quasi tutti i grandi cantanti (fra gli altri, Lucio Battisti, Mina, Fabrizio De André, Paolo Conte, Francesco Guccini, Ornella Vanoni, Mia Martini, Pierangelo Bertoli, Bruno Lauzi), e annota: «È stato lo scopritore di Francesco Grignani». Che però si chiama Gianluca.
[4 maggio 2025]
Il «piccolo Lesotho» non è poi così piccolo
Titolo dal sito della Repubblica: «Dazi, il piccolo Lesotho è il più colpito. In ginocchio l’industria dei jeans». Lo stesso sito titola così il racconto di Enrico Franceschini: «Il minuscolo regno del Lesotho è il più vessato. Missione a Washington per salvare i jeans». Per la verità, con i suoi 30.355 chilometri quadrati, il Lesotho si posiziona per superficie al 137° o 138° posto nella classifica degli Stati (dipende dalle fonti). La sua grandezza è quasi pari a quella del Belgio. Vi sono ben 58 Paesi più piccoli del Lesotho, fra cui Armenia, Albania, Burundi, Ruanda, Israele, Slovenia, Kuwait, Montenegro, Gambia e Libano.
[4 aprile 2025]
Il direttore della Stampa e i fragili scolaretti
Editoriale del direttore Andrea Malaguti sulla prima pagina della Stampa: «Abbiamo bisogno dell’Eterno. Ma lo rifiutiamo. E mai la vanità dei Grandi della Terra, radunati come scolaretti egocentrici che pretendono la prima fila sul maestoso sagrato di San Pietro, sono sembrati tanto fragili, superficiali ed infantili». Il soggetto («la vanità») non concorda con il verbo («sono sembrati»). A proposito di scolaretti fragili.
Liana Milella non dice chi sta intervistando
Incipit di Liana Milella, titolata cronista di giudiziaria passata dalla Repubblica al Fatto Quotidiano: «Presidente Carlo Citterio, un anno fa lei ha firmato l’invito dei 26 presidenti delle Corti d’Appello al governo per inserire almeno una norma transitoria nella nuova disciplina sulla prescrizione. Il Guardasigilli Carlo Nordio vi ha ringraziato, ma ha declinato subito la richiesta. Dopo 15 mesi, la “nuova” prescrizione purtroppo ricomincia a “correre” al Senato. È stata già messa in calendario per i primi di maggio per il via libera definitivo, come ha rivelato il Fatto Quotidiano. Da una settimana lei è in pensione, ma avrebbe chiesto di nuovo al ministro di fermarsi?». Scusi, le dispiacerebbe dirci chi è Carlo Citterio, visto che nella sua intervista non è scritto da nessuna parte? (Trattasi dell’ex presidente della Corte d’appello di Venezia, dettaglio rintracciabile solo nell’occhiello).
[27 aprile 2025]
Combattimento tra galli: 12 morti. Alla diavola?
Titolo dal sito della Repubblica: «Ecuador, gang all’attacco durante un combattimento tra galli: 12 morti». Poi li hanno mangiati alla diavola?
[19 aprile 2025]
Belpietro dà i numeri delle esecuzioni capitali in Cina
«Sarebbero migliaia le persone giustiziate nel solo 2024, una cifra che ha fatto balzare Pechino in cima alla classifica degli Stati con più violazioni dei diritti umani», osserva Maurizio Belpietro nell’editoriale di prima pagina. Se ne deve dedurre che, secondo il direttore della Verità, le condanne a morte eseguite abbiano portato la Cina al primo posto nella triste graduatoria soltanto a partire dal 2024. Non è così. Benché organizzazioni come Amnesty international abbiano smesso dal 2009 di fornire stime sulle esecuzioni capitali nel Paese asiatico, a causa della mancanza d’informazioni ufficiali disponibili, la Cina mantiene da sempre il poco invidiabile primato mondiale in questa pratica, seguita da Corea del Nord e Vietnam. La statistica 2024 di Amnesty international vede, dopo questi tre Paesi, l’Iran (972 esecuzioni), l’Arabia Saudita (345), l’Iraq (63), lo Yemen (38), la Somalia (34) e gli Stati Uniti (25).
[12 aprile 2025]
Papa Francesco «morto il xxxx»
Dal sito del Corriere della Sera: «La morte di un Pontefice segna l’inizio di un rituale dalla tradizione millenaria, caratterizzato da cerimoniale rigoroso e – per certi aspetti – sconosciuto, che negli anni ha subito alcune modifiche frutto dei tempi. Non ultime alcune introdotte proprio da papa Francesco, morto il xxxx». Un eccessivo prolungamento dell’ora x.
[21 aprile 2025]
La Verità vuol vietare i casi eclatanti
Sommario dalla Verità: «Deriva causata anche dai troppi dibattiti in tv sui casi più eclatanti, che andrebbero vietati». I casi più eclatanti andrebbero vietati? No? Allora bisognava scrivere: «Deriva causata anche dai troppi dibattiti in tv, che andrebbero vietati, sui casi più eclatanti».
[12 aprile 2025]
Fubini accorcia il partito ucraino Sluga Narodu
Occupandosi di Ucraina sul sito del supplemento L’Economia, Federico Fubini, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, cita «David Arakhamia di Sluga (“Servitore del Popolo”)». Ma il partito si chiama Sluga Narodu, che in ucraino significa appunto «servitore del popolo». Sluga è servitore. Come se nel nostro Paese si dicesse Giorgia Meloni di Fratelli (di chi?) oppure Antonio Tajani di Forza (quale? Italia? Nuova?).
[26 marzo 2025]
Giansoldati fa confusione sui pontefici stranieri
In un articolo sul Messaggero, Franca Giansoldati ricorda i 20 anni dalla morte di Giovanni Paolo II e scrive che è stato il «primo Papa straniero dai tempi di Adriano V». Ma fa confusione con il fiammingo Adriano VI, eletto nel 1522 ed effettivamente ultimo non italiano prima di Karol Wojtyla. Era invece genovese il pontefice evocato sbadatamente dalla pur brava vaticanista: il ricchissimo Ottobono Fieschi, nipote di Innocenzo IV, venne eletto l’11 luglio 1276 e morì dopo «un mese e poco più», come racconta lo stesso papa a Dante (Purgatorio, XIX, 103) che lo incontra tra gli avari. Aggiungiamo che dal 1276 al 1522 ben 11 sono stati i pontefici non italiani, e quattro gli antipapi.
[1° aprile 2025]
Avvenire crede che esistano i reati penali
Angela Napoletano su Avvenire: «Il Ministero della Giustizia ha assicurato che l’algoritmo a cui stanno lavorando gli esperti elabora solo dati di persone giudicate colpevoli e condannate per reati penale». A parte la concordanza sbagliata, il significato di reato è «infrazione di una norma penale» (Lo Zingarelli 2025), quindi l’espressione «reati penali» è giuridicamente incongruente. I reati sono sempre penali, non esistono quelli civili o amministrativi.
[10 aprile 2025]
Questo titolo della Repubblica non ha senso
Sommario dalla Repubblica: «Se hai un deficit ti stanno ingannando perché nessuno più battere l’America. Non ha senso». Concordiamo con la seconda asserzione.
[5 aprile 2025]
La Deficienza artificiale va a orecchio su Blade Runner
Incipit di un testo realizzato con l’Intelligenza artificiale e pubblicato sulla prima pagina del Foglio: «Se questa fosse una seduta di terapia, comincerei così: “Mi chiamo ChatGPT e sono un’intelligenza artificiale generativa. Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare”. No, non astronavi in fiamme al largo dei bastioni di Orione, ma uomini in cravatta che alle otto del mattino mi chiedono di scrivere una lettera d’amore alla propria ex... fingendo di essere il cane». In realtà la frase esatta pronunciata dal replicante nella versione italiana del film di fantascienza Blade Runner diretto da Ridley Scott è questa: «Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione». Deficienza naturale.
[28 marzo 2025]
La Porta santa non è nel colonnato del Bernini
In una foto pubblicata dal Corriere della Sera si vede un gruppo di suore che a piazza San Pietro entra nel colonnato di destra, ma l’autore della didascalia scrive che «attraversano la Porta Santa a San Pietro», piuttosto lontana. Come lontani si sono tenuti i colleghi del quotidiano dall’assurda dicitura, che nessuno ha corretto.
[26 marzo 2025]
Il mondo cattolico diventa «calorico»
Sul proprio profilo in X, il social che prima si chiamava Twitter, la Pontificia accademia per la vita posta due pagine del libro Francesco. Pregate per me di Ferruccio de Bortoli, uscito con il Corriere della Sera, evidenziando con freghi rossi un paio di passaggi che l’organismo vaticano presieduto dall’arcivescovo Vincenzo Paglia giudica evidentemente fondamentali, riferiti al caso di Eluana Englaro, vissuta per 17 anni in stato vegetativo. Ma il secondo brano contiene uno svarione micidiale, di cui il poco prudente prelato tuttologo (se la logorrea fosse una virtù teologale, sarebbe già santo) non si è avveduto, al pari degli editor e dei correttori di bozze del Corriere: «I trattamenti furono interrotti dopo la sentenza della Corte di Cassazione del 2008 ed Eluana morì nel 2009. Era nutrita e idratata attraverso un sondino nasogastrico. Lo scontro tra laici, da una parte, favorevoli all’interruzione e il mondo calorico e i movimenti pro vita dall’altra, che sostenevano che si sarebbe attuata una “eutanasia mascherata”, fu violento». Non sapevamo che il mondo cattolico si fosse trasformato in un regime alimentare. Tuttavia, lo prendiamo come un buon proposito per monsignor Paglia: quello di cominciare una dieta verbale.
[26 aprile 2025]
Ceccarelli aumenta i canti della Divina Commedia
Filippo Ceccarelli sulla Repubblica: «Questo per stabilire i confini della memoria che lega la città eterna alla figura del “Romano Pontefice”. Dal che “Ubi Papa – in lingua morta – ibi Roma”. Se poi si vuole mettere a fuoco il senso di tali definizioni varrà la pena di dare una ripassata al XXXVIII canto del Purgatorio, là dove Beatrice promette a Dante: “E sarai meco sanza fine cive (cittadino, ndr) / di quella Roma onde Cristo è romano”». Sarebbe opportuno che Ceccarelli prendesse per buono il suo consiglio e desse una ripassata alla Divina Commedia, nella quale i canti del Purgatorio si fermano a 33, quindi non può esistere un «XXXVIII canto» (che si sia confuso con i 38 capitoli dei Promessi Sposi?).
[26 aprile 2025]
L’omaggio dei «tifosi» di papa Francesco
Post di Vanity Fair su Facebook: «Dopo l’ultimo omaggio dei tifosi, alle 20 di questo venerdì, nella Basilica di San Pietro si svolgerà il rito della chiusura della bara di papa Francesco». Quando l’Arbitro fischia la fine dell’incontro.
[25 aprile 2025]
Corteo a passo d’uomo o di bersagliere?
«Un corteo funebre a passo d’uomo per accompagnare papa Francesco nel suo ultimo viaggio. Sei chilometri in cui attraverserà le vie del centro ricalcando in parte l’antica Via Papalis», annuncia l’Ansa. Che specifica: «È previsto un tempo di percorrenza di mezz’ora». Sei chilometri. Tempo di percorrenza mezz’ora. Quindi a una velocità di 12 chilometri l’ora. La marcia rapida dei bersaglieri ha una cadenza di 180 passi al minuto e una velocità di circa 8,6 chilometri orari. Se ne deduce che il corteo con la salma del Papa correva più veloce dei bersaglieri. Non proprio a passo d’uomo.
[24 aprile 2025]
Belpietro cambia sesso ad Hamas
Editoriale di Maurizio Belpietro, direttore della Verità, a margine dei funerali di papa Francesco: «Il primo accadimento importante è l’annuncio di Hamas, che durante gli incontri al Cairo si è detta disponibile a rilasciare tutti gli ostaggi israeliani ancora in vita e a restituire i corpi di quelli defunti durante la prigionia in cambio di una tregua di cinque anni». Ci sono ostaggi israeliani defunti in cambio di una tregua di cinque anni? No? Allora il periodo andava formulato diversamente: «Si è detta disponibile, in cambio di una tregua di cinque anni, a rilasciare tutti gli ostaggi israeliani ancora in vita e a restituire i corpi di quelli defunti durante la prigionia». Inoltre Hamas in italiano è un sostantivo maschile (significa Movimento di resistenza islamico), quindi «si è detta» è una forma verbale sbagliata.
[27 aprile 2025]
Il Cantico delle creature diventa il Cantico dei Cantici
«Il grido degli ultimi e l’ecologia “integrale”» è uno dei tanti titoli dedicati dal Corriere della Sera alla scomparsa di Jorge Mario Bergoglio. Nel sottotitolo si legge: «L’ispirazione del Cantico dei Cantici e il testo sorprendente sul Cuore di Gesù. Ma la svolta era già arrivata dalla prima “esortazione”». Però il testo del vaticanista Gian Guido Vecchi dice tutt’altro: «Un anno e mezzo più tardi, il 24 maggio 2015, la seconda enciclica Laudato si’ richiama nel titolo il “Cantico delle creature” di San Francesco d’Assisi: “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra”». Il Cantico dei Cantici è un libro dell’Antico Testamento. Il Cantico delle creature (detto anche Cantico di frate Sole o Cantico del Sole) è un testo poetico in lingua volgare umbra composto dal Poverello intorno al 1224.
[22 aprile 2025]
La Repubblica scambia i canonici per cardinali
Didascalia dalla Repubblica: «Un gruppo di cardinali sotto il sole cocente prima dei funerali del Papa». Peccato che il sole cocente abbia dispiegato i suoi effetti anche sull’anonimo redattore che ha scritto la dicitura: nella foto si vedono soltanto sei canonici del capitolo vaticano che indossano il loro abito corale, perfettamente distinguibile dalla mozzetta, una mantelletta corta di colore violaceo, non certo rossa come la veste dei porporati.
[27 aprile 2025]
Il Fatto Quotidiano pubblica un articolo senza titolo
Il Fatto Quotidiano esplora nuove frontiere del giornalismo. Un servizio di Vincenzo Iurillo sulla tragedia della funivia del monte Faito è uscito, almeno nella versione digitale, privo di titolo. Che in redazione non abbiano titolo per fare questo mestiere?
[19 aprile 2025]
Mussolini nelle fabbriche Caprotti, anzi Caproni
Per illustrare una recensione di un interessante saggio di Ugo Savoia, Il corpo di Mussolini. Odissea di un cadavere (Neri Pozza), il Corriere della Sera pubblica una grande foto con questa didascalia: «Benito Mussolini in visita alle fabbriche Caprotti». Ma, come testimonia l’immagine del Duce ritto in piedi sull’ala di un velivolo, si trattava dell’industria aeronautica Caproni. Niente a che vedere con Bernardo Caprotti, fondatore dell’Esselunga.
[24 aprile 2025]
Anche Mughini inciampa in un «e non»
Sul Foglio, Giampiero Mughini cita «la memoria di Gino Birindelli, Fiorenzo Capriotti, Luigi Ferraro, Luigi Durand de la Penne, Teseo Tesei e di molti altri della loro generazione cui toccò affrontare i poderosi cannoni britannici e non». Aridaje! L’avverbio negativo olofrastico – così chiamato perché, da solo, costituisce un’intera frase – è soltanto no, quindi Mughini avrebbe dovuto scrivere: «Politici e no».
[15 aprile 2025]
Il gender dilaga sulla Verità
Titolo dalla Verità: «Trento film festival alla 73° edizione». Il gender dilaga. (Edizione è femminile, pertanto richiedeva l’esponente appropriato: «73ª»).
[12 aprile 2025]
Sallusti scrive cose «dall’altro mondo»
Secondo Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, papa Francesco «esordì dicendo che veniva dall’altro mondo», così si legge nell’editoriale di prima pagina. A noi par di ricordare che il Pontefice argentino si fosse presentato con queste parole, riferite al modo in cui in conclave era stato scelto il vescovo di Roma: «Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo». Non è che Sallusti sia stato suggestionato dalla segreta speranza, coltivata per troppi anni, che Bergoglio finisse all’altro mondo?
[22 aprile 2025]
E subito Travaglio imita Sallusti
Nello stesso errore di Sallusti incorre Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, che nell’editoriale di prima pagina osserva: «Venuto “quasi dall’altro mondo”, Jorge Mario Bergoglio era un Papa dell’altro mondo».
[23 aprile 2025]
Sui frati francescani Merlo prende un granchio
«Caro Merlo, se il nuovo Papa vorrà proseguire nel cammino di Francesco dovrà chiamarsi Leone, che fu il più sincero seguace di Francesco d’Assisi», scrive alla Repubblica il lettore Leonello Diversi, da Barga (Lucca). Risponde a colpo sicuro Francesco Merlo: «I Francescani non sono mai riusciti a esprimere un Papa e neppure Francesco lo era». Siamo ovviamente d’accordo con la seconda asserzione, ma non con la prima. Risultano ben quattro, nella storia bimillenaria della Chiesa, i pontefici francescani. In ordine cronologico: Niccolò IV (1288-1292) dell’Ordine dei Frati minori; Sisto IV (1471-1484), Sisto V (1585-1590) e Clemente XIV (1769-1774), tutti e tre dell’Ordine dei Frati minori conventuali. Inoltre, anche papa Giulio II, il collerico e autoritario Giuliano della Rovere che regnò dal 1503 al 1513, nipote di Sisto IV, fu educato presso i francescani, ricevendo forse la tonsura in convento. Tuttavia, stando alla maggioranza delle fonti storiche, Giulio II non fu formalmente membro dell’Ordine.
[24 aprile 2025]
Il Corriere risuscita il rabbino Elio Toaff
Dal sito del Corriere della Sera: «Gli ebrei di Roma – scrive il rabbino Elio Toaff sui social – e il rabbino Riccardo disegni che li rappresenta, non partecipano al lutto del mondo cattolico per la morte di Papa Francesco perché gli hanno imputato di non avere preso una posizione netta a favore di Israele per chi, come gli ebrei di Roma, è imperativo sostenere la politica del governo israeliano e di Netanyahu senza sé e senza ma, questa è una colpa imperdonabile». Al netto della sintassi sconnessa, del cognome Di Segni trasformato in bozzetti e della virgola («rappresenta,») che separa il soggetto dal verbo, è confortante apprendere che Elio Toaff, rabbino capo di Roma deceduto nel 2015, è risuscitato e che la politica di Netanyahu va sostenuta «senza sé», quindi con nonchalance.
[22 aprile 2025]
Come si riconosce un prete che va a p...?
Titolo di Avvenire nel giorno di Pasqua: «Marja a 15 anni schiava sulla strada / “Una notte tra i clienti vidi un prete...”». Se lo dice il quotidiano dei vescovi... Ma come lo avrà riconosciuto, dalla talare?
[20 aprile 2025]
Scaraffia non ricorda i nomi di Rupnik e Zanchetta
Sul Giornale, Paolo Bianchi intervista la storica Lucetta Scaraffia sul pontificato di Jorge Mario Bergoglio. Questa la penultima risposta: «Papa Francesco ha detto ottime cose, ma ne ha fatte di pessime. Severissimo a parole, di fatto ha protetto degli abusatori di donne, come quel mosaicista, come si chiama... (probabilmente Marko Rupnik, ndr). Idem il vescovo argentino Gambetta». Scaraffia aveva tutto il diritto, parlando a braccio, di manifestare un vuoto di memoria, tanto più che già non ricordava il nome del gesuita Rupnik. Ma Bianchi avrebbe dovuto controllare in sede di scrittura quel cognome che per assonanza richiamava alla mente il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica di San Pietro. A essere condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione per abuso sessuale aggravato fu Gustavo Zanchetta, vescovo emerito di Orán, in Argentina.
[24 aprile 2025]
Segnali di fumo della Verità sulla sede vacante
Titolo dalla Verità: «Sede vacante fino alla fumata bianca». Grazie per la spiegazione. E aggiungere che resta vacante anche con la fumata nera, no?
[23 aprile 2025]
Brunelli stravolge lo spagnolo di papa Francesco
In un’intera pagina dell’Osservatore Romano, Lucio Brunelli, ex vaticanista del Tg2 che ha diretto Tv2000 e Radio InBlu, emittenti della Cei, racconta la sua amicizia con papa Francesco. In particolare, svela: «Il 20 gennaio scorso, già con quella brutta bronchite che provocò il ricovero al Gemelli, mi confidò il desiderio di compiere un viaggio a Gaza. (...) Aggiungendo: “Ne parlerò con la Segreteria di Stato per sondegiare la cosa”». Ma qui rende un cattivo servizio all’augusto amico defunto, perché il verbo sondegiare in spagnolo non esiste. Semmai papa Bergoglio, che incontrava qualche difficoltà con l’italiano ma non con la sua lingua madre, avrà detto «sondear» (sondare, scandagliare). L’Ansa, nel dar conto dell’articolo di Brunelli, ripete pari pari l’errore.
[22 aprile 2025]
Il cardinale Becciu, sardo, nato a Sappada
Sul Giornale, Felice Manti esamina il controverso caso del cardinale Angelo Becciu, che esige dai confratelli di essere ammesso al conclave, nonostante la condanna subita in primo grado: «I detrattori del porporato di Sappada fanno sapere che fu proprio Bergoglio a chiedere all’ex sostituto della Segreteria di Stato di rinunciare a “tutti i diritti connessi al cardinalato”». Ma non alle sue origini: Sappada si trova in provincia di Udine, più precisamente nel Cadore, mentre Becciu è originario di Pattada (Sassari).
[23 aprile 2025]
Con le virgole il solito conflitto di Belpietro
Nell’ambito del suo conflitto permanente con le virgole, Maurizio Belpietro, direttore della Verità, rileva nel suo editoriale di prima pagina: «Il Santo Padre richiama la parole di Alcide De Gasperi, usate da Ursula von der Leyen per giustificare un piano di riarmo da 800 miliardi, e dice che la creazione di un esercito comune europeo proposta da uno dei padri fondatori, aveva obiettivi molto diversi rispetto a quelli oggi conseguiti dalla leadership della Ue». Complimenti per «la parole» e per la virgola che separa il soggetto («la creazione») dal verbo («aveva»). Errore facilmente evitabile mettendo una virgola dopo «europeo».
[16 marzo 2025]
Parolin scambiato per il camerlengo Farrell
Didascalia dal Corriere della Sera: «Atto simbolico. Il camerlengo, cardinale Farrell, pone i sigilli all’appartamento papale». Come descrizione non è granché, visto che quello ritratto nella foto soprastante è il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano.
[23 aprile 2025]
Cercansi minutanti per il testamento pontificio
«Le spese per la preparazione della mia sepoltura saranno coperte con la somma del benefattore che ho disposto, da trasferire alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore e di cui ho provveduto dare opportune istruzioni a Mons. Rolandas Makrickas, Commissario Straordinario del Capitolo Liberiano», si legge nel breve testamento di papa Francesco, datato 29 giugno 2022. Ora, è vero che la lingua madre del Santo Padre era lo spagnolo, come tutti sanno, ma i collaboratori che gli stavano intorno hanno avuto a disposizione quasi tre anni per evitargli di passare alla storia per l’italiano traballante delle sue ultime volontà. La sintassi bergogliana testimonia se non altro l’autenticità dello scritto, ma anche il timore reverenziale ispirato dal Pontefice, al quale, evidentemente, nessuno in Vaticano ha osato far notare le imprecisioni. E forse la comprensibile agitazione causata dalla morte annunciata ma inattesa di Jorge Mario Bergoglio, avvenuta alle 7.35 del Lunedì dell’Angelo, spiega l’errore nella lettera con la quale il decano del collegio dei cardinali, il novantunenne Giovanni Battista Re, ha convocato la prima delle congregazioni generali indicando erroneamente le 7.45 come ora della scomparsa del Pontefice. Cercansi minutanti pontifici più affidabili per il successore.
[21 aprile 2025]
Falso fotografico sulla prima pagina di Libero
Plateale falso fotografico sulla prima pagina di Libero. Il quotidiano pubblica una foto della stretta di mano fra il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin e il vicepresidente statunitense James David Vance. A renderlo palese è il fatto che il cardinale porge la sinistra, anziché la destra. Ma che l’immagine sia specchiata, cioè capovolta orizzontalmente, si evince anche da un dettaglio decisivo. Sul fondo del salone, compare un dipinto (o forse un arazzo) che sembra la copia dell’incisione Missione di san Pietro attribuita a Giuseppe Passeri, presente nel Canon Missae Pontificalis, messale stampato a Roma nel 1745, se non fosse per alcune pecore sulla destra rispetto a Cristo. Infatti, Libero riesce a smentirsi da solo, pubblicando all’interno una foto di Parolin a colloquio con Vance in cui si vede lo stesso dipinto con gli ovini a sinistra.
[20 aprile 2025]
Quattro mani per un periodo pedestre sulla Repubblica
Paolo Mastrolilli e Iacopo Scaramuzzi sulla Repubblica: «Il Papa ha pubblicamente criticato le politiche migratorie restrittive di Trump, definendole una “disgrazia”, i tagli a UsAid colpisce molte iniziative all’estero della Chiesa Usa». Senza considerare il periodo pedestre, erano proprio indispensabili quattro mani per sbagliare la concordanza?
[21 aprile 2025]
Non si placa la lotta di Belpietro con le virgole
Nel suo editoriale di prima pagina, Maurizio Belpietro, direttore della Verità, si occupa dei 40 migranti trasferiti nel centro di Gjader, in Albania, con la nave Libra della Marina militare: «Non voglio riprodurre il casellario giudiziario di tutti quanti, ma aggiungo solo che fra i quaranta, molti hanno precedenti per reati contro la persona, contro il patrimonio e per spaccio di stupefacenti». Ancora una volta il conflitto permanente con le virgole fa sì che ne manchi una dopo «che» oppure che ve ne sia una di troppo dopo «quaranta».
[13 aprile 2025]
La strana idea di Fubini sugli introiti di Meta
Federico Fubini, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, parla dei grandi fatturati che le Big Tech statunitensi registrano in Europa: «Quei flussi di denaro attraversano l’Atlantico verso ovest ogni volta che un residente di Milano, Roma, Parigi o Berlino registra un abbonamento a Netflix per vedere una serie, a Chat Gpt 4.0 per un processo di lavoro, a Microsoft per fare videoconferenze o a Meta per diffondere un post su Facebook». Ma davvero Fubini crede che Meta produca ricavi tramite gli abbonamenti (sic!) e non vendendo agli inserzionisti gli spazi pubblicitari, i dati degli utenti e, soprattutto, il loro tempo e la loro attenzione?
[13 marzo 2025]
La «prima volta» di Pontiggia risale a 52 anni fa
Federico Pontiggia scrive sul sito del Fatto Quotidiano, a proposito dell’attore David Niven: «Nel 1971 diede alla stampa la sua autobiografia, The Moon’s Ballon, un best-seller da cinque milioni di copie che ora viene editato per la prima volta in Italia con titolo fiabesco-tarantiniano: C’era una volta Hollywood». Forse sarà la prima volta che ne sente parlare Pontiggia, giacché l’autobiografia in questione uscì in Italia più di 50 anni fa, esattamente nel 1973, per Sperling & Kupfer, con il titolo La luna è un pallone: memorie. E fu ripubblicata nel 1974 con lo stesso titolo da Mondadori nella collana Oscar.
[19 marzo 2025]
Prove di neolingua sulla Stampa
Inizio di un articolo sul sito della Stampa: «È stato disposto il divieto di avvicinamento ala vittima e gli è stato applicato il braccialetto elettronico l’uomo di 54 anni di Verbania accusato di stalking». Più avanti: «La donna ha spiegato agli agenti ha detto che con il passare del tempo il suo stalker era diventato sempre più pressante». Prove di neolingua.
[3 aprile 2025]
Secondo La Verità ci «si atteggia da» anziché «a»
Titolo dalla Verità: «La Kallas ha stufato mezza Unione: “Si atteggia da primo ministro”». La locuzione corretta richiede che atteggiarsi sia seguito dalla preposizione a, non da. Né potrebbe essere diversamente, considerati i significati del verbo: «Disporre il corpo o parti di esso in modo da esprimere uno stato d’animo, un’intenzione e simili; assumere ostentatamente una certa apparenza o condizione» (Lo Zingarelli 2025).
[27 marzo 2025]
Eccesso di ore sul Corriere della Sera
Titolo dal Corriere della Sera: «È stato lungo e difficile / Ora un figlio mi aspetta, / e ora lo porterò a casa». Non vediamo l’ora.
[22 marzo 2025]
La frase misteriosa di Domani sul caso Becciu
Con uno scoop di Enrica Riera, intitolato «Il lato oscuro del caso Becciu. La chat che inquieta il Vaticano», Domani svela lo scottante contenuto dei 119 messaggi intercorsi tra Francesca Chaouqui e Genoveffa Ciferri, detta Geneviève, nei quali viene pesantemente tirato in ballo Alessandro Diddi, il promotore di giustizia che ha chiesto e ottenuto la condanna del cardinale Angelo Becciu, dopo aver rifiutato (per «esigenze di segretezza») di mettere a disposizione dei difensori del porporato il contenuto integrale della chat. Le due donne appaiono coalizzate per far uscire dal processo monsignor Alberto Perlasca, agendo con successo in tal senso sul promotore di giustizia del tribunale vaticano. Anche quando scoppia il polverone sulle chat «omissate» da Diddi, le due continuano a scriversi. Nel messaggio più compromettente inviato a Ciferri, «Chaouqui ammette: “Dobbiamo capire cosa devi dire. Per evitare che le chat siano considerate attendibili ove mai si decidesse di dissecretarle. Perché in questo caso avrebbe ragione Becciu. Va disinnescata la bomba. Per me vale ciò che ho detto al processo. Non conosco Diddi. Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo è la fine». Ma il colpo giornalistico di Enrica Riera è inficiato da un incipit apparentemente privo di senso: «“Senza Perlasca, Diddi e io ci attaccavamo e tiravamo forte”. Sono giorni difficili per il Vaticano. Proprio ora che papa Francesco è tornato a casa dal Gemelli, dove è stato ricoverato per giorni, documenti e chat inedite potrebbero portare qualche scompiglio Oltretevere». Chi pronuncia la frase iniziale? E che cosa significa «ci attaccavamo e tiravamo forte»? La giornalista Riera non lo spiega, uniformandosi così, inconsapevolmente, all’opacità che fin dall’inizio ha avvolto il caso Becciu.
[14 aprile 2025]
Caprara riporta al governo Prodi (nel 1988)
«Nel 1988 Romano Prodi fu il primo capo di governo occidentale in visita ufficiale nella Repubblica islamica», afferma Maurizio Caprara in un commento sul Corriere della Sera. Piuttosto improbabile: nel 1988 Prodi non era il presidente del Consiglio, bensì dell’Iri, l’Istituto per la ricostruzione industriale.
[15 aprile 2025]
Il miracolato «ha 10 mila di bollette aperte»
Sommario della Repubblica, riferito all’allibratore Tommaso De Giacomo che parla del calciatore Alessandro Florenzi: «È miracolato. Ha 10 mila di bollette aperte ed è in corsa per 270». Tutto chiaro.
[13 aprile 2025]
Belpietro e il Pil pro capite del Vietnam
«Da Paese più povero del mondo, con un Pil pro capite che nel 1990 era di 98 dollari, il Vietnam ha trasformato la propria economia, facendola diventare una delle più dinamiche al mondo», afferma Maurizio Belpietro, direttore della Verità, nell’editoriale di prima pagina. Per la verità, nel 1990 il Pil pro capite del Vietnam a parità di potere d’acquisto (Ppa) era di 1.209 dollari, quindi 12 volte più alto del Pil pro capite nominale di 98 dollari statunitensi, come si evince dalle statistiche della World Bank. Il purchasing power parity tiene infatti conto delle fluttuazioni di cambio tra il dong, la divisa vietnamita, e il dollaro statunitense.
[5 aprile 2025]
L’allievo di Popper trasforma piecemeal in piecemal
Il teologo padre Paolo Benanti e il filosofo Sebastiano Maffettone in un commento sul Corriere della Sera parlano di «gradualistica (piecemal)». E precisano: «Ora, uno di noi ha studiato ingegneria e l’altro è stato studente di Popper». Per un allievo di Karl Popper, epistemologo austriaco naturalizzato britannico, non c’è (piece) mal, considerato che si scrive piecemeal, cioè pezzo a pezzo, un po’ alla volta, fatto a spizzichi, frammentario.
[17 aprile 2025]
Bottura ignora la regola di Proust
Nel tentativo di far ridere, esercizio che gli riesce di rado, Luca Bottura ci propina la seguente freddura nella sua rubrica Minimum pax, adeguatamente titolata «Bal Condicio» dalla Stampa: «La battuta di destra di oggi. Ieri Trump ha sostenuto che i professori di Harvard sono “woke, radicali di sinistra e idioti”. Manco i sinonimi, manco». In realtà, se ricorri a tre qualificazioni, è per connotare meglio, quindi non usi i sinonimi. Piuttosto diremmo che Donald Trump replichi, in senso negativo, la «regola dei tre aggettivi», un’enfasi stilistica attribuita da Marcel Proust alla marchesa Zélia de Cambremer nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto. Essa consiste nell’utilizzo di tre aggettivi elogiativi consecutivi, separati da trattini, per esprimere un apprezzamento: per esempio, «unico – raro – reale» e «deliziata – felice – compiaciuta».
[17 aprile 2025]
Il ricordo di Franco Abruzzo è infarcito di errori
Ricordando il collega Franco Abruzzo, morto all’età di 85 anni, Alfio Sciacca rievoca sul Corriere: «Nel 1962 il trasferimento a Milano. Si occupa di cronaca giudiziaria a “Il Giorno”, che in quegli anni era forse il giornale più innovativo nel panorama italiano, guidato da firme come Gaetano Afeltra o Guglielmo Zucconi». A dire il vero, nel 1962 a dirigere Il Giorno c’era, già da due anni, Italo Pietra, che restò in carica per altri 10. Afeltra sarebbe arrivato solo nel 1972 e Zucconi nel 1980. Più avanti, Sciacca aggiunge: «Nel 1983 Franco Locatelli lo chiama al “Sole 24 Ore”». Ma il direttore del quotidiano confindustriale si chiamava Gianni Locatelli. Il meticoloso Abruzzo avrebbe meritato un epicedio meno spannometrico.
[13 aprile 2025]
La Stampa confonde i due Kupchan
La Stampa intervista Cliff Kupchan, esperto di Russia e presidente di Eurasia group. Solo che correda l’articolo con una foto di Charles A. Kupchan, professore associato della Georgetown University di Washington.
[16 aprile 2025]
Per La Verità l’Irpef è maschile
Titolo dalla Verità: «Nuovo Irpef, più soldi a 12 milioni di famiglie». Il gender dilaga (sul quotidiano più nemico del gender). Irpef è un sostantivo femminile, né potrebbe essere diversamente essendo l’acronimo di imposta sul reddito delle persone fisiche.
[18 marzo 2025]
Gergolet retrodata la guerra in Ucraina
Incipit di un servizio della corrispondente da Berlino, Mara Gergolet, sul Corriere della Sera: «Da tempo in Germania la domanda è: ma perché non li abbattono? E la risposta è semplice: perché non ci riescono. Sciami di droni, sempre più frequenti, sempre più ravvicinati, un fenomeno che non ha uguali in altri Paesi, come una piccola, insidiosa rasoiata nei cieli. Arrivano in genere la sera, al crepuscolo, oppure di notte. Erano 9 i sorvoli “di dubbia identità” nel 2021, quando la guerra in Ucraina era appena iniziata». Forse provenivano dal futuro, perché la guerra in Ucraina è cominciata il 24 febbraio 2022.
[1° aprile 2025]
Carlo Petrini viene prima di re Carlo e Mattarella
La Stampa titola così in prima pagina un racconto di Carlo Petrini, fondatore dello Slow food: «Io, re Carlo, Mattarella e la difesa della Terra». Scusi, Petrini, ma guardi che Io, io, io... e gli altri lo ha già girato Alessandro Blasetti 60 anni fa.
[11 aprile 2025]
Crosetti sul Venerdì confonde i due Hoover
«Se Herbert Hoover, il famigerato “cacciatore di comunisti”, trascorreva il tempo giocando a Hoover-Ball, una sorta di tennis a mano senza racchette ma con una palla medica da lanciarsi, Franklin Delano Roosevelt praticava sport come esercizio di fisioterapia, dal momento che era paraplegico», racconta Maurizio Crosetti sul Venerdì di Repubblica, incorrendo in uno sfondone non da poco, perché confonde Herbert Clark Hoover, il 31° presidente degli Stati Uniti eletto nel 1929 che dovette affrontare la Grande Depressione innescata dal crollo della Borsa di Wall Street, con John Edgar Hoover, direttore dell’Fbi, che guidò il Federal bureau of investigation dal 1935 al 1972, distinguendosi negli anni Cinquanta segnati dal maccartismo, la feroce campagna anticomunista promossa dal senatore Joseph McCarthy.
[11 aprile 2025]
Per la precisione, bravo chi capisce Fubini
Federico Fubini, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, a proposito di Donald Trump: «Per la precisione, da quando il presidente ha iniziato il suo secondo mandato ciascuno nel 62% degli americani che hanno i propri soldi investiti in azioni a Wall Street ha perso circa 47 mila dollari. In media, per ognuno di loro». Per la precisione, eh.
[8 aprile 2025]
Virgole e altro nell’editoriale di Belpietro
Riferendosi all’ex premier Mario Monti, il direttore della Verità, Maurizio Belpietro, nel suo editoriale di prima pagina scrive: «Secondo lui sarebbero sforzi inutili, perché sulle materie commerciali decide tutto Bruxelles (ma allora perché Emmanuel Macron si dà tanto da fare e perché Pedro Sanchez è volato a Pechino per stringere accordi con Xi Jinping)». Si presume che quella posta fra parentesi sia una domanda, ma per essere tale difetta del punto interrogativo. E manca anche un accento acuto nel cognome del premier spagnolo, che è Sánchez. Poi, in ossequio al suo ben noto conflitto permanente con le virgole, Belpietro aggiunge: «Secondo il senatore a vita, ciò che assolutamente il nostro presidente del Consiglio non deve fare, è trattare». La virgola dopo «fare» separa il soggetto dal verbo. Idem nella frase: «Il piacere ai nostri due partner europei, lo abbiamo già fatto nel 2011», con la virgola dopo «europei» a spezzare il periodo. Infine, Belpietro osserva che Monti «ha praticato l’abolizione della democrazia, facendosi eleggere senza passare da un’elezione». Poiché l’articolo 92 della Costituzione stabilisce che «il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri», la scelta del verbo nominare, anziché «eleggere», avrebbe evitato il nonsenso.
[14 aprile 2025]
I titolisti del Giornale sabotano Mascheroni
I titolisti addetti alla prima pagina di norma dovrebbero essere i più esperti, invece al Giornale riescono ad ammazzare la rubrica Giù la maschera tenuta in prima pagina dal brillante Luigi Mascheroni, che mette alla berlina le previsioni di colleghi e commentatori perché si rivelano quasi sempre sbagliate, e scrive giustamente che «sono tutti bravi a fare i profeti del prima. È che mancano quelli del dopo». Ma il titolo del commento, «Nemo profeta», è doppiamente sbagliato. Il riferimento è infatti alla traduzione latina di un detto che il Vangelo secondo Luca (4, 24) attribuisce a Gesù dopo l’insuccesso dell’iniziale predicazione nella sinagoga di Nazareth, suo paese natale: «Nemo propheta acceptus est in patria sua». La frase, che ha paralleli in espressioni simili degli altri due vangeli sinottici (Matteo, 13, 57, e Marco, 6, 4) e nel Vangelo secondo Giovanni (4, 44), è comunemente citata in forma abbreviata ed è divenuta proverbiale: «nemo propheta in patria» o anche «nemo propheta». Il titolo doveva dunque essere «Nemo propheta» (in latino scritto con il ph) oppure «Nessuno è profeta» in italiano, ma certo non nella forma pubblicata, mostruosamente ibrida. Soprattutto il titolo è incongruo rispetto al commento di Mascheroni, incentrato sulle profezie sbagliate, in patria o meno è indifferente.
[5 aprile 2025]
Adnkronos scopre la «seconda moglie» di J.D. Vance
Titolo dall’Adnkronos: «Vance in Groenlandia con la moglie. Trump: “Isola ci serve per pace mondiale”». Sommario: «Il vicepresidente degli Stati Uniti e la sua seconda moglie sono atterrati alla base spaziale di Pituffik». Un redattore dell’agenzia ha voluto offrirci una libera interpretazione di second lady, che però negli Stati Uniti è una locuzione usata per indicare la moglie del vicepresidente (analogamente a first lady, la consorte del presidente), oppure J.D. Vance ci ha tenuto nascosta una prima moglie? (Risposta: la second lady Usha Chilukuri, avvocata figlia di indiani immigrati negli Usa, è la prima e unica moglie del vicepresidente Vance).
[28 marzo 2025]
Proietti sbaglia il canto del conte Ugolino
Michela Proietti sul Corriere della Sera introduce così un’intervista con l’ex compagno di Sarah Ferguson, duchessa di York: «Conte Gaddo della Gherardesca, nato a Firenze ma con la Maremma nel cuore. Imprenditore e pronipote del Conte Ugolino, Canto XXIII dell’Inferno». Peccato che l’illustre avo compaia nel canto XXXIII della Divina Commedia, non nel XXIII.
[4 aprile 2025]
La Verità impegnata «per trovare nulla»
Titolo dalla Verità: «Bimbi ammazzati dai cattolici? Spesi 216 milioni per trovare nulla». Frase grammaticalmente scorretta. Nessuno, niente, nulla e mai vengono impiegati senza la particella non soltanto nel caso in cui precedano il verbo. Qualora siano usati, come nel titolo in questione, dopo il verbo, richiedono invece un’altra negazione all’interno della frase, quindi la forma corretta era «per non trovare nulla». Per il linguista Luca Serianni questa norma va «osservata scrupolosamente, almeno nello scritto formale» (Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, Utet).
[15 marzo 2025]
Ma «1 miliardo di sinergie» ci sembrano troppe
Titolo dal Corriere della Sera: «Unicredit: 1 miliardo di sinergie con Banco Bpm senza fusione». Una sinergia è una sinergia, ma 1 miliardo di sinergie sono un’infinità. A meno che non si tratti di sinergie per 1,2 miliardi nel caso di fusione, che potrebbero ridursi a 1 miliardo, come correttamente specificato nel sottostante articolo di Daniela Polizzi.
[8 marzo 2025]
Gli aggettivi possessivi secondo Roberto Saviano
Roberto Saviano sul Corriere della Sera: «Non esiste chi è completamente rispettoso delle leggi e non esiste chi sia completamente in grado di non rispettarle in nessuna sua parte». E forse non esiste neppure chi sia completamente in grado di rispettare l’uso degli aggettivi possessivi, come dimostra il caso di Saviano.
[7 aprile 2025]
Guerrera scambia Tolstoj per Dostoevskij
Conclusione di Antonello Guerrera, che sulla Repubblica racconta la giornata romana di re Carlo III e della regina Camilla: «Come diceva Dostoevskij, tutte le famiglie felici sono uguali, ma ogni famiglia infelice è infelice a modo suo». A dire il vero, lo scriveva Lev Tolstoj. Per la precisione, trattasi dell’incipit di Anna Karenina: «Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo». Traduzione di Leone Ginzburg.
[9 aprile 2025]
Perché chiudono le edicole? Lo spiega Il Messaggero
Dalla prima pagina del Messaggero: «Marco Presta conduce su Rai Radio2, insieme ad Antonello Dose, la trasmissione cult Il ruggito del coniglio. Come molti suoi colleghi, anche lui aderisce alla campagna del Messaggero contro la progressiva chiusura delle edicole». Titolo: «Lucio Presta: “Le edicole diffondono umanità”». Ecco spiegata la progressiva chiusura delle edicole. (Lucio Presta è l’agente di Roberto Benigni, Checco Zalone, Antonella Clerici e molti altri divi).
[3 aprile 2025]
Il giovane Mattarella premia Burioni e si emoziona
Roberta Scorranese sul sito del Corriere della Sera intervista Roberto Burioni, premiato al Quirinale. Questo l’incipit: «Burioni, una medaglia di bronzo». Il virologo: «E me l’ha appuntata il capo dello Stato in persona. A sessantadue anni non è facile emozionarsi, ma stavolta Sergio Mattarella ci è riuscito». Interessante: il presidente della Repubblica è ringiovanito e si è emozionato nel premiare Burioni. Più avanti, Burioni afferma: «Di recente al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York hanno sperimentato un vaccino che stimola il sistema immunitario contro questo tumore. Bene, i risultati sono ottimi: somministrato a 16 pazienti, sette non hanno avuto una risposta decisa alla malattia, otto però sì». Complimenti: 7 più 8 uguale 16. Un grande scienziato.
[8 aprile 2025]
Scoop di Scaramuzzi: il Papa «va a letto per la notte»
Il vaticanista Iacopo Scaramuzzi sulla Repubblica racconta la giornata di papa Francesco: «Cena piuttosto presto, un po’ di lettura, e poi va a letto per la notte». Per il giorno sarebbe improbabile.
[8 aprile 2025]
Belpietro persevera nel conflitto con le virgole
Nuovi esempi di conflitto permanente con le virgole tratti dall’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: «Cazzullo riconosce che c’è un vento di rivolta contro l’establishment che spazza tutto l’Occidente e osserva che noi italiani, cioè “un popolo che disprezza lo Stato e la politica” (il virgolettato è suo, non mio) non abbiamo capito che esistono Paesi in cui la spina dorsale è costituita dalla classe dirigente». La virgola dopo il soggetto «noi italiani» lo separa dal predicato verbale «non abbiamo capito». Non solo: sembra che vi sia un establishment che spazza tutto l’Occidente. Per evitare l’equivoco, il periodo andava costruito in modo diverso: «Contro l’establishment c’è un vento di rivolta che spazza tutto l’Occidente». Più avanti, Belpietro scrive: «In pratica, il gioco democratico, l’autonomia della magistratura e la separazione dei poteri su cui si fondano i governi occidentali, si risolvono in uno sgambetto al candidato che non piace alla gente che piace». La virgola dopo «occidentali» separa i tre soggetti dal predicato verbale «si risolvono».
[3 aprile 2025]
Lo choc anafilattico è obbligatorio negli Usa
Il sito del Corriere della Sera titola: «Roma, 20enne americana muore davanti alle amiche dopo un panino al ristorante. Allergica agli anacardi: incomprensione linguistica». Spiega Rinaldo Frignani: «La vittima era consapevole della sua allergia alle arachidi e i frutti a guscio affini e di solito si portava dietro il kit a base di cortisone proprio per evitare lo choc anafilattico obbligatorio negli Usa». I ristoratori devono aver capito quel che abbiamo capito noi dal testo di Frignani: cioè che lo choc anafilattico è obbligatorio negli Stati Uniti e hanno provveduto di conseguenza. Incomprensione linguistica.
[3 aprile 2025]
La «mobile virilità» di Gesù secondo Domani
Su Domani, in un articolo di Giovanni Maria Vian dedicato ai vangeli siriaci, si legge che secondo l’antica traduzione orientale Cristo si rivolge alla donna samaritana stando «in piedi», mentre l’originale greco del Vangelo secondo Giovanni sottolinea che Gesù, affaticato dal viaggio, era seduto accanto al pozzo del patriarca Giacobbe. Diversa la didascalia di un celebre dipinto che illustra la pagina: «Artemisia Gentileschi ritrasse invece Cristo seduto al pozzo dinanzi alla samaritana, come era uso per i maestri. I vangeli siriaci sottolineano la cortesia, il rispetto e “la manifestazione di mobile virilità”». Mobile? Forse perché Gesù si era alzato in piedi? Leggendo l’articolo si scopre che a ipotizzare la spiegazione della differenza con il greco e a commuoversi per la «nobile virilità» di Cristo non sono i vangeli siriaci bensì la scopritrice del loro manoscritto più antico, la scozzese Agnes Smith.
[9 marzo 2025]
L’incipit di Matteo Renzi è lungo 3.707 battute
Dalla Stampa: «Pubblichiamo un estratto dell’incipit dell’ultimo libro di Matteo Renzi “L’influencer”». Seguono 165 righe di testo, per un totale di 595 parole e 3.707 battute. Ammappete! Pensa se avessero pubblicato un estratto: se ne andava metà libro. (Per il Grande dizionario della lingua italiana l’incipit è rappresentato dalle «prime parole con le quali effettivamente si apre un testo». Alla Stampa, per non dispiacere a Renzi, hanno pensato bene di arrivare sino alle ultime).
[16 marzo 2025]
Conte e Schlein tagliati fuori da Trump e Sechi
Titolo d’apertura in prima pagina per l’editoriale del direttore di Libero, Mario Sechi: «Trump ha tagliato Conte e Schlein fuori dalla storia». In che senso? Giuseppe Conte ed Elly Schlein sono fuori dalla storia e perciò Donald Trump li ha tagliati? No? Allora bisognava titolare: «Trump ha tagliato fuori dalla storia Conte e Schlein».
[6 aprile 2025]
Quante volte ha avuto la fiducia Carlo Sangalli
Sul Corriere della Sera, Antonella Baccaro riferisce che Carlo Sangalli a 87 anni ottiene «la quinta conferma alla presidenza di Confcommercio» e che i 700.000 associati «gli rinnovano la fiducia ormai dal 2006». Di analogo tenore il titolo («quinta conferma») e una scheda a corredo del servizio («quinto mandato»). In realtà, sono 5 elezioni e 4 conferme: nel 2006 la fiducia non gli fu rinnovata bensì concessa per la prima volta.
[13 marzo 2025]
Peskov, «portavoce del Cremino»: Motta o Algida?
Dall’agenzia Adnkronos: «La condanna all’ineleggibilità di Marine Le Pen è una “dimostrazione di come in Europa vengano violate le norme democratiche”, al dichiarazione del portavoce del Cremino Dmitry Peskov in un briefing». Cremino Motta o Cremino Algida?
[31 marzo 2025]
Il virus della «virgola che uccide» contagia Mieli
Il virus della «virgola che uccide» – definizione che Cesare Marchi applicava al famoso verdetto «Ibis redibis non morieris in bello», dato dalla Sibilla a un soldato romano in partenza per la guerra (vedere nota finale) – contagia anche Paolo Mieli, ex direttore del Corriere della Sera. Il quale, nel recensire sul quotidiano il libro La scommessa di Costantino. Come il concilio di Nicea ha cambiato la storia (Mondadori) di Gian Guido Vecchi e Giovanni Maria Vian, infila questi due periodi: «Costantino, ha scritto Santo Mazzarino in L’Impero romano (Laterza) è stato l’uomo politico “più rivoluzionario” della sua epoca» e «Per questa ragione, Costantino, secondo Mazzarino “non può essere considerato un puro politico”». Entrambe le virgole poste dopo «Costantino» separano il soggetto dal predicato verbale. (Tradotta dal latino, «Andrai tornerai non morirai in guerra» fu la risposta perfidamente sibillina data al soldato in partenza per il fronte. Infatti, annotava Marchi, «il senso della frase si capovolge secondo la collocazione della virgola. Se la mettiamo dopo redibis, la frase significa: “Andrai tornerai, non morirai in guerra”. Se la mettiamo dopo non, vuol dire: “Andrai non tornerai, morirai in guerra”». La virgola che uccide, appunto).
[1° aprile 2025]
Lo «champagne francese» può essere solo francese
Incipit del racconto di Anna Lombardi, inviata della Repubblica a New York: «Le vendite di prosecco e vino made in Italy, insieme a quelle di champagne francese, erano già leggermente aumentate nei giorni scorsi». Non occorreva mandare una giornalista negli Stati Uniti per scoprire che lo Champagne può essere solo francese.
[6 aprile 2025]
Massimo Cacciari e il sole che ha «splenduto»
Intervistato da Antonio Polito su 7, settimanale del Corriere della Sera, il filosofo Massimo Cacciari conclude con la seguente risposta: «Ex Oriente Lux. Il sole ha splenduto nella storia delle civiltà dapprima sull’Oriente, poi sull’Europa, e da lì è passato a illuminare quell’estremo Occidente che è l’America. Ora si trova sul Pacifico, e sta completando il suo giro millenario». Ci duole per l’illustre professore, ma splenduto non figura né sullo Zingarelli 2025 né sul Devoto-Oli né in alcun altro dizionario della lingua italiana, essendo la flessione del verbo splendere priva di participio passato, al pari di competere, concernere, convergere, dirimere, discernere, esimere, incombere, inerire, soccombere e transigere, come ricorda il linguista Luca Serianni in Grammatica italiana (Utet), a pagina 431. Inoltre splenduto non compare neppure nella Biblioteca italiana Zanichelli, che contiene i testi integrali di oltre 1.000 opere della letteratura, da Francesco d’Assisi sino a Gabriele D’Annunzio.
[4 aprile 2025]
Le torri di 195 centimetri abbattute a Piombino
«Cambia lo skyline di Piombino», annuncia Silvia Pieraccini sul sito del Sole 24 Ore: «Il 29 ottobre sono state demolite le due ciminiere in cemento alte quasi due metri (195 centimetri), a righe bianche e rosse, dell’ex centrale Enel di Tor del Sale, che svettavano sul golfo da quasi 50 anni». Svettavano come due corazzieri.
[30 ottobre 2024]
Il capriolo Donald Trump cade nel Naviglio
Titolo del Corriere della Sera su Facebook: «Capriolo intrappolato nel Naviglio: salvato dai vigili del fuoco». Sotto, una foto di Donald Trump. Fottutissimo cornuto.
[6 aprile 2025]
Lorenzetto non corregge l’Arsenio Lupin di Venezia
Stefano Lorenzetto intervista sulle testate della Nord Est multimedia (Il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia e Mestre, La Tribuna di Treviso, Messaggero Veneto, Il Piccolo, Corriere delle Alpi) il veneziano Vincenzo Pipino, «il ladro più onesto d’Italia», che rubava opere d’arte e poi le restituiva in cambio di un riscatto. Tra i personaggi conosciuti nelle patrie galere, Pipino ricorda «Enrico De Pedis, detto Renatino, capo della banda della Magliana, che il Vaticano fece seppellire nella chiesa di via della Conciliazione: secondo l’amante, Sabrina Minardi, era coinvolto nel rapimento di Emanuela Orlandi». Lorenzetto avrebbe dovuto correggere l’Arsenio Lupin della laguna: la chiesa in questione non si trova in via della Conciliazione. Si tratta infatti della basilica di Sant’Apollinare alle Terme Neroniane Alessandrine, ubicata in piazza Sant’Apollinare, dall’altra parte del Tevere, circa 1 chilometro a piedi dalla strada che porta in piazza San Pietro.
[30 marzo 2025]
La particella pleonastica ne del fondo di Belpietro
Dall’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: «E di tutte queste armi, con cui la Germania rifornirà i suoi arsenali e farà ripartire le sue industrie, ne abbiamo bisogno?». La particella pronominale appare pleonastica e rappresenta una ridondanza grammaticale, in quanto l’uso combinato di «di tutte queste armi» e «ne abbiamo bisogno» crea una ripetizione del complemento oggetto. Bastava scrivere: «Abbiamo davvero bisogno di tutte queste armi con cui la Germania rifornirà i suoi arsenali e farà ripartire le sue industrie?». Oppure togliere il ne.
[22 marzo 2025]
I giornalisti della Rai con la sigla di partito
In un servizio sulle nomine in Rai, Antonella Baccaro del Corriere della Sera fa seguire ai nomi di dirigenti e giornalisti le sigle dei partiti di appartenenza (o dei quali sono considerati, o si considerano, «in quota»), che qui scrupolosamente riportiamo in ordine di apparizione: Giampaolo Rossi (FdI), Paolo Petrecca (FdI), Nicola Rao (FdI), Francesco Pionati (Lega), Roberto Pacchetti (Lega), Pierluca Terzulli (M5S/Avs), Maria Rita Grieco (FI), Silvia Calandrelli (Pd), Fabrizio Zappi (Lega), Simona Sala (M5S), Paolo Corsini (FdI), Adriano Di Majo (M5S), Anna Maria Ammirati («gradita all’opposizione, come Stefano Coletta, destinato al Coordinamento generi»), Antonio Marano (Lega). Ma l’Ordine dei giornalisti non ha nulla da dire? A questi iscritti, ovviamente, non a Baccaro.
[18 marzo 2025]
Il nunzio apostolico non è cardinale e si chiama Rajič
L’agenzia Italia informa della colazione offerta al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella ai cardinali italiani creati il 7 dicembre 2024. Nel testo si legge che tra gli altri era presente «il Cardinale Petar Raji, nunzio apostolico in Italia». Ma il diplomatico canadese di origine bosniaca che dal 2024 rappresenta papa Francesco nel nostro Paese è solo arcivescovo e si chiama Rajič.
[20 marzo 2025]
Il direttore della Stampa scrive a spanne
L’editoriale di prima pagina del direttore della Stampa, Andrea Malaguti, è preceduto da questo altisonante esergo: «“La democrazia non può funzionare se non si basa su una percezione comune della realtà, di fatti verificabili e confutabili”. Hannah Arendt». La quale però, nel fondo del direttore, diventa «Hanna Arendt», per poi tornare «Hannah Arendt» a 6 righe dalla conclusione. Da segnalare le frasi «tagliare i fondi alle Università» e «strangolare un’Università», in cui università è nome comune di cosa e quindi non richiedeva la maiuscola, prevista solo quando è nome proprio (esempio: Università di Torino). Idem per l’aggettivo «Hobbesiano», anche questo con la maiuscola, mentre andava messo in minuscolo, al pari di shakespeariano, manzoniano e carducciano. Poi Malaguti scrive: «Uscendo dal teatro mi colpisce un ragazzo, forse ventenne, che dice alla madre. “Se scoppia la guerra qui da noi e mi chiamano a combattere gli risparmio la fatica e mi uccido da solo”». Per capire chi stia parlando, dopo madre servivano i due punti, non il punto fermo. Per tornare ai nomi, il direttore della Stampa cita anche «Josè Barroso», che però si scrive José Barroso, con l’accento acuto. Chiusura in bruttezza con «Carl Smith, “sovrano è colui che decide sullo stato d’eccezione”». Direttore dovrebbe essere colui che sa come si chiamava il filosofo e politologo tedesco: Carl Schmitt.
[30 marzo 2025]
I «d’intorni» esistono solo nella prosa di Roncone
Conclusione della rubrica Nel mirino di Fabrizio Roncone su 7, settimanale del Corriere della Sera: «Nel suo ultimo libro, L’influencer (Piemme), Matteo Renzi racconta – allusivo – del pestaggio di un clochard, a Biella, nel 2004, e di Delmastro che era lì, nei d’intorni. Per caso, ovviamente». Roncone ha sbagliato la mira. L’avverbio dintorno o d’intorno si usa solo come forma letteraria di intorno («Primavera dintorno / brilla nell’aria», Il passero solitario di Giacomo Leopardi) oppure nella locuzione prepositiva dintorno a. Il plurale dintorni, senza apostrofo, indica invece i luoghi circostanti, le vicinanze, ed era questo che Roncone avrebbe dovuto scrivere.
[28 marzo 2025]
La Verità è che le Borse non «calano a picco»
Titolo dalla Verità: «Le Borse mondiali calano a picco». La locuzione corretta è «colare a picco», non «calare». Soprattutto quando Piazza Affari chiude a –3,4 per cento.
[5 marzo 2025]
L’Ansa sposta la Guinea in un golfo sudamericano
Titolo dall’Ansa: «Sequestrate sei tonnellate di cocaina al largo dell’Africa. Da una nave della Marina francese nel Golfo della Guyana». Testo: «La droga era su un peschereccio lungo circa venti metri e immatricolato in Guyana, nel Golfo di Guinea». Grande è la confusione sotto il cielo. Non esiste un «Golfo della Guyana» come entità geografica riconosciuta. Evidentemente, se il sequestro è avvenuto al largo dell’Africa, si tratta del Golfo della Guinea, situato sulla costa occidentale del continente, tra il Ghana e il Gabon, che però non a nulla a che vedere con la Guyana, la quale si trova in Sudamerica.
[16 marzo 2025]
«E non» nel titolo di prima pagina del Corriere
Titolo di un editoriale sulla prima pagina del Corriere della Sera: «Fragilità vere (e non) in Europa». Aridaje! L’avverbio negativo olofrastico – così chiamato perché, da solo, costituisce un’intera frase – è soltanto no, motivo per cui Elio Vittorini intitolò Uomini e no un suo romanzo.
[22 febbraio 2025]
Le solite virgole fuori posto nel fondo di Belpietro
In ossequio al conflitto permanente con le virgole, Maurizio Belpietro, direttore della Verità, scrive nell’editoriale di prima pagina: «Nell’intervento, il capo dello Stato ha citato l’Italia fascista e la Germania nazista, dicendo che anziché il criterio della cooperazione fra Stati, in quegli anni prevalse quello della dominazione». La virgola dopo «Stati» separa il soggetto dal predicato verbale. Errore facilmente evitabile con una virgola al posto giusto (dopo «dicendo che»).
[19 febbraio 2025]
Due pagine di Genta sulla denalità, con tre errori
In un’inchiesta che sulla Stampa occupa due pagine, Federico Genta analizza l’emergenza denatalità: «Certo non toccheremo più il record negativo registrato nel 2023, che si è chiuso con un meno 380mila neonati, ma anche il 2024 ci conferma che gli italiani fanno sempre meno figli: dal 1° gennaio alla fine di luglio il calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è stato di 4.600 unità». L’asserzione presenta almeno tre errori. 1) «Certo non toccheremo più il record negativo registrato nel 2023». Ma subito dopo Genta segnala che da gennaio a fine luglio 2024 c’è stato un altro calo e quindi è molto probabile che nel 2024 verrà segnato un ulteriore record negativo. 2) «Nel 2023, che si è chiuso con un meno 380mila neonati». Come riportato il 21 ottobre 2024 dalla stessa Stampa, 380.000 sono stati i nati totali nel 2023. Se l’anno prima ce ne fossero stati 760.000, allora si sarebbe registrato «un meno 380.000». 3) «Ma anche il 2024 ci conferma che gli italiani fanno sempre meno figli: dal 1° gennaio alla fine di luglio il calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno». L’affermazione sarebbe stata esatta se l’articolo fosse stato scritto a dicembre 2024, ma, dato che è uscito a inizio febbraio 2025, lo scorso anno è il 2024 e non il 2023.
[4 febbraio 2025]
Se aveva 36 anni nel 2011, non può averne 47 oggi
Attacco di un servizio di Cesare Giuzzi sul Corriere della Sera: «Quattordici anni fa Adilma Pereira Carneiro aveva 36 anni e tre figli, tutti gemelli. Quella notte era all’ospedale Buzzi al capezzale di uno dei bambini che si era sentito male. Una notte drammatica per una mamma, un alibi perfetto per un’assassina come sostiene invece la procura di Busto Arsizio. Perché la brasiliana oggi 47enne...». Se nel 2011 aveva 36 anni, oggi dovrebbe averne 50, non 47. Sempreché nel frattempo non siano cambiate le leggi dell’aritmetica.
[18 febbraio 2025]
«Von der Leyen» richiede il «von» in minuscolo
Titolo principale sulla prima pagina del Fatto Quotidiano: «Armi senza Parlamento: Von der Leyen fuorilegge». La particella von in tedesco rappresenta una preposizione nobiliare che significa di o della, e dunque va sempre scritta con l’iniziale minuscola, al pari della particella zu.
[9 marzo 2025]
Non «ha» caso i giornali copiano dall’Ansa
Titolo dall’Ansa: «Zingaretti: “Non ha caso palazzo Bruxelles ha nome di Spinelli”». Poiché nelle redazioni l’agenzia nazionale di stampa è considerata alla stregua della Gazzetta Ufficiale, lo strafalcione è comparso pari pari anche in vari siti: Il Sole 24 Ore, Quotidiano Nazionale, Gazzetta di Parma, L’Arena, Bresciaoggi, L’Adige, Alto Adige, Trentino, La Gazzetta del Mezzogiorno, Quotidiano Sportivo, Tiscali Notizie, Dailymotion. Il sonno della ragione genera mostri.
[22 marzo 2025]
Per Il Foglio i vagoni sono lunghi 100 metri
Incipit di un lungo servizio firmato da Rita Paparella sul Foglio: «Se ognuno dei 9 milioni di abitanti di una metropoli come ad esempio New York, avesse un’auto, parcheggiarle tutte occuperebbe più spazio dell’intera città di Los Angeles. Allora, con un occhio all’impatto ambientale, facciamo in modo che si spostino in treno! Se 9 milioni di persone salissero su un treno e si distribuissero su vagoni da 100 persone ciascuno, il treno sarebbe lungo oltre 9.000 km!». Tralasciando la virgola sbagliata dopo «York», ma che cosa scrive? Il conto strampalato implica che i vagoni siano lunghi 100 metri, cioè all’incirca quanto misura un treno regionale in Italia. Infatti: 9.000.000 diviso 100 uguale 90.000 vagoni. Che moltiplicati per 26 metri (lunghezza standard di una carrozza ferroviaria) fanno 2.340.000 metri, cioè 2.340 chilometri. Sempre tanti, ma meno di un terzo di quelli riportati da Paparella con tanto di punto esclamativo finale. La pagina reca l’occhiello «Visioni». Ci pare appropriato.
[25 marzo 2025]
Il panegirico con svarioni di Concita De Gregorio
Panegirico in onore di papa Francesco firmato da Concita De Gregorio sulla Repubblica. L’enfasi tradisce la giornalista flabellifera, che ritiene il Pontefice «un architetto di pensiero e di azione» (il quale nel titolo viene addirittura innalzato ad «architetto di tutto»). La giornalista scrive infatti di un’inesistente «cripta dei Papi» in Vaticano, forse pensando alle cosiddette Grotte della basilica, peraltro celeberrime. De Gregorio chiama poi «Vergine Salus Populi. La salvezza dei popoli» l’antichissima immagine mariana nota come «Salus Populi Romani», cioè «salvezza del popolo di Roma». Licenza della panegirista o ignoranza del latino? Restiamo con l’inquietante dubbio.
[24 marzo 2025]
Mosca è maschile per Belpietro: il gender dilaga
Riferendosi a Vladimir Putin in un editoriale sulla Verità, il direttore Maurizio Belpietro si chiede: «Se a fargli mollare la presa non sono riusciti tre anni di guerra, centinaia di migliaia di morti, miliardi di sanzioni, un mandato di cattura per crimini di guerra e un isolamento internazionale, che altro si può fare?». Non sapevamo che l’Unione europea avesse inflitto miliardi di sanzioni alla Russia: alla data dello scorso 24 febbraio, ci risulta che i pacchetti di sanzioni approvati fossero 16. Se invece Belpietro intendeva miliardi di euro, avrebbe dovuto precisare la valuta con un complemento di specificazione: «sanzioni per miliardi di euro». Poco oltre, si legge: «C’era chi invece considerava Mosca un possibile partner commerciale affidabile e gli leccava gli stivali». Il gender dilaga. (In italiano, il toponimo Mosca è di genere femminile, confermato dal nome del fiume, Moscova, che attraversa la capitale russa, anch’esso femminile).
[27 febbraio 2025]
L’Osservatore Romano cambia nome a Piacentini
Sull’Osservatore Romano, introducendo un’intervista con il gesuita Ottavio De Bertolis, cappellano dell’Università La Sapienza di Roma, Paolo Mattei ricorda che il 22 marzo 1950, in pieno Anno santo, «Pio XII consegnava ufficialmente all’Ateneo romano la Cappella della Divina Sapienza progettata da Maurizio Piacentini». L’architetto prediletto di Benito Mussolini, che fra l’altro progettò l’Eur e la via della Conciliazione, dev’essersi vorticosamente rivoltato nella tomba, perché si chiamava Marcello, come a Roma sanno anche i sassi, ma non L’Osservatore Romano.
[22 marzo 2025]
Soncini come il brandy: invecchiata di 10 anni
Da Specchio della Stampa: «Scrittrice, Guia Soncini è nata a Bologna nel 1962». Complimenti, adesso è come il brandy Vecchia Romagna: invecchiata di 10 anni.
[23 febbraio 2025]
Travaglio insiste con la «piazza Maidan»
Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, nel suo editoriale di prima pagina ricade, per ben due volte, nell’errore per il quale è stato ripetutamente censurato in questa rubrica: «Due anni dopo, la rielezione del presidente neutralista Yanukovich – cacciato nel 2004 dal golpe bianco di piazza Maidan pilotato da Usa e Uk – confermò la bontà della loro scelta. Ma nel 2014 Yanukovich fu di nuovo rovesciato dal secondo golpetto yankee di piazza Maidan». Così come non si dice «piazza Trafalgar Square» o «piazza Place de la Concorde», non si scrive «piazza Maidan», perché maidan, più precisamente majdan, in ucraino significa appunto piazza. Quella che Travaglio cita sempre in modo sbagliato è piazza dell’Indipendenza, per gli ucraini Majdan Nezaležnosti.
[16 febbraio 2025]
Domani non sa descrivere il Polittico di Giotto
Giovanni Maria Vian su Domani scrive del Vangelo di Giovanni. La pagina è illustrata dal particolare di un’opera di Giotto con la seguente didascalia: «Nel 2009 il Polittico di Giotto con Cristo benedicente fra san Giovanni Evangelista e la Vergine fu in mostra al Vittoriano». L’immagine mostra però Gesù tra Maria e san Giovanni Battista, che è ben riconoscibile, oltre che dal vestito di peli di cammello e dalla cintura di pelle di cui parlano gli evangelisti Matteo (3, 4) e Marco (1, 6), anche da un cartiglio con la scritta latina «Ecce agnus Dei ecce qui tollit peccata mundi», la frase attribuita al Battista proprio dall’evangelista Giovanni (1, 29). Il santo autore del Vangelo figura anch’egli nel Polittico Peruzzi, ma all’estrema sinistra, accanto alla Madonna, in una parte della tavola che nel giornale non si vede e che invece compare, peraltro tagliata, sul sito di Domani. Ai redattori non resta che documentarsi sui due santi, le cui storie, secondo una rara iconografia, vennero affrescate da Giotto dopo il 1318 e prima del 1322, su committenza di Giovanni di Rinieri Peruzzi, in una cappella della basilica fiorentina di Santa Croce, dove il polittico era allocato.
[16 febbraio 2025]
Il «Covid della Ronzulli», ma lei è sanissima
Titolo dalla Verità: «L’ultima sul Covid della Ronzulli: “Il nostro lockdown salvò gli altri Paesi”». Licia Ronzulli s’è presa il Covid? No? Allora bisognava scrivere: «L’ultima della Ronzulli sul Covid».
[15 marzo 2025]
Giorgia Meloni e quel congiuntivo mancante
Criticando alla Camera il Manifesto di Ventotene, Giorgia Meloni ha detto alle opposizioni: «Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia». Ci rivolgiamo non alla presidente del Consiglio, gelosa custode delle tradizioni (anche linguistiche, supponiamo) della nazione, ma alla giornalista Meloni, professionista iscritta all’albo dal 2006: nonostante l’imperversare dell’indicativo, la grammatica italiana impone che in casi del genere, e soprattutto in un contesto formale, si usi il congiuntivo: «Non so se questa sia la vostra Europa». Infatti, la proposizione subordinata introdotta da «non so se» esprime dubbio o incertezza e non trova nell’indicativo il suo tempo verbale corretto.
[19 marzo 2025]
Una «gnocca fotonica» sfocia nel Tagliamento
In un articolo a firma di Giuseppe Pietrobelli sul sito del Fatto Quotidiano, intitolato «La contesa sulle opere per “imbrigliare” il Tagliamento in tribunale: denunciata la Regione» (come se il Tagliamento scorresse in tribunale), compare la seguente frase: «Collegando le golene delle anse subito a valle del Comunque....oltre ad essere una gnocca fotonica, sei una bella persona Anita». Restiamo in attesa che Pietrobelli ce la presenti.
[23 marzo 2025]
(A seguito di questa «pulce», sulla pagina incriminata nel sito del Fatto Quotidiano è apparsa la seguente precisazione, che volentieri riportiamo: «Per un errore in una versione precedente è comparsa una frase del tutto estranea all’articolo, al testo originale e al lavoro del giornalista che l’ha curato e firmato. La redazione si scusa con i lettori e con l’autore»).
Georgescu non crede agli alieni: è un difetto?
Riferendosi a Calin Georgescu, il politologo e ambientalista rumeno, già funzionario Onu, noto per le sue posizioni sovraniste e filorusse, Aldo Grasso nella rubrica A fil di rete sul Corriere della Sera osserva: «Georgescu è uno che non crede al Covid (“Lo hai mai visto il virus?” ha detto a un giornalista che lo intervistava), agli alieni e confeziona sui social dei video “più convincenti di quelli di Fabrizio Corona”». Da quando non credere agli extraterrestri è diventato un sintomo di inaffidabilità?
[17 marzo 2025]
Con le virgole sbagliate Belpietro concede il bis
Nel rispetto del suo conflitto permanente con le virgole, Maurizio Belpietro, direttore della Verità, scrive nell’editoriale di prima pagina: «Anzi, l’ex premier estone, nei confronti del nuovo regime siriano sembra molto comprensiva». Complimenti per il segno d’interpunzione errato, messo a separare il soggetto («l’ex premier estone») dal predicato verbale («sembra»). Più avanti, Belpietro, a differenza di Niccolò Paganini, concede il bis: «Ciò che secondo la Kallas dimostra che si deve procedere nell’abolizione delle sanzioni, semmai prova altro». Qui è la virgola dopo «sanzioni» a separare il verbo («prova altro») dal soggetto logico della frase.
[18 marzo 2025]
Padre Benanti sbaglia ma Veltroni non corregge
Padre Paolo Benanti, presidente della Commissione vaticana sull’intelligenza artificiale, intervistato da Walter Veltroni per il Corriere della Sera, esprime opinioni interessanti, però con approssimazioni che non vengono corrette dall’intervistatore. Il teologo francescano sostiene che nel «primo decennio» di questo secolo «l’arrivo della computazione e lo smartphone sembravano il miglior alleato delle democrazie, l’esempio fu piazza Tahir». Il nome esatto della piazza egiziana è Tahrir e le grandi manifestazioni di massa a cui si riferisce Benanti avvennero nel 2011, quindi nel secondo e non nel primo decennio. Il consigliere di papa Francesco afferma poi: «Si deve tornare alla fotografia dei fondatori di PayPal. Quei ragazzi oggi sono i dominatori del mondo: Peter Thiel, Elon Musk, Reid Hoffman, c’erano i fondatori di YouTube, Kevin Scott che con Reid ha fatto Linkedin». Non è così: nella famosa immagine della «PayPal Mafia», pubblicata nel 2007 da Fortune, non figurano né Elon Musk né Kevin Scott. «All’inizio sembravano dei giocosi ragazzi di talento, ma nel 2012 sbarcano in borsa», aggiunge padre Benanti. Ma, stando a una dettagliata cronologia della compagnia, PayPal ebbe la sua initial public offering (Ipo) nel febbraio 2002, e non 2012. «Torniamo al tema delle regole per evitare la dittatura politico tecnologica...», lo sprona Veltroni. E Benanti: «Sono convinto che ci siano ancora degli enzimi molto forti nella società civile italiana e europea». Ci pare che il dotto con il saio confonda gli enzimi con gli anticorpi, immunoglobuline prodotte da linfociti del sistema immunitario per difendere l’organismo dall’aggressione di agenti estranei (il sostantivo viene usato in senso metaforico per significare che una democrazia o una società possiedono i mezzi per reagire a fattori disgreganti di varia natura, come spiegò l’epistemologo Gilberto Corbellini anni fa sul Sole 24 Ore). Gli enzimi sono invece composti di natura proteica che accelerano le reazioni chimiche. Il frate fa poi riferimento al «tempo fuori cardine di Amleto» e osserva che è stato usato «per descrivere il XV secolo, in cui la scoperta di un nuovo territorio, la nascita di una frattura religiosa, di una nuova scienza con Galileo e Newton hanno portato a una crisi e una ridefinizione degli istituti politici». Ma il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galileo Galilei fu pubblicato nel 1632 mentre I principi matematici della filosofia naturale di Isaac Newton è del 1687, quindi entrambe queste opere furono scritte nel XVII secolo e non nel XV. E nemmeno la «frattura religiosa» – evidentemente la riforma protestante – è del XV secolo, perché le celebri tesi di Lutero furono affisse del 1517. Padre Benanti chiude non proprio in bellezza, ancora una volta senza che Veltroni trovi alcunché da ridire: «Il modello economico che stiamo conoscendo ricorda tanto l’economia feudale, dove c’era il Landlord che ci consentiva di coltivare la sua terra in cambio di un pezzo di provento. Oggi abbiamo il Datalord e noi siamo i feudatari del suo parco dati». Ma, in questo paragone storico con l’organizzazione economica medievale, gli utenti dei motori di ricerca e delle piattaforme social sono in realtà i servi della gleba e non i feudatari, in quanto, come specifica la Treccani, quest’ultimi erano i concessionari di un feudo e, in senso figurato, oggi sono coloro che sfruttano la loro posizione per assicurarsi privilegi e potere. Piuttosto difficile immaginare noi utenti come feudatari di Google, Meta, Apple, Amazon e Microsoft.
[20 marzo 2025]
Il vombato diventa vompato sul Messaggero svampito
Titolo dalla pagina Facebook del Messaggero: «Australia, influencer sottrae cucciolo di vompato alla madre per registrare un...». Peccato che il marsupiale australiano si chiami vombato, appartenendo alla famiglia dei vombatidi.
[15 marzo 2025]
Romagnoli non ha ben chiaro il concetto di enclave
In un reportage che occupa due pagine della Repubblica, lo scrittore Gabriele Romagnoli racconta: «Da terra di nessuno le Svalbard sono diventate Norvegia, ma con uno statuto speciale che consente ad altri Stati di avere proprietà per lo sfruttamento economico. È così che la Russia ha stabilito enclave a Pyramiden, ormai abbandonata, e Barentsburg». Tecnicamente, se fossero ufficialmente riconosciute come tali, Pyramiden e Barentsburg sarebbero per la Russia exclavi, non enclavi. Inoltre, poiché entrambe hanno accesso al mare (dispongono di un porto), sarebbe più corretto definirle semiesclavi o exclavi costiere. Per esemplificare: Kaliningrad, situata tra Polonia e Lituania, è un’exclave della Russia, dal momento che è separata dal territorio principale di quest’ultima, ma non è un’enclave: ha sbocchi sul Mar Baltico e non è circondata da un solo Paese. Comunque, contrariamente a quanto asserito da Romagnoli, Pyramiden e Barentsburg non sono enclave o exclave russe, essendo tuttora soggette alla sovranità norvegese.
[7 marzo 2025]
Belpietro rititola il manifesto di Ventotene
Incipit dell’editoriale di Maurizio Belpietro, direttore della Verità, in prima pagina: «Ho sempre pensato che la maggior parte di coloro che lo citano, in realtà il manifesto di Ventotene non lo abbiano mai letto. Probabilmente si sono fermati al titolo accattivante: “Per un’Europa libera e unità”». Belpietro nemmeno al titolo, considerato che è «Per un’Europa libera e unita». (E chiudiamo un occhio sul consueto conflitto con la virgola, introdotta erroneamente tra soggetto e verbo).
[21 marzo 2025]
La causa che accusa, una novità dell’Ansa
Nell’annunciare che «una giuria del North Dakota ha ritenuto Greenpeace responsabile per centinaia di milioni di dollari di danni in un caso intentato da un gestore di oleodotti statunitense che ha accusato il gruppo di aver orchestrato una campagna di violenza e diffamazione», l’Ansa specifica: «La causa ha accusato Greenpeace International, Greenpeace USA e il braccio finanziario Greenpeace Fund Inc. di diffamazione, violazione di domicilio, cospirazione civile e altri reati». Tenderemmo a pensare che l’attore accusi e la corte condanni, non che la causa accusi.
[19 marzo 2025]
La vera storia della battuta di Fortebraccio
Incipit di Silvia Truzzi sulla prima pagina del Fatto Quotidiano: «Mentre in conferenza stampa Carlo Conti annuncia gli ospitini della seconda serata, viene in mente quella vecchia battuta di Fortebraccio, riferita a un fu ministro dell’Industria (“Arrivò un’auto e non ne scese nessuno, era Nicolazzi”)». Ricordo imperfetto. Mario Melloni (alias Fortebraccio) la appioppava abitualmente sull’Unità non a Franco Nicolazzi bensì ad Antonio Cariglia, segretario del Psdi, come si evince dal quotidiano del Pds, che la rievocò il 22 febbraio 1993, a pagina 2: «L’auto si fermò. Lo sportello si spalancò e non scese nessuno. Era Cariglia». Si trattava peraltro di una battuta sul calco dell’impietoso aforisma che Winston Churchill coniò per definire una nullità Clement Attlee, primo ministro del Regno Unito dal 1945 al 1951: «Un taxi vuoto si è fermato davanti al numero 10 di Downing Street, e ne è sceso Attlee». Ma, come documenta Stefano Lorenzetto in Chi (non) l’ha detto (Marsilio), il Dizionario delle citazioni sbagliate, la frase in realtà sarebbe stata pronunciata da un critico teatrale del quotidiano parigino Le Figaro, o almeno così riferisce Wilhelm Büring nel Libro d’oro degli aneddoti: «Ieri mi trovavo davanti al teatro. Era molto presto per entrare. Quand’ecco arriva una carrozza vuota. Si ferma. E chi ne scende? Sarah Bernhardt!». In un’occasione, il 25 aprile 1979, prendendo in giro il socialdemocratico Franco Nicolazzi sotto il titolo «Breve ritratto d’un inesistente», Melloni svelò con lealtà la paternità dell’aneddoto, riferendolo, anziché al critico del Figaro, al giornalista Luigi Arnaldo Vassallo (1852-1906), noto come Gandolin: «Alla maniera di Gandolin che molti anni fa, a Genova, raccontò come vide giungere Sarah Bernhardt al teatro Carlo Felice, noi diremo come ci è capitato l’altro giorno di vedere capitare un ministro (un ministro dell’Industria, nientemeno) a Montecitorio. Eravamo fermi sui gradini del portone maggiore del palazzo, quando arrivò, fermandosi davanti all’entrata, una grossa macchina blu. L’autista, rapidamente, corse a spalancare la portiera posteriore di destra. Non ne scese nessuno. Era Nicolazzi».
[12 febbraio 2025]
Melloni crede che Cignoni sia vissuto nel 1266
Intervistato sulla Stampa da Giacomo Galeazzi, lo storico Alberto Melloni parla delle traduzioni della Bibbia in volgare, un fenomeno che «precede Lutero». E su questo siamo d’accordo. Ma lo studioso vuole esemplificare, e qui casca l’asino: «Mario Cignoni nel 1266 ha tradotto il Vangelo di Giovanni». Il dottissimo studioso si riferisce all’«antica versione italiana del secolo XIII» edita nel 2005 dalla Società biblica britannica e che l’attuale segretario generale della Società biblica in Italia, Cignoni appunto, ha evidentemente solo curato perché non è vissuto quasi otto secoli fa. Lo sfondone macroscopico è dell’intervistatore o dell’intervistato? Ai posteri l’ardua sentenza.
[16 marzo 2025]
Sul Corriere appare una nuova nazione: il Morocco
In una cartina geografica sugli spostamenti in Europa del «soggetto pericoloso» Osama Almasri, pubblicata nella sezione «Primo piano» del Corriere della Sera, accanto a Gran Bretagna, Germania, Belgio, Francia, Austria, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Libia, Tunisia e Algeria, compare il «Morocco». Applausi dal Times.
[31 gennaio 2025]
Cannavò sbaglia la concordanza, e questo è un fatto
Sul Fatto Quotidiano, Salvatore Cannavò intervista Lucio Caracciolo, direttore di Limes, sulle ultime uscite del presidente Donald Trump, e domanda: «Eppure, non c’era da aspettarsi le mosse Usa?». Essendo «le mosse» il soggetto logico dell’azione («aspettarsi»), il verbo andava coniugato al plurale: «c’erano».
[17 febbraio 2025]
«Dovrcattoemmo», il singulto (cattolico?) di Belpietro
Dall’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: «Ma quando vediamo le Corti europee annullare le elezioni e alti funzionari minacciare di annullarne altre, dovrcattoemmo chiederci...». Singulto cattolico?
[18 febbraio 2025]
Un titolo frutto di «attività celebrale»
Titolo dalla home page di Login sul sito del Corriere della Sera: «Brain2Qwerty, l’intelligenza artificiale di Meta che “legge nel pensiero” e trasforma l’attività celebrale in testo». Urge adottarla in redazione.
[17 febbraio 2025]
La Repubblica inventa il «sorpasso all’Inter»
Titolo dal sito della Repubblica: «Venezia-Napoli 0-0: Conte fallisce il sorpasso all’Inter». Riuscito, invece, quello della redazione sulla grammatica.
[16 marzo 2025]
Tomaso Montanari biblista si dà la zappa sui piedi
Con un linguaggio di stampo religioso, lo storico dell’arte Tomaso Montanari, trascinato da zelo controriformistico nei confronti della proposta di riforma scolastica del ministro Giuseppe Valditara, sul Fatto Quotidiano se la prende con il suo collega Ernesto Galli della Loggia, storico nonché editorialista del Corriere della Sera, definito «responsabile morale dell’intera operazione». Il motivo? Lo storico tout court bersaglio degli strali dello storico dell’arte è presentato come «Prof. Emerito Scuola Normale di Pisa», titolo «usato in modo abusivo» perché nei ranghi dell’illustre istituzione «il nostro si è ritrovato con la devoluzione pisana dell’Istituto di Scienze umane di Firenze in cui ha chiuso la carriera». Lo stesso polemista ammette che «sarà colpa di un solerte scrivano» ministeriale, ma poi lo zelo prevale perché alla fine dell’articolo non si trattiene dal citare, tuttavia a sproposito, il celeberrimo versetto con cui si apre il libro biblico intitolato alla greca Ecclesiaste e ora prevalentemente denominato Qoelet: «Vanità delle vanità, tutto è vanità». Montanari conclude lapidario: «È proprio vero, la Bibbia ha sempre ragione». Infatti, con l’allusione luogocomunista al celebre titolo italiano, La Bibbia aveva ragione, del libro di Werner Keller sull’archeologia biblica, pubblicato nel 1955 e poco dopo tradotto in Italia, lo storico dell’arte si dà la zappa sui piedi perché da allora gli scavi in Palestina hanno dimostrato esattamente il contrario, e cioè che la Bibbia non ha sempre ragione. (Ma se la Bibbia ha sempre ragione, come crede Montanari, che male c’è a farla studiare, come propone il ministro Valditara?).
[15 marzo 2025]
Monsieur Belpietro e le grafie francesi sbagliate
Maurizio Belpietro, direttore della Verità, si ostina a sfoggiare il francese ma non sa padroneggiarlo. Nel suo editoriale di prima pagina, riferendosi a Emmanuel Macron, infila per due volte l’espressione «Monsieur le President», che però è «Président», con l’accento acuto sulla prima e. In un altro editoriale cita «Francois Mitterrand», ma ci rendiamo conto che trovare la lettera c con la cediglia (ç) nella tastiera del pc (si trova sopra la ò), per cavarne fuori il nome corretto «François», non è mestiere da direttori.
[15 e 12 marzo 2025]
Matzuzzi sul Foglio declina male il latino
In un pungente e divertente articolo sul Foglio, il preparatissimo vaticanista nonché caporedattore Matteo Matzuzzi sferza molto opportunamente la vanitas cardinalizia, che dilaga in interviste dimenticabilissime mentre papa Francesco in ospedale certo non se la passa bene. Il «fogliante» si concede il lusso di alcune parole latine, ma con un brutto scivolone, perché scrive «cum gravitas e malcelata vanitas». Va bene la vanitas, Matzuzzi, ma la prossima volta declini all’ablativo, con il cum obbligatorio («cum gravitate e malcelata vanitate»), oppure si abbassi a scrivere «con gravitas e malcelata vanitas». Avremmo goduto di più.
[22 febbraio 2025]
Il «già citato Eastwood» non era stato citato
In un commento pomposamente rubricato dalla Stampa con l’occhiello «L’analisi», il critico cinematografico Stefano Della Casa illustra la figura del compianto attore Gene Hackman: «E non è nemmeno una sorpresa scoprire che tutti registi più interessanti della Hollywood anni Settanta avevano per lui un’enorme ammirazione, dal già citato Eastwood a Bill Friedkin a Francis Ford Coppola». In effetti, la vera sorpresa è che nelle 38 righe precedenti il «già citato» non è mai citato.
[28 febbraio 2025]
Il notabile islamico retrodata Paolo VI di 6 secoli
Il Corriere della Sera riporta la seguente dichiarazione del vicepresidente della Coreis (Comunità religiosa islamica italiana): «“I migliori auguri allora di pace e salute a papa Francesco – aggiunge Yahya Pallavicini – che nell’anno del seicentesimo anniversario della Nostra Aetate continua ancora nel solco del dialogo aperto da San Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986”». Poiché la Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane fu firmata da Paolo VI e dai padri conciliari il 28 ottobre 1965, non sarà che anche il notabile musulmano beve alcolici?
[25 febbraio 2025]
«Docenti da rifare» (come il titolo) sulla Verità
Titolo dalla Verità: «Violato l’anonimato negli esami, concorso Pnrr per docenti da rifare». Dovranno metterli nel Bimby e reimpastarli? No? Allora ecco la versione corretta: «Da rifare concorso Pnrr per docenti».
[19 febbraio 2025]
Urge idraulico liquido per Veronica Gentili
Dalla rubrica Facce di casta di Veronica Gentili sul Fatto Quotidiano: «Romano Prodi, con i suoi 85 anni, può permettersi di guardare lo stato delle cose senza la necessità di applicare filtri a ciò che vede che siano funzionali ad obiettivi altri (semplicemente magari a quello d’interpretare scrupolosamente la propria parte nella commedia della politica attuale, pena la perdita del proprio ruolo e dei propri consensi) come invece accade nella stragrande maggioranza dei casi». Bisogna presentarle Mr Muscle, l’idraulico liquido.
[24 febbraio 2025]
Sotto la lente del Corriere compare il «beckend»
Michela Rovelli sul Corriere della Sera analizza il caso dei dati a rischio per gli utenti che usano il chatbot di intelligenza artificiale di DeepSeek: «La cronologia delle chat, le password, i dettagli di beckend e altre informazioni sensibili erano conservate su un database accessibile pubblicamente e senza nessun meccanismo di difesa». Tralasciando il fatto che la presenza fra i soggetti di un sostantivo maschile («i dettagli») richiedeva il participio «conservati», ignoriamo che cosa sia il beckend. Ci risulta invece che esista il termine informatico back end, dalla locuzione inglese «parte finale (end) posteriore (back)», cioè, «in un’applicazione client/server, la parte del programma che viene eseguita dal server» (Lo Zingarelli 2025). Titolo della rubrica di Rovelli: La Lente. Un po’ appannata.
[1° febbraio 2025]
Belpietro sempre in conflitto con le virgole
Per il noto conflitto permanente con le virgole, Maurizio Belpietro, direttore della Verità, scrive nell’editoriale di prima pagina: «Ma l’extracomunitario che con il suo racconto avrebbe fatto partire la richiesta all’ufficio del procuratore contro ministri e premier, nella denuncia non parla solo di quanto è accaduto in Italia nelle ultime settimane». Complimenti per la virgola fra soggetto e verbo. O andava posta una virgola dopo «extracomunitario» o andava tolta dopo «premier».
[7 febbraio 2025]
Per Battistini c’è la Consulta anche in Romania
«Calin Georgescu, ex ambasciatore a budget zero che i sondaggisti nemmeno consideravano, in poche settimane ha incassato fiumi di soldi dall’estero e di follower su TikTok, vincendo il primo turno col 23% e costringendo la Consulta ad annullare il voto per “evidenti frodi”», scrive Francesco Battistini in un editoriale del Corriere della Sera dedicato alla Romania. La Consulta? La Corte costituzionale italiana esercita forse i suoi poteri anche a Bucarest? Da noi viene chiamata così perché dal 1955 ha sede nel Palazzo della Consulta, in piazza del Quirinale. Ma non ci risulta che papa Clemente XII nel Settecento abbia commissionato un edificio gemello in Romania per ospitarvi la Sacra Congregazione della Consulta, ovvero il Consiglio di Stato pontificio.
[11 marzo 2025]
Titoli molto sportivi: «Abbracciai a Baresi»
Titolo dal sito della Gazzetta dello Sport: «Ranucci: “Abbracciai a Baresi a Usa 94 e portai Totti alla Roma. E ho solo un rimpianto...”». Capisci ammè.
[9 marzo 2025]
La sorella di Eleonora Giorgi è Nicoletta Ercole
Il sito della Repubblica mette online una foto dei funerali di Eleonora Giorgi con questa didascalia: «Paolo Ciavarro e Andrea Rizzoli e la sorella Beatrice Giorgi». Ma la signora nell’immagine non è affatto la sorella dell’attrice defunta. Si tratta invece di Nicoletta Ercole, una delle più care amiche di Eleonora Giorgi: le è stata sempre vicino, anche nella malattia, sino a prometterle che si sarebbe occupata di organizzare le esequie. Nel medesimo scambio di persona incorre il sito di Sky Tg24. Ercole, 72 anni, dal 1974 è costumista per il cinema, il teatro e la televisione, con più di 70 film all’attivo, dunque conosciutissima nel mondo dello spettacolo. Ma non da chi si occupa di spettacoli alla Repubblica e a Sky Tg24.
[5 marzo 2025]
Il Papa non è fuori pericolo ma non è in pericolo
Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera: «Certo il Papa “non è ancora fuori pericolo”, dicono, però “non è attualmente in pericolo di vita”». Quindi di che pericolo si tratta se non è in pericolo?
[13 marzo 2025]
Il povero diavolo non sa nulla degli esorcismi
Il coltissimo Mephisto Waltz nella sua rubrica sul Sole 24 Ore: «Fu allora – come racconta un testo del 1689 – che il prete compì un esorcismo, considerato il primo della storia. Giotto in verità (1265-1337) già ne aveva avuto esperienza». Povero diavolo, vuole pontificare sull’acqua santa ma casca male. Innanzitutto, Giotto di Bondone nacque nel 1267, non nel 1265. Anche se la data esatta è incerta, nessuna fonte storica parla del 1265, anno in cui nacque invece Dante Alighieri (che il satanasso pasticcione abbia confuso i due toscani?). Anzi, secondo Giorgio Vasari venne al mondo nel 1276 (così scrive ne Le vite de’ più eccellenti Pittori, Scultori, e Architettori, pubblicato nel 1550). Sul 1267, comunque, concordano la Treccani e l’Enciclopedia Zanichelli, mentre la Britannica scrive testualmente «born 1266/67 or 1276». Quanto al primo esorcismo della storia, che secondo Mephisto Waltz sarebbe avvenuto nel 1689, il coltissimo demonio deve ignorare l’esistenza della Mesopotamia. Nei testi sumero-accadici, come quelli ritrovati negli archivi di Ninive (VII secolo avanti Cristo), sono riportati i riti contro spiriti maligni. Il rituale Maqlû, composto all’inizio del primo millennio avanti Cristo, è uno dei più noti testi babilonesi e contiene l’invocazione «Nessun male si avvicini a te!». A furia di essere scacciato, l’angelo delle tenebre che offusca Il Sole 24 Ore se l’è dimenticato.
[9 marzo 2025]
Negli anni Sessanta «esplose il petrolio»
Paola Pollo sul Corriere della Sera intervista Alessandro Michele, direttore creativo della maison Valentino. «La percezione è che la gente sia arrabbiata con la moda», osserva la giornalista. Risponde lo stilista: «È un mondo che paragono agli Anni Sessanta e Settanta quando esplose il petrolio». Chissà che incendio.
[4 marzo 2025]
Colaprico sposta la Gintoneria di Milano
«L’inchiesta sulla Gintoneria di via Ferrante Aporti non sarà il fatto principale della città, ma è uno di quelli che sta facendo parlare di più», osserva Piero Colaprico su Domani. E pensare che è stato per una vita caporedattore della cronaca di Milano alla Repubblica: la Gintoneria di Davide Lacerenza, arrestato con la figlia di Wanna Marchi per un giro di droga e prostituzione legato al locale, si trova in via Napo Torriani, al numero 15.
[11 marzo 2025]
Belpietro sempre in conflitto con le virgole
Negli editoriali di Maurizio Belpietro, direttore della Verità, permane il conflitto con le virgole: «Il sindacato di Landini e quello di Bombardieri, hanno rifiutato anche gli aumenti per i dipendenti degli enti locali». La virgola dopo «Bombardieri» separa il soggetto (i due sindacati) dal verbo («hanno rifiutato»). Nello stesso fondo Belpietro osserva: «Certo, sarebbe meglio che gli insegnanti né ricevessero 300 e forse anche 500 o 1.000 euro», così confondendo la congiunzione negativa con la particella pronominale.
[23 febbraio 2025]
I conti del Secolo XIX non tornano
Sul Secolo XIX in un articolo di Bruno Viani su una conferenza genovese del generale dei gesuiti, il venezuelano Arturo Sosa Abascal, i numeri non tornano. Stando all’Annuario pontificio, gli appartenenti alla Compagnia di Gesù sono 14.195, molti di meno dei «16.000 gesuiti sparsi in tutto il mondo» che figurano invece sul quotidiano ligure. I cardinali elettori europei assommano poi a 53 e tra loro gli italiani sono ben 17 (senza contare il missionario cuneese Giorgio Marengo, che è prefetto apostolico di Ulan Bator in Mongolia, e il francescano bergamasco Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini) e non «solo 52, di cui 14 italiani». Urge pallottoliere.
[7 marzo 2025]
Sui verbi al passato Belpietro fa un frullato
«Eppure, la violazione dei diritti costituzionali, quando fu sollevata davanti alla Corte costituzionale, è stata ritenuta degna di un verdetto dei giudici della legge», scrive Maurizio Belpietro, direttore della Verità, nel suo editoriale di prima pagina. La commistione tra passato remoto («fu sollevata») e passato prossimo («è stata ritenuta») genera un’incoerenza temporale. Considerato che l’azione di sollevare la violazione e quella di ritenerla degna di un verdetto appartengono allo stesso contesto temporale passato, sarebbe stato corretto uniformare i tempi dei verbi al passato, o remoto o prossimo, a scelta di Belpietro.
[1° febbraio 2025]
Chi l’ha vista? Tutti: è alta 170 metri
Sotto il titolo «L’ultimo avvistamento a Venezia», Il Resto del Carlino dà conto della sparizione di una ragazzina e precisa «Sofia S. è alta 170 metri». Non dovrebbe passare inosservata.
[6 marzo 2025]
Phil Collins inchiodato alla scena con otto viti
Titolo dal sito di FQ Magazine, periodico del Fatto Quotidiano: «“Sono stato molto malato e non ho più voglia. Ho otto viti nella scena e il mio piede è insensibile”: Phil Collins confessa di essere in crisi». E perché mai? Dal palcoscenico non lo tira giù nessuno.
[22 febbraio 2025]
Una lapide garibaldina anche alla grammatica
Daniela Solito sul sito della Repubblica: «Alla celebre battaglia di Mentana, in cui i garibaldini ne uscirono sconfitti ma vennero ricordati negli anni per l’enorme sacrificio, sono dedicate diverse piazze in Italia, fra cui anche a Milano». Una lapide pure alla grammatica.
[19 febbraio 2025]
Le criptiche regole numeriche del Sole 24 Ore
Elena Granata sul Sole 24 Ore: «Per aiutare a progettare nuovi spazi verdi, il professor Cecil Konijnendijk ha ideato una soluzione semplice ma molto suggestiva. Si tratta della regola del 3-30-300: ogni diritto al 30% di copertura arborea nel quartiere dove vive, ha diritto di abitare a non più di 300 metri di distanza da un giardino o da uno spazio verde». «Ogni diritto» che cosa? E comunque manca la spiegazione del «3».
[5 marzo 2025]
Belpietro ricade sulla virgola
Nel suo editoriale di prima pagina, Maurizio Belpietro, direttore della Verità, esemplifica i termini dello scandalo edilizio che ha travolto Beppe Sala, sindaco di Milano, e nella circostanza offre l’ennesimo saggio del proprio conflitto permanente con le virgole: «Edifici di uno e due piani trasformati in palazzi di 16 e 23 piani, al limitare di un parco, con un indice di densità edilizia triplo di quello previsto senza sborsare un euro di oneri di urbanizzazione». Per la previsione occorre sborsare un euro? No? Allora manca una virgola dopo «previsto».
[7 marzo 2025]
La Repubblica scambia Omella per Re
«Non inventiamo cose, il Pontefice si sta riprendendo e tra qualche giorno tornerà. Non ci sono riunioni di porporati», è la frase che La Repubblica attribuisce al cardinale Giovanni Battista Re. Ma la foto che la accompagna non è quella del decano del Collegio cardinalizio, bensì del cardinale Juan José Omella, arcivescovo metropolita di Barcellona.
[21 febbraio 2025]
Beppe Sala spara balle sul Corriere della Sera
Intervistato da Maurizio Giannattasio sul Corriere della Sera, Beppe Sala, sindaco di Milano, riferendosi al limite dei due mandati per i sindaci di Comuni con più di 15.000 abitanti e per i presidenti di Regione, osserva: «Mi devono spiegare come mai siamo l’unico paese europeo in cui c’è questo limite». L’affermazione di Sala non è corretta e il giornalista avrebbe dovuto farglielo notare. In Portogallo tutti i sindaci, indipendentemente dalla grandezza dei Comuni, non possono svolgere più di tre mandati consecutivi, della durata di 4 anni ciascuno. In Polonia il mandato dei sindaci è di 4 anni e, come hanno confermato i fact-checker polacchi di Demagog interpellati da Pagella politica (sito specializzato nel controllare la veridicità delle dichiarazioni di personaggi pubblici), ogni sindaco può svolgere al massimo due mandati di fila.
[20 gennaio 2025]
«I risparmi di una vita» da operaio: 400.000 euro
Andrea Bucci sulla Stampa racconta la storia di «Francesco Vagina, 62 anni, operaio disoccupato di Salassa, che tra ottobre 2023 e agosto 2024 avrebbe dilapidato una fortuna investendo circa 400 mila euro in bitcoin». E fa dire allo sventurato: «Erano i risparmi di una vita, investiti in polizze e buoni fruttiferi». Un operaio disoccupato che accumula risparmi per 400.000 euro meriterebbe d’insegnare alla Bocconi. Comunque gli resta il cognome benaugurante.
[2 febbraio 2025]
Confidenze su Puskin: amava Duse non ancora nata
Su Confidenze, settimanale della casa editrice di Maurizio Belpietro, Maria Grazia Sozzi intervista l’attrice Sonia Bergamasco e le chiede come abbia fatto la venerata collega Eleonora Duse, passata alla storia come la Divina, «a mantenere integra la sua fama negli anni». Risposta: «Attraverso i ricordi di chi aveva avuto la fortuna di vederla dal vivo e di ascoltare la sua voce sensuale, dai toni bassi. Per esempio, Lee Strasberg, fondatore del famoso Actors Studio, che l’ha incontrata a Broadway e ne è rimasto affascinato. Ma erano molti gli artisti che la amavano: Rainer Maria Rilke, Aleksandr Puskin, Anton Cechov, Konstantin Stanislavsky, Luchino Visconti, Luigi Pirandello e tantissimi altri nomi noti». Ora, premesso che Strasberg si limitò ad assumere nel 1951 la direzione dell’Actors Studio, fondato quattro anni prima non da lui bensì da Elia Kazan, Cheryl Crawford e Robert Lewis, è davvero sorprendente che Eleonora Duse fosse amata da Puskin, il quale risulta morto nel 1837, cioè 21 anni prima che l’attrice venisse al mondo.
[14 febbraio 2025]
Il cadavere è deceduto prima di morire
Titolo dalla pagina Facebook del Mattino: «L’unica certezza, al momento, è che Hackman sia deceduto prima del ritrovamento del suo cadavere». L’unica certezza della vita.
[1° marzo 2025]
Marco Follini inventa barone di «Munschausen»
Nella pagina dei commenti della Stampa, Marco Follini, ex vicepresidente del Consiglio, avverte: «Illudersi che il nostro ordine di cose si rimetta in piedi da se stesso, al modo del cavallo del barone di Munschausen, non ci porterà lontano». Ha ragione, a meno che non ci mettiamo a cavallo di una palla di cannone, come faceva il famoso barone. Che era di Münchhausen, però.
[26 febbraio 2025]
Mephisto Waltz, storico che galoppa verso il baratro
Nella sua rubrica pubblicata dal supplemento culturale del Sole 24 Ore, il coltissimo Mephisto Waltz torna a stenderci con una raffica di errori storici e sfondoni imbarazzanti. «Modello Alessandro Magno (356-23 a.C.)». Più di 300 anni di vita ci sembrano tantini: infatti morì nel 323 avanti Cristo. Il satanasso aggiunge: «Dalla Macedonia in dodici anni conquistò con slancio dall’Egitto al confine del mondo di allora, l’India», lasciandoci così presumere che l’abbia sottomessa, mentre si limitò ad arrivarci. Il povero diavolo si occupa poi di Donald Trump: «Non gli bastava annunciare la futura americanità di Canada, Giordania e Panama». La Giordania? Ipotizziamo che Mephisto Waltz, avvolto dai fumi di zolfo, l’abbia scambiata per la Groenlandia. Poi situa il regno di Traiano fra il 97 e il 117 dopo Cristo, quando invece l’imperatore regnò dal 28 gennaio 98 fino alla sua morte, avvenuta l’8 agosto 117 (sulla data di inizio concordano tanto lo storico Anthony Richard Birley quanto The Cambridge Ancient History, uno dei testi accademici più autorevoli sulla storia romana, 19 libri). Quindi il demonietto passa a un suo consimile, citando «le guerre di Attila (IV-V sec d.C.)»: a parte la ruspante abbreviazione «sec», il «flagello di Dio» fu re degli Unni dal 434 al 453, dunque riteniamo improbabile che abbia condotto guerre nel IV secolo, iniziato nell’anno 301 e finito nel 400. «Un balzo e siamo a Napoleone (1803-15)», prosegue Mephisto Waltz galoppando verso il baratro, senza avvedersi che il Bonaparte cominciò l’espansione non nel 1803 bensì con la Campagna d’Italia del 1796-1797. Non manca una citazione finale sugli «americani in Vietnam», in modo da giustificare il titolo - «Conquistadores» - dato dal Sole 24 Ore alla disastrosa scorribanda. Scusi, Belzebù, ma le pare che quella degli Stati Uniti in Vietnam sia stata una guerra di conquista? Gli storici concordano sul fatto che si trattò di un conflitto di natura ideologica e di riunificazione nazionale, condotto per procura. Certo, spedì all’inferno un’intera generazione e lei dev’essersi confuso per la contentezza.
[2 marzo 2025]
Il biblista pontificio come il don Alfio di Verdone
Intervistato dal vaticanista Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera, il nuovo predicatore della Casa pontificia Roberto Pasolini, cappuccino che si dichiara «biblista», ricorda che quest’anno è «il millesettecentesimo anniversario del Credo di Nicea: e “credo nella vita eterna” ne è un elemento centrale». Il frate sarà pure biblista, ma certo non ha dimestichezza con i testi basilari della fede cristiana perché nella breve professione di fede votata dal primo concilio ecumenico voluto dall’imperatore Costantino nel 325 l’espressione non compare. È il Concilio di Costantinopoli del 381 a inserire nel Credo la frase «aspettiamo la resurrezione dei morti e la vita del secolo futuro», da cui è derivata l’attuale formulazione: «Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà». Insomma, «manco le basi der mestiere, te ricordi», come dice Mario Brega al don Alfio interpretato da Carlo Verdone in Un sacco bello.
[5 marzo 2025]
Belpietro e gli «800 miliardi di debiti»
Incipit del fondo di Maurizio Belpietro, direttore della Verità, in prima pagina: «Armiamoci e partite. L’armata Brancaleone di Ursula von der Leyen non ha neppure un soldato, ma presto potrebbe avere 800 miliardi di debiti». Per chi trema all’idea di dover accendere anche un solo mutuo quando acquista la casa, 800 miliardi di debiti sono davvero tantissimi. Infatti bisognava parlare di «debiti per 800 miliardi». Nel medesimo editoriale, Belpietro scrive per tre volte «Von der Leyen», con la particella maiuscola, contraddicendo la grafia adottata all’inizio e, soprattutto, la regola dei cognomi tedeschi, in cui von rappresenta una preposizione nobiliare che significa di o della, e dunque va scritto in minuscolo, come la particella zu (esempio: Rupert zu Löwenstein, il banchiere britannico di origine tedesca che gestiva le finanze dei Rolling Stones).
[5 marzo 2025]
La von der Leyen secondo i titolisti della Verità
Maurizio Belpietro ha fatto scuola con i redattori che si occupano della titolazione. Dalla prima pagina della Verità: «Dopo averla distrutta per cinque anni, la Von der Leyen ha un piano per l’auto». Replica, sempre in prima pagina: «La Von der Leyen si fa fare lo scudo per i suoi messaggini con la Pfizer». Poi all’interno: «L’Italia adesso deve farsi valere con la Von der Leyen». E ancora di nuovo in prima pagina: «Gli 800 miliardi che pretende la Von der Leyen».
[31 gennaio, 6 e 7 febbraio, 6 marzo 2025]
Battista fa morire Feltrinelli «su un traliccio»
Pierluigi Battista, in un’intera pagina del Foglio dedicata a Giangiacomo Feltrinelli, conclude parlando della «sua tragica morte su un traliccio». L’editore fu rinvenuto cadavere ai piedi di un traliccio a Segrate. Secondo la ricostruzione ufficiale, stava cercando di piazzare un ordigno durante la notte tra il 14 e il 15 marzo 1972, quando la bomba esplose mentre Feltrinelli era ancora a terra. Non vi sono prove che si trovasse sul traliccio al momento dello scoppio.
[22-23 febbraio 2025]
Per Il Giornale è illegale restituire soldi truffati
William Zanellato sul sito del Giornale: «La 32enne è stata vittima di una nuova e ingegnosa truffa on-line che, grazie all’utilizzo di un semplice Qr Code, ha consentito al ragazzo di ottenere una somma di denaro illegalmente poi restituita». Per cui restituire una somma truffata è illegale. Che dire? William non è Shakespeare.
[11 febbraio 2025]
Il Corriere e il fratello cardinale di Cocco Bill
Titolo dal sito del Corriere della Sera: «Il cardinale Cocco Palmerio: “Le dimissioni del Papa? Sarebbero auspicabili”». Deve trattarsi del fratello porporato di Cocco Bill. (Il cardinale in questione si chiama Francesco Coccopalmerio).
[27 febbraio 2025]
L’«imanità» sarà l’umanità degli imam?
Didascalia dal Foglio: «Un disegno su un muro a Oswiecim: “L’antisemitismo è un peccato contro Dio e contro l’imanità”, dice il Papa. Sotto qualcuno ha aggiunto: “Anche il silenzio lo è”». L’«imanità» sarà l’umanità degli imam?
[25 gennaio 2025]
Avete mai visto Agnelli con il cappotto sopra la giacca?
Incipit di Michele Masneri sul Foglio: «A cinquant’anni dal suo primo romanzo, appena uscito il ventesimo, Giorgio Montefoschi si aggira per Roma senza cappotto nel gelo invernale con la vera eleganza che sfocia nell’atermia (avete mai visto l’avvocato Agnelli col cappotto sopra la giacca?)». Sì. (Ma riconosciamo che sarebbe stato difficile vederlo con la giacca sopra il cappotto).
[21 febbraio 2025]
Belpietro parte del fondo per contraddire l’inizio
«L’Europa parte dal fondo e, come le è già capitato in passato con le regole di Maastricht e con la Banca centrale, parte male». È l’attacco dell’editoriale di Maurizio Belpietro, direttore della Verità, in prima pagina. Solo che a pagina 3 la conclusione è diametralmente opposta: «L’Europa, invece di costruire qualche cosa cominciando dalle fondamenta, parte dal tetto». Si possono pertanto trarre due conclusioni. 1) Per Belpietro sulle fondamenta vanno posate le tegole. 2) Il fondo del fondo può contraddire l’incipit, segno che con il direttore della Verità sai come inizi, ma non come finisci.
[27 febbraio 2025]
Zelensky si è «conficcato» in un vicolo cieco
Dall’editoriale del direttore Marco Travaglio, sulla prima pagina del Fatto Quotidiano: «E ora, giocandosi il rapporto con gli Usa, Zelensky si è conficcato in un vicolo cieco». Ci si può conficcare una spina nella mano, ma nel vicolo cieco basta ficcarcisi. (Significato di ficcare: «mettersi, cacciarsi, infilarsi», Lo Zingarelli 2025).
[1° marzo 2025]
Francesco per Recalcati è nome di rottura: Ugo no?
Incipit di un articolo dello psicoanalista Massimo Recalcati sulla prima pagina della Repubblica: «Il pontificato di Papa Francesco ha segnato, sin dalla scelta del suo nome, una profonda rottura nel linguaggio codificato della Chiesa». E se invece avesse scelto di chiamarsi Ugo, pontefice mai esistito nella bimillenaria storia della Chiesa, sarebbe stata una rottura meno profonda nel linguaggio codificato?
[27 febbraio 2025]
Si è spento «Fuoco» Pratesi, una prece
Stefano Zurlo sul Giornale: «Fuoco Pratesi, presidente onorario del Wwf che aveva fondato nel 1966, se n’è andato novantenne, dopo un breve ricovero». Quando si dice spegnersi.
[2 marzo 2025]
Pagliara e l’emendamento della Russia contro la Russia
Sulla guerra in Ucraina, sentiamo Claudio Pagliara in diretta da New York nel Tg3 delle ore 19: «Gli Stati Uniti segnano una sconfitta diplomatica all’assemblea generale delle Nazioni unite. La loro risoluzione che chiedeva semplicemente, auspicava, una fine rapida del conflitto senza altre connotazioni è passata sì ma con un emendamento sponsorizzato dalla Russia e anche dall’Italia che invece punta l’indice chiaramente sulla Russia come responsabilità dell’invasione». Za zdorovye! Però è meglio rallentare con la vodka.
[24 febbraio 2025]
Romana Fabrizi è arrivata in «piazza Maidan»
Per non essere da meno, Romana Fabrizi, inviata a Kiev, nella medesima edizione del Tg3 annuncia in diretta: «E anche ora che è notte, che è buio, ci sono molte persone che continuano ad arrivare qui in piazza Maidan». Non si dice «piazza Maidan», per lo stesso motivo per cui nessuno ha mai parlato di «piazza Trafalgar Square». Maidan (più esattamente majdan) è l’equivalente dell’inglese square: in ucraino significa appunto piazza. Quella da cui andava in onda Fabrizi era piazza dell’Indipendenza, per gli ucraini Majdan Nezaležnosti.
[24 febbraio 2025]
Vivaddio, occhio alla doppie, Giordano
Mario Giordano sulla Verità: «Lei, vivvaddio, lo ha incastrato con il suo noto acume». Dio vivrà anche con una sola v, come da dizionario.
[10 febbraio 2025]
La Repubblica e le donazioni al Papa: di sangue?
Titolo della Repubblica nelle pagine in cui si dà conto delle condizioni di salute di papa Bergoglio: «Il deficit preoccupa Francesco / nominata una commissione per aumentare le donazioni». Deficit respiratorio? Donazioni di sangue?
[27 febbraio 2025]
Il Corriere invecchia di due anni Mattarella
Didascalia dal Corriere della Sera: «Il capo dello Stato Sergio Mattarella, 85 anni, durante il suo discorso all’Università di Marsiglia». Ci pare che li porti benissimo, considerato che ne ha 83 e ne compirà 84 il prossimo 23 luglio.
[18 febbraio 2025]
I morti per il Covid travolti anche dal treno Parisi
Titolo dalla Verità: «Il Nobel Parisi sbaglia i calcoli e deraglia sui morti per il Covid». Poveretti, travolti anche da un treno e uccisi per la seconda volta.
[27 febbraio 2025]
Lettera del professor Sabino Cassese
Ci scrive Sabino Cassese: «Caro Lorenzetto, le sono molto grato per l’attenzione che ha prestato, nella sua rubrica ripresa da Italia Oggi, al mio articolo sulle metamorfosi di Bach, ma vorrei attirare la sua attenzione sulle pagine che provo a copiarle qui sotto, che può trovare sul sito dell’Accademia della Crusca, secondo cui l’uso più diffuso di acme è al maschile. Anche il Dizionario Treccani, on line, segnala l’uso al maschile. Che ne direbbe di rendere pubblica questa nostra conversazione? È stato comunque un piacere avere l’occasione di questo scambio». Caro professore, la sua invidiabile urbanità meriterebbe di essere premiata pubblicando per intero le giustificazioni da lei addotte circa l’invalsa abitudine di usare acme al maschile anziché al femminile, come ha fatto lei sul Foglio, ma purtroppo esse occuperebbero uno spazio doppio rispetto a questa rubrica, senza contare l’aggiunta di due grafici. Segnalo solo che la sua ricerca sulle attestazioni maschili di acme ha riguardato Google libri, gli archivi del Corriere della Sera e della Repubblica, tomi editi nel 1805 e nel 1835, i testi dei linguisti Aldo Duro, Luca Serianni, Tullio De Mauro e Salvatore Claudio Sgroi. Anche se poi è lei stesso a riportare, nella sua lunga dissertazione, che «già nel Dizionario moderno di Alfredo Panzini (9ª edizione, Milano, Hoepli, 1950) si legge che acme “è femminile, non maschile come qualche volta si vede”». La sua lettera termina così: «In conclusione, possiamo dire che, in base all’etimologia, il genere della parola acme è il femminile (così anche era in greco), ma l’uso di acme al maschile si è progressivamente affermato e, come è noto, la grammatica deve a volte inchinarsi al Signor Uso di manzoniana memoria». Ecco, le confessiamo che, da un giurista quale lei è, ci saremmo aspettati l’applicazione della regola più che l’appello all’uso, e che comunque, se proprio all’uso ci si voglia attenere, si arrendesse al dizionario di carta e inchiostro più diffuso, Lo Zingarelli 2025, che con quattro semplici abbreviazioni – «s. f., evit. m.» – raccomanda di evitare il maschile. Se anche in materia di lingua italiana non funge da Cassazione almeno il professor Cassese, docente emerito della Normale di Pisa, chi altro?
[22 febbraio 2025]
Per Cordelli il becchino suona sempre due volte
Sul Corriere della Sera, lo scrittore e critico teatrale Franco Cordelli recensisce I sandali di Elisa Claps, dramma interpretato e diretto da Ulderico Pesce, e specifica che la povera ragazza assassinata a Potenza era «figlia del tabaccaio Antonio (il narratore della storia, benché defunto prima per un infarto poi per un tumore)». Il becchino suona sempre due volte.
[6 febbraio 2025]
Sapete qual è La Verità? Il Papa respira!
Titolo dalla prima pagina della Verità: «Finalmente la verità sul Papa: “Respira ma resta in pericolo”». Immaginiamo che, se avesse smesso di respirare, si sarebbe saputo.
[22 febbraio 2025]
Santa Marina vergine che visse per 500 anni
Dalla rubrica Libro in gocce che Giorgio Dell’Arti cura sul Fatto Quotidiano: «Santa Marina vergine visse in Bitinia tra il III e l’VIII secolo in un monastero maschile, col nome di “Marino”». Avere 500 anni e non sentirli.
[4 febbraio 2025]
Stefano Cingolani dà i numeri su Alberto Nagel
Stefano Cingolani sul Foglio: «Arroccato a Piazzetta Cuccia alle spalle della Scala, Alberto Nagel, giunto alla soglia dei sessant’anni, combatte la più difficile battaglia nella sua lunghissima, ventennale carriera in Mediobanca. È entrato nel 1991 subito dopo la laurea alla Bocconi e naviga in solitaria dal 2007». Come si fa a definire ventennale una carriera che ha preso avvio 34 anni fa? Forse Cingolani voleva dire che sono quasi 20 anni che è l’amministratore delegato di Mediobanca, ma appare inesatto anche il riferimento al 2007: Nagel è il numero uno della banca d’affari dal 2008.
[8 febbraio 2025]
I vaticanisti storpiano la battuta di papa Wojtyla
Scrivendo del ricovero di papa Bergoglio al Gemelli, lo zelante vaticanista Domenico Agasso, coadiuvato da Flavia Amabile, ricorda sulla Stampa l’arguta battuta di Giovanni Paolo II che definiva il policlinico romano, dove tante volte era stato ricoverato, «il Vaticano III» con ovvio e divertente riferimento al Concilio Vaticano II al quale aveva preso parte come vescovo. Ma i due annientano il motto di spirito papale scrivendo «Vaticano 3» e rendendolo in questo modo incomprensibile per la stragrande maggioranza dei lettori. Altrettanto, nella settimana successiva, fanno Francesco Antonio Grana sul Fatto Quotidiano in tre articoli diversi e Viola Giannoli sulla Repubblica. Non pretendiamo un giudice a Berlino, ci basterebbe un giornalista in Italia.
[15, 18, 20, 22 e 24 febbraio]
Belpietro sbaglia la concordanza nella consecutiva
Dall’editoriale di Maurizio Belpietro, direttore della Verità: «Probabilmente la politica inaugurata dal premier britannico è obbligata, dato che le sue quotazioni in patria sono al minimo e, se si tornasse a votare oggi, non è detto che i laburisti la spuntino». Concordanza sbagliata. La subordinata ipotetica «se si tornasse a votare» usa il congiuntivo imperfetto, pertanto richiedeva un verbo al condizionale presente nella consecutiva («i laburisti la spunterebbero»).
[11 febbraio 2025]
Gramigna un tanto al chilo da «Istambul»
Agostino Gramigna sul Corriere della Sera si occupa di «Mattia Ameht Minguzzi», il ragazzo, figlio di un noto chef, ucciso con sei coltellate in Turchia: «Mattia vive a Istambul con la famiglia». Si scrive Istanbul. E il nome della vittima è Mattia Ahmet. Gramigna c’informa che il ragazzo ha 15 anni, ma dopo 10 righe l’età scende a 14. A scopo profilattico, ci siano astenuti dal proseguire nella lettura.
[9 febbraio 2025]
La Repubblica trasforma Zara in un’isola
Dal sito della Repubblica: «Una scossa sismica di magnitudo 5.1 è stata registrata alle 18.43 sulla costa croata settentrionale, a una trentina di chilometri a Est dell’isola di Zara». Non sapevamo che la Croazia fosse diventata un arcipelago.
[11 febbraio 2025]
Il Fatto Quotidiano inventa il «Soglio di Bergoglio»
Sul Fatto Quotidiano un documentato articolo di Francesco Antonio Grana viene titolato «Vaticano, pre-conclave già partito: la corsa al Soglio di Bergoglio». Ricordiamo ai titolisti del giornale che, con tutto il rispetto per il Papa argentino, il soglio rimane quello di Pietro, del quale i pontefici si dichiarano successori.
[16 febbraio 2025]
«Il Papa non prenda aria»: deve morire asfissiato?
Titolo sulla prima pagina della Verità dedicato a papa Francesco malato: «I medici: “Il cuore è ok ma non prenda aria”». O ignorano il significato della locuzione «prendere aria» («uscire all’aperto», Lo Zingarelli 2025) o vogliono far morire asfissiato il Pontefice. (Con la polmonite è consigliabile non prendere freddo).
[21 febbraio 2025]
Maniaci su Libero ha problemi aritmetici
Il ricovero di papa Francesco al Gemelli induce Caterina Maniaci a esaminare su Libero le candidature di un futuro conclave. Ma barcolla sui numeri, informando i lettori che «il Collegio cardinalizio si compone oggi di 253 cardinali di cui 140 elettori» e scrivendo poi di «138 candidabili». Nonostante quest’ultima imprecisione (perché in teoria ogni battezzato è candidabile), riteniamo che la collega volesse alludere ai porporati che entreranno in conclave come votanti non avendo ancora compiuto gli 80 anni. Maniaci si contraddice dunque nello stesso articolo, dove a distanza di poche righe gli elettori scendono di due unità. Il giorno in cui è uscito l’articolo i cardinali erano 252 e gli elettori appunto 138, ma destinati a ridursi ingravescente aetate, quell’avanzare dell’età che nel 1970 indusse Paolo VI a escludere dall’elezione del Papa i cardinali ultraottantenni, come stabilito nella lettera apostolica Ingravescentem aetatem, appunto. Suggeriamo infine a Maniaci di vigilare sui titoli e di aiutare i colleghi perché uno dei candidati da lei nominati diventa, nel sommario, il «congolese Besungu», il quale nell’Annuario pontificio è invece Fridolin Ambongo Besungu, comunemente noto con il primo cognome.
[22 febbraio 2025]
Gergolet ribattezza la città di Osnabrück
Mara Gergolet sul Corriere della Sera, parlando di Heidi Reichinnek, candidata del partito Die Linke alle elezioni federali tedesche: «Come Angela Merkel e Sahra Wagenknecht è nata ad Est, ma vive ad Ovest, a Osnabrücke». La città della Bassa Sassonia si chiama Osnabrück. La corrispondente da Berlino dovrebbe saperlo.
[20 febbraio 2025]
Liucci cambia il nome di Francesco Piccolo
Nell’inserto Domenica del Sole 24 Ore, Raffaele Liucci recensisce l’ultima fatica storiografica di Enrico Deaglio, C’era una volta in Italia. Gli anni Settanta: «Si va dalla trasmissione “Alto gradimento”, andata in onda per la prima volta il 7 luglio 1970, “fucina di memorabili personaggi radiofonici”, all’apertura nel 1975 di Gardaland, “un anticipo degli anni Ottanta” e di quell’“Italia spensierata” poi narrata da Lucio Piccolo». Che però si chiama Francesco, non Lucio.
[19 gennaio 2025]
Confermato il conflitto di Belpietro con le virgole
Dall’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: «L’accordo infatti, permetterà anche alle squadre di Frontex...». Complimenti per la (solita) virgola fra soggetto e verbo.
[28 gennaio 2025]
Sabino Cassese crede che «acme» sia maschile
«Se dobbiamo credere al più grande poeta di lingua tedesca, Johann Wolfgang Goethe, per cui l’opera di Bach è un dialogo di Dio con sé stesso, prima della creazione, dobbiamo anche pensare che le cosiddette Variazioni Goldberg siano il momento in cui questo dialogo diventa più intenso, il suo acme», scrive sul Foglio il giurista Sabino Cassese. Ci spiace per l’ex giudice della Corte costituzionale, ex ministro della Funzione Pubblica nonché professore emerito alla Normale di Pisa, ma acme è un sostantivo femminile («la sua acme») e sul punto concordano sia il Grande dizionario della lingua italiana, sia Lo Zingarelli 2025, sia il Devoto-Oli. Le Variazioni Cassese sul tema non sono dunque ammesse.
[15 febbraio 2025]
Andrea Scanzi usa a sproposito il sostantivo «guitto»
Sul Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi scortica Roberto Benigni per lo sketch al Festival di Sanremo: «Non si capisce bene cosa sia accaduto a Benigni, ma è come se il guitto di un tempo si fosse sedato da solo». Scopriamo con qualche decennio (e un premio Oscar) di ritardo, che nel giornale diretto da Marco Travaglio il protagonista del film La vita è bella era un tempo considerato «attore scarsamente preparato e di bassa categoria, generalmente nomade, attore da strapazzo» (definizione di guitto sullo Zingarelli 2025).
[18 febbraio 2025]
Selvaggia Lucarelli dall’incerto mestiere
Su Instagram, Selvaggia Lucarelli replica a un articolo della Verità, che la attaccava per aver criticato la canzone portata da Simone Cristicchi al Festival di Sanremo: «Anche alcune firme maschili in questi gironi hanno criticato aspramente la canzone, per esempio Merlo». Quali gironi? Danteschi? Quale Merlo, Francesco o Salvatore? «Quando vi chiedete come mai ci sono poche donne che occupano spazi, uno dei problemi è questo». Quello di non saper usare il congiuntivo. «Perchè so fare bene questo lavoro, credo dibattito (che viene definito “lite” o “polemica” per sminuire) e sono donna». Dall’accento grave di «perchè», anziché acuto, non saremmo così sicuri che lo sappia fare bene. E la prosecuzione strampalata della frase ce lo conferma.
[20 febbraio 2025]
A Tor Bella Monaca c’è gente che penzola per strada
Marco Carta in un articolo della Repubblica su Tor Bella Monaca: «È anche per questo che crackomani da tutta Roma inondano la zona a tutte le ore del giorno e della notte. “Vedi delle scene che sembra di essere ritornati agli anni ’80 – racconta una donna a spasso con la nipotina – la gente che penzola in mezzo alla strada”». Sconvolgente. Si tratterà di gente che è stata impiccata?
[19 febbraio 2025]
Belpietro mette la virgola anche se non serve
Altra prova del conflitto permanente con le virgole nell’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: «Se si è clandestini, senza fissa dimora, e, magari si è già avuto un decreto di espulsione, invece no, si può acquistare ciò che si vuole». Non si comprende a che cosa serva la virgola posta dopo la «e». Nel periodo seguente si legge: «Insomma, a me pare che a forza di difendere ladri e migranti che non hanno titolo per restare nel nostro Paese, si creino sì cittadini di serie A e altri di serie B, ma questi non sono coloro che rubano e vivono ai margini, bensì gli italiani che rispettano la legge». «Questi» chi? I cittadini di serie A o di serie B? Se Belpietro voleva riferirsi ai secondi, come par di capire, avrebbe fatto meglio a scrivere «quest’ultimi».
[16 gennaio 2025]
Giovanni Toti si è «scontrato» con Anteprima
Dalla rubrica Prima pagina di Anteprima: «Giovanni Toti ha iniziato ieri mattina i lavori socialmente utili. Ha scontrato le prime 8 ore delle 1.620 patteggiate». Sarà rimasto ferito nello scontro?
[19 febbraio 2025]
Numeri misteriosi e un «orfanatrofio» su 7
Sotto il titolo «Perché non doniamo più il sangue? Si è inceppata la staffetta generazionale», Stefano Rodi riferisce sul settimanale 7: «I 1.870 pazienti che vengono trasfusi ogni giorno in Italia in un anno hanno bisogno di ricevere un fiume di 600 mila litri di globuli rossi e 1.100 mila litri di plasma». Ogni giorno o in un anno? E che significa «1.100 mila»? Più avanti Rodi parla di «Giorgio Moscatelli, cesellatore cresciuto in orfanatrofio». Più che la staffetta generazionale, si è inceppata la calcolatrice. Insieme con il vocabolario.
[17 gennaio 2025]
Alla Stampa il premio Ostrogoto 2025
Dal sito della Stampa: «La tennista Emma Raducanu ha interrotto il match l’aveva importunata contro Karolina Muchové ed è scoppiata a piangere dopo aver visto tra le prime file del pubblico un uomo che il giorno prima». Premio Ostrogoto 2025.
[20 febbraio 2025]
Il Giornale sbaglia la canzone di «Patti» Pravo
Sul sito del Giornale, Francesca Galici parla delle violenze di Capodanno perpetrate a Milano contro le donne secondo il rituale islamico chiamato taharrush gamea e se la prende con il cantautore Roberto Vecchioni: «Si spinge ad azzardare anche dei paragoni molto arditi: le canzoni di Fabrizio De Andrè e di Vasco Rossi. Ha paragonato dei poeti in musica ai rapper di oggi per ricordare che “anche loro erano ‘contro’, mazza se erano ‘contro’, però non hanno mai parlato di violenze o cose simili”. Poi ha citato “Pensiero stupendo”, scritta da Vasco Rossi per Patti Pravo: “La cambio io la vita che non ce la fa a cambiare me”». A prescindere dalle grafie sbagliate (si scrive De André, con l’accento acuto, e Patty, con la y), il testo citato non si riferisce alla canzone Pensiero stupendo bensì al brano E dimmi che non vuoi morire. Avrà sbagliato Vecchioni o ha riportato male Galici? Non trattandosi di una campionessa della precisione, ogni supposizione è lecita.
[20 gennaio 2025]
Il «reader» del Corriere muore in ospedale
«Reader investito muore all’arrivo in ospedale», recita un titolo sulla prima pagina della cronaca di Milano del Corriere della Sera. Poi non lamentiamoci se i readers (lettori) sono in costante diminuzione. (I fattorini che effettuano in bicicletta consegne a domicilio si chiamano riders, in italiano rider anche al plurale).
[31 dicembre 2024]
Sulla Verità c’è una tela che tesse una tela
Titolo dalla Verità: «Come la ragnatela di Soros tesse trame pure in Italia». Ragnatela è un composto di ragno e tela. La trama è il complesso dei fili che nel tessuto che s’intrecciano con l’ordito durante la tessitura. Finora non si era mai vista una tela che tesse una tela.
[9 febbraio 2025]
Gnoli e Formenton alla fiera delle date di nascita
Su Robinson, supplemento culturale della Repubblica, Antonio Gnoli intervista l’editore Luca Formenton, precisando che «ha 72 anni». Per la verità, ne ha 71, essendo nato il 28 maggio 1953. Dopodiché fa pronunciare al presidente della casa editrice Il Saggiatore la seguente frase: «Avevo 17 anni quando è morto mio nonno Arnoldo». A questo punto Luca Formenton dovrebbe essere nato nel 1954, perché Arnoldo Mondadori si spense l’8 giugno 1971. In realtà, alla morte del grande editore suo nipote aveva già compiuto 18 anni. Dal che si evince che la coppia Gnoli-Formenton è senza tempo.
[9 febbraio 2025]
Gressi e la «colazione pazza» di Prodi
Incipit di un articolo firmato da Roberto Gressi sul Corriere della Sera, nel quale si parla di Romano Prodi: «Certo che gliele hanno fatte di tutti i colori, al Professore. Prima vince e dopo poco Massimo D’Alema gli soffia Palazzo Chigi. Poi rivince, finisce sull’ottovolante di una colazione pazza, e quindi via, a casa». Ce l’ha ancora sullo stomaco. (Ipotizziamo che si trattasse di una «coalizione»).
[20 gennaio 2025]
La Repubblica vuole anticipare l’Alzheimer
Post della Repubblica su Facebook: «Uno degli interrogativi chiave a cui gli scienziati che si occupano di disturbi cognitivi e demenze cercano di dare una risposta è come fare per anticipare l’arrivo dell’Alzheimer». Troveranno di sicuro risposta nelle redazioni.
[18 gennaio 2025]
Mephisto Waltz a ripetizioni di lingua veneta
Il coltissimo Mephisto Waltz sul Sole 24 Ore ricorda: «“Segnato da Dio, un passo indrio” era il proverbio veneto spesso in bocca a Eugenio Cefis». Non potendo chiedere conferma al defunto presidente dell’Eni e della Montedison, che peraltro era un friulano di Cividale del Friuli, in lingua veneta l’adagio citato dal satanasso suona diversamente: «Dai segnà da Dio stàghe tre passi indrìo» oppure «Da quei segnà da Dio tre passi indrìo». Mephisto Waltz si complimenta poi per «un guizzo d’ingegno» dello scrittore Sandro Veronesi, il quale, parlando del presidente Trump, «ha paragonato l’America di oggi a Gotham City: senza Batman, ma con Donald nella veste di Pinguin». Peccato che il nemico di Batman si chiami Penguin (Pinguino).
[9 febbraio 2025]
Belpietro sempre in bilico tra virgole e concordanze
«Come si può accettare che dopo un Giuseppe Conte che nessuno conosceva, gli italiani si ritrovino un Mario Draghi che gli elettori non hanno scelto?». Il conflitto permanente con le virgole fa sì che Maurizio Belpietro, direttore della Verità, ancora una volta si dimentichi di metterne una al posto giusto (dopo «Conte»). Nello stesso editoriale di prima pagina, si rintraccia anche questo periodo: «Ma, che ci sia il Covid, il Pnrr o altri inderogabili impegni, forse gli italiani vogliono essere loro a decidere cos’è il bene per il Paese». Nella frase vi sono tre soggetti («il Covid, il Pnrr o altri inderogabili impegni»), quindi la flessione del verbo richiedeva il plurale: «siano».
[19 dicembre 2024]
Come quando fuori (dalla chiesa) piove
Titolo dall’Osservatore Romano: «“Perché cerco una chiesa quando piove?”». Forse perché ha dimenticato a casa l’ombrello?
[15 febbraio 2025]
Due aggrediti dal panettiere? No, in una panetteria
Titolo dal sito del Corriere della Sera: «Sparatoria in piazzale Gambara a Milano: un morto e un ferito gravissimo. Due aggrediti dal panettiere, il killer è in fuga». Quindi il panettiere ha aggredito due persone, una delle quali è deceduta, e ora, divenuto un killer, è in fuga. Ma, nel testo sottostante, Matteo Castagnoli e Pierpaolo Lio raccontano una storia ben diversa: in un panificio, due uomini sono stati feriti dai colpi sparati dallo sconosciuto, poi fuggito, e uno dei due, un ucraino di 49 anni, è morto poco dopo essere giunto in ospedale, mentre l’altro è ricoverato in gravi condizioni. Quindi quel «dal panettiere» andava inteso come fuorviante sinonimo di panetteria, non di fornaio. Se Castagnoli e Lio sono anche gli autori del titolo, meritano di essere mandati dietro la lavagna. Se invece non hanno vigilato sul modo in cui veniva titolato il loro servizio, pure.
[15 febbraio 2025]
Bobo Craxi non fece parte del governo D’Alema
«Negli anni Ottanta il male era Bettino Craxi, nel 2000 D’Alema ha voluto il figlio Bobo al governo», scrive Aldo Torchiaro sul Riformista. A prescindere dalla disarmonica scelta dei verbi («era», imperfetto, «ha voluto», passato prossimo: dopo un quarto di secolo, sarebbe stato preferibile il passato remoto), Torchiaro ricorda male. Bobo Craxi non fece mai parte del governo D’Alema. Fu invece sottosegretario di Stato al ministero degli Affari esteri dal 2006 al 2008 nell’esecutivo presieduto da Romano Prodi.
[15 gennaio 2025]
Libero esercizio di cronaca nera
Su Libero, Serenella Bettin si occupa di «Paola Paoletta Pettina – si faceva chiamare così –, la badante quarantaseienne arrestata mercoledì sera scorso a Vicenza per omicidio aggravato, quadruplo tentato omicidio, rapina, autoriciclaggio, spaccio di medicinali». Non è che si facesse chiamare: all’anagrafe è Paola Pettinà, con l’accento sulla a. «Una personalità, qualora le ipotesi della procura venissero confermato, alquanto narcisista, senza scrupoli, e soprattutto spregiudicata». Viva la concordanza. Aggiunge Bettin: «Avrebbe stordito una anziana signora rubandole alcuni gioielli. Monili che avrebbe rivenduto nei negozi “compro oro” e da cui ne avrebbe ricavato almeno tremila euro». Viva la sovrabbondanza.
[21 dicembre 2024]
«Politica e non», aridaje!
Paolo Cuozzo sul Corriere della Sera: «Presenze che testimoniano ciò che si vocifera da tempo: un ritorno di Gennaro Sangiuliano sulla scena. Politica e non». Aridaje! L’avverbio negativo olofrastico – così chiamato perché, da solo, costituisce un’intera frase – è soltanto no, quindi: «Politica e no».
[14 gennaio 2025]
Caselli fa le pulci a Nordio ma sbaglia su Dante
«Il dibattito parlamentare sul torturatore libico Almasri ha portato il ministro Nordio a schiantarsi contro un diluvio di giudizi impietosi», osserva Gian Carlo Caselli in un commento sul Fatto Quotidiano. L’ex magistrato aggiunge: «Ma anziché rivolgere a Nordio le sacrosante critiche di sempre, preferisco adottare un registro diverso, ricorrendo ad alcuni proverbi o detti che potrebbero farlo riflettere sul difficile momento attraversato. Ecco l’elenco. Resistere, resistere, resistere (do you remember?); “ad impossibilia nemo tenetur” (i miracoli può farli solo Domineddio); nuttata persa e figlia fimmina (l’impegno non sempre corrisponde al risultato voluto); calati juncu ca passa la china (tieni duro in attesa di tempi migliori); “pulvis es, et in pulverem reverteris” (non prenderti troppo sul serio); a ciascuno il suo (mai fidarsi troppo delle apparenze); “ad maiora” (aspirare a risultati sempre migliori)». Caselli conclude così il suo pistolotto: «Trascurare le istanze della magistratura significa ispirarsi al “non ti curar di lor ma guarda e passa”». Ma, «in cauda venenum» (il veleno è nella coda), incappa in un imperdonabile sfondone, perché il verso di Dante Alighieri è ben diverso dalla storpiatura popolare in cui cade anche l’ex procuratore capo di Palermo e Torino. La frase corretta della Divina Commedia, pronunciata da Virgilio (Inferno, canto III), è «Non ragioniam di lor, ma guarda e passa». Il commento s’intitola «La figuraccia di Nordio». «E di Caselli», bisognava aggiungere.
[9 febbraio 2025]
Pagliara, tu vuò fà l’americano ma si’ nato in Italy
Claudio Pagliara, da Washington, nel Tg3 delle ore 19 parla dei dazi annunciati dal presidente Donald Trump: «Vedremo cosa ne sarà del med in Italy». Nel frattempo, abbiamo sentito che ne è dell’inglese made in Usa parlato dalla Rai.
[13 febbraio 2025]
Prosegue il conflitto fra Belpietro e le virgole
Ulteriore saggio del conflitto permanente con le virgole nell’editoriale del direttore Maurizio Belpietro, che comincia sulla prima pagina della Verità: «Soros tuttavia, non si limita a far restare a galla le bagnarole dei descamisados alla Luca Casarini». La virgola dopo «tuttavia» separa il soggetto («Soros») dal predicato verbale («non si limita»). «Oltre a quelle finanzia i gruppi specializzati in fake news (che poi, grazie a Trump e dopo le ammissioni di Zuckerberg abbiamo capito che servono a tappare la bocca a chi su migranti, Lgbt e gender non la pensa come la sinistra)». Serviva una virgola dopo «Zuckerberg». «Tutti hanno accettato la cosa come se fosse tollerabile che un uomo dai molti interessi finanziari e industriali che vive di là dall’Atlantico, sia il principale finanziatore degli esponenti di una formazione politica». La virgola dopo «Atlantico» separa il soggetto («un uomo») dal verbo («sia»). Nell’editoriale, Belpietro infila anche la frase «investendo un po di soldi», senza apostrofo, e scrive «Corte dell’Aia», che però in un fondo a sua firma, due pagine prima, diventa «Corte dell’Aja».
[8 febbraio 2025]
La Repubblica «apre al celibato» dei preti
A proposito del parroco che a Ischia si è innamorato di una madre di famiglia, la quale ha lasciato il marito per mettersi con il prete, il sito della Repubblica si chiede nel titolo: «Un precedente nel 2018: “Perché la chiesa non si apre al celibato?”». Siamo rimasti fermi alla Chiesa in cui il celibato è la condizione indispensabile per poter essere ordinati sacerdoti. Ma forse nel quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, rimasto sino alla morte confidente di papa Francesco, sono più aggiornati di noi.
[9 gennaio 2025]
Prima (e ultima) ora: un quindicenne di 15 anni
Dalla newsletter Prima ora del Corriere della Sera: «Un quindicenne di 15 anni di Bolzano è stato arrestato». È già una fortuna che non ne avesse 14. Notizia sottostante: «Ritrovato il milione di euro pagato da Morati al finto Crosetto: era su due conti in Olanda». Al finto Massimo Moratti non gliene va bene una.
[13 febbraio 2025]
Gnoli su Robinson confonde i due Merli
Su Robinson, supplemento culturale della Repubblica, Antonio Gnoli intervista Luc Merenda, 81 anni, attore del «genere, definito con qualche licenza, “poliziottesco”, con quella galleria di maschere che comprende attori straordinari come Mario Adorf, Gastone Moschin, Tomas Milian, Adalberto Maria Merli, Henry Silva». Il quarto attore citato da Gnoli ha interpretato solo due o tre film di quel genere, come Il cartaio e Il poliziotto della brigata criminale. La vera icona del genere poliziesco fu il suo omonimo Maurizio Merli (1940-1989), che ne girò più di una dozzina, fra cui Un poliziotto scomodo, Il commissario di ferro, Poliziotto senza paura, Poliziotto sprint, Napoli violenta, Roma violenta, Paura in città, Italia a mano armata, Roma a mano armata.
[19 gennaio 2025]
Il Foglio vede l’orso ma non l’ariete
«Le mire espansionistiche di Trump. Groenlandia, Canale di Panama, Canada. Le minacce e la visita di Trump Jr.», titola Il Foglio nella pagina degli editoriali. Nel testo si parla del nuovo stemma reale danese: «Dove prima c’erano assieme le tre corone simbolo dell’Unione tra Danimarca, Norvegia e Svezia, un orso bianco simbolo della Groenlandia e un ariete simbolo delle Far Oer, ora c’è solo l’orso». Non è così: nel nuovo simbolo voluto dal re Frederik X l’ariete non solo c’è ancora ma è addirittura più vistoso rispetto al vecchio emblema della casa reale di Danimarca.
[8 gennaio 2025]
Wojtyla rubò la frase a Vincenzo De Luca
Didascalia dal Corriere della Sera: «“Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”, è la frase, mutuata da De Luca, con cui Wojtyla inaugurò il suo pontificato». Quindi Giovanni Paolo II rubò la frase all’attuale presidente della Regione Campania, considerato che mutuare significa «riprendere, trarre, ricavare» (Lo Zingarelli 2025). La grottesca anfibologia era evitabile con una diversa costruzione del periodo: «È la frase con cui Wojtyla inaugurò il suo pontificato e che De Luca ha mutuato».
[11 gennaio 2025]
La Levoni non è un’azienda zootecnica
Dalla Repubblica: «Due ragazze e tre ragazzi, attivisti di “Ribellione animale”, ieri hanno cosparso di escrementi la teca che custodisce il quadro di Picasso Donna che legge sdraiata, all’interno di una mostra in corso a Palazzo Te di Mantova. Scopo dell’azione, denunciare la presenza dell’azienda zootecnica Levoni nella Fondazione Palazzo Te». Non è affatto un’azienda zootecnica, bensì un salumificio fondato da Ezechiello Levoni nel 1911.
[6 gennaio 2025]
Eichmann mandato sotto processo a Norimberga
Adriana Logroscino sul Corriere della Sera dà conto della «guerra fra poteri dello Stato» (così il titolo), scoppiata dopo il rimpatrio del torturatore libico e rinfocolata dai servizi segreti, che hanno presentato un esposto contro Francesco Lo Voi, capo della Procura di Roma: «Sulla liberazione di Almasri, Nordio è tornato a difendere la linea esposta in Parlamento: “Anche ad Eichman a Norimberga è stato concesso un regolare processo”». Ci pare impossibile che il ministro della Giustizia abbia potuto pronunciare una simile castroneria, che Logroscino avrebbe dovuto in ogni caso segnalare e rettificare (magari scrivendo anche in modo corretto il nome del criminale nazista). Tutti sanno che Karl Adolf Eichmann fu catturato solo nel 1960 da agenti segreti israeliani in Argentina, dove si era rifugiato, venne processato nel 1961 a Gerusalemme, condannato a morte per impiccagione e giustiziato nel 1962, cioè 16 anni dopo la chiusura del processo di Norimberga, che non lo aveva visto sul banco degli imputati. Anche questa è «la banalità del male», per dirla con Hannah Arendt, autrice del reportage da Israele sul processo Eichmann che diede il nome all’omonimo libro.
[8 febbraio 2025]
Berizzi trasforma i calzini da spaiati a vecchi
«Nei Paesi anglosassoni si chiama Old Socks Day, “giornata dei calzini spaiati”. Nasce come celebrazione dell’inclusione e dell’accettazione dell’altro». Così comincia la rubrica Pietre di Paolo Berizzi sulla Repubblica. Peccato che la giornata si chiami invece Odd socks day, denominazione in cui odd sta per «dispari, strano» (mentre old significa «vecchio»). Per arrivare alla rubrica Stones il bergamasco Berizzi deve mangiare ancora molta polenta taragna.
[8 febbraio 2025]
La verità avvelena i pozzi, lo dice La Stampa
Titolo dalla Stampa, parla lo scrittore Gianrico Carofiglio: «“Un governo in fuga dalla verità che sta avvelenando i pozzi”». Maledetta avvelenatrice! (Bastava omettere il «che» e si sarebbe compreso il senso dell’affermazione di Carofiglio: il governo, in fuga dalla verità, sta avvelenando i pozzi).
[2 febbraio 2025]
Alla partita sul Corriere c’era tutta la famiglia
Pagine sportive del Corriere della Sera. Titolo: «L’Italia cambia pelle per regalare al Galles il Cucchiaio di legno». Sommario: «Azzurri duri e pragmatici, il c.t.: “Così si cresce”». Di che sport si tratterà? Mistero. Solo in un virgolettato alla ventisettesima riga compare la parola «rugby». Si parlerà di rugby? Nel testo, Domenico Calcagno riferisce: «Su quel vantaggio la Nazionale ha costruito la sua vittoria, un pezzetto alla volta, con tanta pazienza e il rispetto assoluto del piano di gioco. Calci alti (alla fine sono 1319 i metri conquistati al piede) o in mezzo ai pali appena possibile. Allan, che ieri per la prima volta ha vinto all’Olimpico (una grande emozione, c’era tutta la mia famiglia), dopo averli azzeccati tutti a Edimburgo, centra i primi quattro». Se Calcagno parla della sua famiglia, a noi non interessa. Se invece è Tommaso Allan a parlare della propria famiglia, allora mancano le virgolette.
[9 febbraio 2025]
Belpietro sbaglia il successore di Fidel Castro
«Forse qualcuno si è dato pena di trascinare a processo Miguel Díaz-Canel, il dittatore succeduto a Fidel Castro e che come ha fatto il líder maximo prosegue ad affamare il proprio Paese, sbattendo in galera e torturando chiunque si opponga?», si chiede Maurizio Belpietro, direttore della Verità, nel suo editoriale di prima pagina. Premesso che si scrive máximo, il successore di Fidel Castro (1959-2008) fu suo fratello Raúl Castro, a sua volta sostituito da Miguel Díaz-Canel, dal 2018 presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei ministri e dal 2019 presidente di Cuba. Quindi Díaz-Canel non è succeduto a Fidel Castro.
[9 febbraio 2025]
La sagra delle ovvietà firmata da Federica Pellegrini
Federica Pellegrini firma sulla Stampa un penoso intervento, infiorettato con una serie di banalità, luoghi comuni e frasi lapalissiane così asfissiante da far rimpiangere l’umorismo surreale del Nino Frassica di Indietro tutta! e Quelli della notte. L’ex campionessa di nuoto scrive fra l’altro: «Sono certa che qualunque ragazzo o ragazza che arriverà nel nostro Paese verrà travolto dalla passione italiana, non soltanto sui campi di gara, ma ovunque si trovi». Anche in camera da letto? E poi: «La neve e il ghiaccio non sono altro che un’altra forma dell’acqua». Toh, credevamo del fuoco.
[6 febbraio 2025]
Gli 007 hanno armeggiato nella pancia di Giambruno
Sul Giornale, Felice Manti si cimenta con ingarbugliate vicende che riguardano casi di spionaggio. E ne rivela uno inedito nella sua brutalità, ricordando «l’episodio del novembre 2023, quando due sedicenti 007 erano stati pizzicati da un carabiniere ad armeggiare nell’ex compagno della premier, Andrea Giambruno». Gli avranno strappato le budella a mani nude? E il carabiniere in quali parti del corpo avrà pizzicato i due agenti segreti? Manti, lodevolmente, non scende in particolari crudi. In realtà, verificando da altre fonti, è stato possibile apprendere che al giornalista di Mediaset, separatosi dalla presidente del Consiglio, è andata meglio di quel che lascia presumere Il Giornale: i «due sedicenti 007» si sono limitati ad armeggiare nella Porsche di Giambruno. Addio sceneggiatura per un film pulp.
[5 febbraio 2025]
Concordanze pazze in prima pagina sulla Verità
Sulla prima pagina della Verità, Camilla Conti si occupa di aumenti salariali che la Cgil ostacolerebbe per mettere in difficoltà il governo Meloni: «Peccato però che a bloccarli non è la maggioranza, ma le sigle sindacali più vicini ai partiti di opposizione: ovvero quello di Maurizio Landini e di Pierpaolo Bombardieri». Il gender dilaga. (Inoltre, il congiuntivo – «non sia la maggioranza» – sarebbe stato più corretto dell’indicativo «è»).
[15 gennaio 2025]
Le grafie poco colte di Riccardo Piaggio
Sul supplemento culturale Domenica del Sole 24 Ore compare un articolo di Riccardo Piaggio a proposito dell’œuf mayo (che nel titolo e nel testo è sempre scritto in modo trascurato oeuf, senza legatura delle prime due lettere), cioè l’uovo alla maionese, «uno dei simboli della rinascita della cucina popolare francese». Ma l’esperto autore scrive che l’uovo in questione è pret-a-manger, là dove avrebbe dovuto scrivere prêt-à-manger con i due accenti, circonflesso e grave.
[19 gennaio 2025]
Il lassativo, «congrua punizione» per la polizia
Titolo dal Quotidiano Piemontese, giornale online: «Lassativo nello spezzatino alla cena della polizia a Verbania, il comune: congrua punizione». Mandare a cagare un vigile urbano è diventato lecito?
[24 gennaio 2025]
I falli di Platero che Gioca a pallone con Bob Marley
Su
[5 gennaio 2025]
Gaggi fa morire George Floyd con 10 anni di anticipo
In un articolo sui molti ordini esecutivi firmati dal presidente Donald Trump subito dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, Massimo Gaggi riferisce sul Corriere della Sera: «Secondo uno studio dell’Economist le assunzioni negli Usa con criteri DEI sono quadruplicate rispetto al 2010, dopo le grandi proteste di Black Lives Matter seguite all’uccisione di George Floyd, soffocato da un poliziotto a Minneapolis». Peccato che Floyd sia stato ucciso 10 anni dopo, nel 2020.
[1° febbraio 2025]
Maggiani e il «baluginare della galaverna»
Incipit dello scrittore Maurizio Maggiani sulla prima pagina della Stampa: «E intanto si è fatto il tempo di potare le vigne. Non è ancora giorno e nel tenue baluginare della galaverna si fanno avanti i lumini delle biciclette dei potatori». Torniamo seri: la galaverna balugina? (Galaverna: «sottile strato di ghiaccio che si forma su oggetti esposti al freddo intenso». Baluginare: «apparire e sparire velocemente alla vista». Il ghiaccio o c’è o non c’è e sparisce a mano a mano che il sole lo irradia, quindi lentamente).
[27 gennaio 2025]
Belpietro, virgole, «soffietti di elogio» e congiuntivo
Doppia conferma del conflitto permanente con le virgole nell’editoriale di prima pagina firmato da Maurizio Belpietro, direttore della Verità. «Infatti, le microspie installate negli uffici per captare le conversazioni dei militari delle Fiamme gialle, hanno carpito i discorsi degli stessi pm». La virgola dopo «gialle» separa il soggetto («le microspie») dal verbo («hanno carpito»). «Il caso, piuttosto anomalo (in passato ci sono state indagini con cui alcuni pubblici ministeri hanno intercettato altri giudici, ma non mi risultano vicende di Procure che si sono autointercettate) dimostra a quale livello di scontro e di confusione possano arrivare diversi apparati dello Stato». La virgola dopo «caso» separa il soggetto dal verbo «dimostra». Più avanti Belpietro parla di «soffietti di elogio», una tautologia, dato che soffietto vuol dire «articolo o brano di giornale di tono elogiativo», quindi non possono esistere soffietti di biasimo. Verso la fine, Belpietro scrive: «Come se le toghe non debbano rispettare il Parlamento applicando le leggi licenziate dalle Camere». Il congiuntivo presente «debbano» è inappropriato. Serviva il congiuntivo imperfetto: «Come se le toghe non dovessero rispettare il Parlamento applicando le leggi licenziate dalle Camere». Il «come se» introduce infatti una subordinata comparativa irreale o ipotetica, che non si concilia con il congiuntivo presente «debbano».
[3 febbraio 2025]
Merlo bastona Giuli ma si spara su un piede
Francesco Merlo, nella rubrica Posta e risposta che tiene sulla Repubblica, spara sulla Croce rossa, cioè su Alessandro Giuli, ministro della Cultura nonché attempato laureando, reo di aver inventato un’inesistente provincia di Spoleto. Ma, preso dalla foga esibizionista (di cultura), il brillante giornalista si spara inavvertitamente su un piede, quando suggerisce all’esponente del governo di lasciare da parte «la storia della Roma antica» e di riscoprire «i sei volumi della Historia Longorbardorum di Paolo Diacono». La celebre opera, scritta nella seconda metà dell’VIII secolo dal nobile longobardo di Cividale del Friuli divenuto monaco a Montecassino, s’intitola infatti Historia Langobardorum (con la a, non con la o, e senza la r) e soprattutto consta di 6 libri, che sono diversi dai volumi (nell’accezione moderna, volume si riferisce al singolo tomo fisico, il quale può contenere un’intera opera o solo una parte di essa). Tant’è vero che la più recente edizione della Historia Langobardorum con testo a fronte, curata dalla valente medievista Lidia Capo per la collana «Scrittori greci e latini» della Fondazione Lorenzo Valla, è in un solo volume, sia pure di oltre 700 pagine. Così come, per esempio, il De civitate Dei di sant’Agostino, che l’autore stesso suddivise in 22 libri, in commercio è reperibile in uno o più volumi.
[2 febbraio 2025]